I comportamenti manipolativi, come riconoscerli per non rimanerne vittima

Chi di noi può dire di non esser stato vittima di una manipolazione o ancor più di non averlo messo in atto qualche volta? Penso che nessuno di noi “si salvi”.
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Chi di noi può dire di non esser stato vittima di una manipolazione o ancor più di non averlo messo in atto qualche volta?
Penso che nessuno di noi “si salvi”.
Pensate a queste frasi usate molto comunemente: “se non mi chiami sto male”, “non mi capisci”, “l’ho fatto per il tuo bene”, “mi fai star male”, “non riesci neanche in cose così semplici”, “anche un incapace saprebbe farlo”. Questi sono alcuni esempi di comportamenti manipolatori.

In linea generale possono essere suddivisi in tre categorie:
a) Colpevolizzante
b) Inferiorizzante
c) Imprevedibile

Analizziamoli uno ad uno, per riconoscerli e di conseguenza difenderci e prenderne distanza.
Il primo comportamento ha come obiettivo quello di creare un disagio nell’altro, in modo che questi si comporti come uno vuole. Il tipico esempio è una madre che dice al figlio che è uscito “non dormo fino a quando non rientri”. Se il figlio è una persona che è condizionato dalla madre, proverà disagio e si sentirà tranquillo solo nel momento in cui rientrerà a casa.

Il secondo comportamento ha lo stesso obiettivo, ma chi inferiorizza tende a mantenere l’altro dipendente da sé, in modo da averne un controllo; chi è inferiorizzato tenderà invece a sviluppare una valutazione negativa di se stesso, la paura del giudizio e la paura di sbagliare.
Questo tipo di manipolazione è spesso usata involontariamente dai genitori nell’educare il proprio figlio, ecco un esempio di una frase tipo “faccio io che non sei capace”.

Il comportamento imprevedibile invece avviene quando, chi lo assume, emette comportamenti contrastanti. Esempio una madre che dice al figlio di non giocare troppo ai giochino sullo smartphone e poi, appena vuole essere lasciata tranquilla, glielo porge senza dargli una limitazione e gli dice anche che è stato “bravo” oppure il padre che, appena arriva dal lavoro, gioca con il figlio, ma il giorno che ha problemi, e il bimbo si avvicina, lo allontana senza dargli una motivazione. L’imprevedibilità accade quando uno stesso comportamento un giorno viene premiato ed un altro giorno viene punito. Anche qui ci troviamo di fronte ad un atteggiamento che crea nella persona che lo subisce un disagio.
Come faccio a difendermi?

Ricordati che il primo modo per rendersi conto di essere di fronte ad una manipolazione, è il fatto di provare un malessere e di rendersi conto che si sta emettendo un comportamento che invece non si vorrebbe eseguire.
Vedrai che già solamente il fatto di riconoscerlo e di dargli un nome, esempio dirsi “Mi sta colpevolizzando!”, automaticamente ne prendi distanza e riesci a non cadere nella trappola.
Ma ricordati che tante volte il comportamento manipolativo viene emesso senza che l’altro abbia intenzione volontaria di creare disagio e di ferire l’altro, ma lo mette in atto perché non possiede altre abilità, non è in grado di esprimere quello che desidera e quello che pensa, perché fonte di disagio già per se stesso.
Quando avrai imparato a riconoscerli negli altri, ti renderai conto di quando lo metti in pratica tu! A te scegliere cosa fare.

Per informazioni:

Nicoletta Savoye

346 2203071

Riceve su appuntamento presso l’Ecoworking, 11020 Quart

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