“Ho il terrore di andare nei supermercati … e se sto male … gli altri cosa penseranno?.
“Quando guido ho paura di svenire”.
“Meglio non uscire perché se poi mi viene un attacco?”.
“Mi sembra di morire … di impazzire …”.
Per chi non ha mai avuto un attacco di panico, queste frasi possono apparire strane ed esagerate, ma invece per chi ha la vita condizionata da questi, sa benissimo che tali pensieri arrivano e soprattutto sa che fanno stare tanto male.
Quando si decide di affrontare il problema, prima di tutto, è fondamentale conoscerlo per capire come si manifesta e come viene mantenuto nel tempo, in quanto, se non trattato, può diventare cronico.
L’attacco di panico fa parte dei disturbi d’ansia. Si tratta di un’eccessiva reazione fisica e mentale dovuta ad una paura intensa in assenza di un pericolo reale.
Ha un inizio improvviso e raggiunge velocemente l’apice. Il tutto può durare all’incirca una ventina di minuti.
Generalmente chi soffre di questo disturbo inizialmente chiede aiuto al proprio medico o, in preda al panico, si reca in Pronto Soccorso. Frequente il primo rimedio adottato dalla persona è quello farmacologico, iniziando ad assumere ansiolitici. Questo trattamento è efficace, ma sicuramente non risolve il problema.
È possibile superare l’attacco di panico, ma è fondamentale sapere come.
Prima di tutto si manifesta spesso in un periodo in cui tensione o stress sono molto elevati, non di rado arrivano anche quando ci sono stati cambiamenti di vita nell’arco degli ultimi anni. Quando si inizia a vivere gli attacchi di panico, si manifestano due comportamenti:
– La tendenza ad allontanarsi dalla situazione in cui ci si trova, nella speranza che il panico cessi;
– L’iniziare ad evitare determinati luoghi o circostanze, per timore delle conseguenze del panico stesso.
Chi soffre di tale disturbo impara velocemente a riconoscere i contesti in cui è più probabile che si verifichi e li schiva.
Nell’attacco esistono infine 2 processi, il primo detto “condizionamento “, il secondo detto “generalizzazione”, questi, insieme, mantengano gli evitamenti. Per guarire è necessario rompere il legame che esiste tra attacchi di panico e situazioni evitate.
Condizionamento è accaduto in quella situazione, quella situazione diviene pericolosa, generalizzazione la paura che si manifesti il panico si generalizza anche ad altre situazioni.
Il panico si esprime e si manifesta attraverso il corpo, i pensieri ed il comportamento. Il corpo sperimenta sintomi quali: palpitazioni, cardiopalmo, tachicardia (battiti irregolari, dolore al petto, sensazione del battito in gola), sudorazione, vampate di calore, tremori, brividi, sensazione di soffocamento, nodo alla gola, nausea, sensazione di sbandamento (capogiri), di instabilità, di testa leggera o di svenimento, sensazione di irrealtà, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, formicolio, secchezza della bocca. Tali sintomi suscitano pensieri ansiogeni del tipo “Avrò un attacco cardiaco”, “mi viene da svenire e se ciò accadrà cosa penseranno gli altri di me?”. Tali pensieri porteranno la persona ad evitare tutte quelle situazioni definite “a rischio”.
Un trattamento terapeutico interviene in tutti i 3 gli ambiti, fornisce al paziente strumenti per gestire i sintomi fisici, individua i pensieri ansiogeni per modificarli, infine attraverso esposizioni molto graduali, secondo un programma ben dettagliato, insegna e fornisce strumenti per agire e non scappare.
L’esperienza di un attacco di panico è talmente forte che la persona che lo ha sperimentato vive in una sorta di “attesa” per paura di una crisi successiva, questo naturalmente ha delle ripercussioni sulla qualità della vita.
Chi soffre di questo disturbo vuole guarire, ed è per questo che è importante fornirgli strumenti efficaci per sapere cosa fare e come fare, rendendolo così nuovamente una persona autonoma.
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Nicoletta Savoye
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