Il 21 dicembre, il giorno più corto dell’anno, si festeggia lo Short Film Day, la giornata internazionale dedicata ai cortometraggi. Cogliendo questa occasione per esplorare l’arte del racconto breve sul grande schermo, nell’articolo di oggi di “Incontri ravvicinati con AIACE” vi proponiamo una selezione di 6 corti, capaci di riflettere sul linguaggio cinematografico e narrare storie urgenti in pochi minuti.
I MONDIALI IN PIAZZA di Vito Palmieri, Italia, 2018 – disponibile su Youtube
Italia 2018: la nazionale è stata esclusa dai mondiali di calcio, gli azzurri non scenderanno in campo questa volta. Un gruppo di amici nella piazza del paese ha un’idea: organizzare una propria versione dei mondiali di calcio con i vari abitanti del paese, provenienti da svariate nazioni diverse. Ma quando un gruppo di giovani afroitaliani vuole iscriversi come squadra italiana si ritroveranno a mettere in discussione la loro idea di italianità.
Una commedia divertente con un retrogusto un po’ amaro, ma che ci obbliga ad affrontare i nostri pregiudizi. Se avete partecipato alla prima edizione di Black History Month Aosta, conoscete già il film, ma una seconda visione è altrettanto godibile.
WILDMEN OF THE GREATER TORONTO AREA di Solmund MacPherson, Canada, 2023 – disponibile su Vimeo
A Toronto la crisi abitativa è un tale problema che sempre più persone decidono di rinunciare alla propria cittadinanza per diventare legalmente animali, liberandosi da debiti e costrizioni sociali e andando ad abitare nei boschi attorno alla città. Il governo lo permette e vengono così ufficialmente riconosciuti come animali, con i pro e contro che ne conseguono.
Un pungente e agrodolce ritratto di una società stremata dal vedersi negato costantemente uno dei più basilari diritti umani, quello di una abitazione dignitosa. Il regista partendo da questo sentimento di frustrazione, ben rappresentato dalla sua titubante protagonista, si immagina cosa accadrebbe se davvero le persone si trovassero di fronte alla possibilità di abbandonare la società lasciandosi alle spalle obblighi, doveri e soprattutto debiti: sapremmo connetterci alla natura in maniera equilibrata o la natura umana prenderebbe il sopravvento? Vi assicuro che non riuscirete a prevedere il risultato.
RÉPONSE DES FEMMES di Agnès Varda, Francia, 1975 – disponibile su Raiplay
Nel cortometraggio Réponse De Femmes – Notre Corps, Notre Sexe, Agnès Varda raccoglie insieme ad altre registe le riflessioni di diverse donne sulla loro identità, il loro corpo e i loro diritti. L’obiettivo, la provocazione, è rispondere alla domanda: “Che cos’è una donna?”. Attraverso interviste e immagini poetiche, il film dà voce a esperienze diverse, dalla rivoluzione dei costumi alla maternità, fino al peso dei pregiudizi sociali.
Con il suo stile unico, che mescola documentario e lirismo visivo, Agnès Varda crea un’opera breve ma potente, un invito alla riflessione su temi ancora capaci di porre domande, seppur a distanza di quasi cinquant’anni. La forza del film sta nella sua sincerità e nel mélange ben riuscito di leggerezza e profondità.
FLOAT di Bobby Rubio, USA, 2019 – disponibile su Disney Plus e Dailymotion
Float, un cortometraggio animato della Pixar diretto da Rubio, racconta la storia di un padre e di un figlio, un figlio “speciale”. Il bambino ha la straordinaria capacità di fluttuare nell’aria, una metafora per la sua diversità. Inizialmente spaventato dal giudizio degli altri, il papà si trova di fronte ad una scelta: nascondere questa unicità, oppure abbracciarla. Con semplicità e delicatezza, il corto esplora quindi il tema dell’accettazione e dell’amore incondizionato.
Con uno stile visivo raffinato, Rubio sceglie una narrazione senza dialoghi: è attraverso le immagini e le musiche che Float si carica di emozioni. Il regista, ispirandosi alla propria esperienza personale di padre, invita il pubblico a celebrare la diversità, superando le paure legate al conformismo.
LE TEMPESTAIRE di Jean Epstein, Francia, 1947 – disponibile su Youtube e Cinémathèque
Preoccupata che una tempesta possa abbattersi sull’oceano proprio quando il suo amore è partito per mare, una ragazza decide di rivolgersi a un vecchio eremita che vive sulle scogliere bretoni. Infatti l’uomo è un tempestaire, dotato di poteri in grado di dominare i venti e placare le maree.
Il penultimo film del grande regista teorico Jean Epstein è, secondo Henri Langlois, un capolavoro che prefigura il futuro. Non solo anticipa la videoarte e le ricerche plastiche sull’immagine, ma rappresenta il vertice della teoria della photogénie, elemento essenziale del medium cinematografico secondo l’autore. Per lui il cinema è un’arte mistica, alchemica, che, attraverso tecniche in grado di manipolare il tempo (specie il ralenti), permette di accedere a una quarta dimensione, di vedere meglio e di più dell’occhio umano. Un’intelligibilità rappresentata perfettamente dalla sfera di cristallo del tempestaire, dispositivo che, come il cinema, permette di vedere a fondo la realtà.
THE BIG SHAVE di Martin Scorsese, USA, 1967 – disponibile su Youtube
Un giovane si rade la barba fino a tagliarsi la gola. Il terzo cortometraggio di Martin Scorsese è un’opera perfettamente coerente con la sua carriera, non tanto per ciò che mostra, ma per come lo fa. Il film si apre con una situazione di una banalità sconcertante, per la sua quotidianità: un uomo esegue meticolosamente un rito mattutino.
Una musica antifrastica fa da contrappunto a un montaggio da antologia, con cui Scorsese indaga ogni possibile inquadratura e punto di vista sugli stessi oggetti, non tanto per rendere meno banale la situazione, ma, come ha imparato da Hitchcock, per instillare l’inquietudine. Infatti il bianco cangiante dei muri, del lavandino e della schiuma da barba si macchia a poco a poco con il rosso del sangue che scorre implacabile. Lo stile frammentario fa entrare in gioco il perturbante: l’americano medio, in piena guerra del Vietnam, non si rende conto delle ferite che si procura.