Avete mai avuto la sensazione di rincorrere le cose e di rimandare quelle che più vi piacciono perché troppo occupati dalle cose che dovete fare?
Nella prima fase della terapia chiedo ai miei pazienti quali sono i loro hobbies e quanto tempo vi dedicano. Generalmente mi rispondono con un sorriso, seguito da un silenzio e poi dalla loro bocca escono parole tipo “… ma sì una volta facevo, ora non ho più tempo, il lavoro, la famiglia, i figli, i genitori anziani, lo studio … (l’elenco potrebbe riempire la pagina!!)”. Preciso che raramente le persone vengono da me perché non hanno tempo, ma vengono perché vivono momenti di forte stress, manifestato con attacchi di panico, insonnia, difficoltà a gestire la rabbia, difficoltà nella relazione di coppia, ansia, depressione, cattivo rapporto con il cibo… anche qui la lista potrebbe essere molto lunga.
Partiamo dal presupposto che se uno sta male e il suo organismo è sotto stress il suo funzionamento biologico è programmato per agire in modalità “alert”, cioè in “stato di emergenza”. Per capire questo concetto vi faccio un esempio molto semplice: se ti trovi di fronte ad un orso che vuole attaccarti, il tuo corpo, per sopravvivere (siamo programmati per quello), potrà fare essenzialmente tre cose: attaccare l’animale, fuggire oppure rimanere immobilizzato. In base alle proprie risorse del momento agirai in un modo o in un altro, ora, io non so dirti quale comportamento il tuo organismo ti farà mettere in moto in quella data situazione, ma di certo non starai rilassato a guardarti il paesaggio intorno, mangiando il gustosissimo panino che hai nelle mani.
La nostra biologia è perfetta, viviamo ogni momento della nostra vita in un corpo iper specializzato nella sopravvivenza, che si è perfezionato nel corso dell’evoluzione. Questa macchina perfetta ha però un punto debole: si attiva anche di fronte alle situazioni non pericolose… e qui arrivano i problemi… quello che noi denominiamo come ansia, depressione o qualsiasi disturbo della sfera emotiva con ripercussioni anche sul corpo (basti pensare al disturbo del colon irritabile), sono date da queste risposte biologiche attivate in circostanze non necessarie.
Ma cosa c’entra tutto questo con il fatto che uno non si dedica del tempo? Molto semplice, in una situazione di stress il tuo cervello si trova in uno stato mentale che ti impedisce di occuparti di tutto ciò che è piacere, proprio perché interpreta questo come distrazione, in poche parole potrebbe distogliere la tua attenzione dalla minaccia o meglio ancora da ciò che lui interpreta come minaccioso in quel momento. In questo stato mentale accade un’altra cosa importante: l’incapacità di ascoltare i propri bisogni. Tendiamo a mettere i bisogni dell’altro davanti, dimenticandoci di noi stessi oppure soddisfiamo i nostri bisogni in un modo malsano, con comportamenti che mantengono il nostro malessere.
È bene tener presente come ogni comportamento umano sia dettato da un bisogno sottostante. In psicoterapia, per esempio, emergono spesso delle difficoltà legate ad una bassa autostima. Aver poca stima di sé può esser stata appresa da esperienze in cui, l’individuo, si è sentito “non accettato”, “non visto”, “non abbastanza” oppure al contrario si è sentito “visto”, “accettato”, “ok” solo nel momento in cui raggiungeva determinati obiettivi prefissati da altri, come bei voti a scuola, buoni risultati nello sport, essere bravi sempre. In questi casi il valore personale viene misurato tramite la prestazione e la persona apprende a soddisfare il suo bisogno di accettazione attraverso il raggiungimento dei bisogni dell’altro.
Dietro al bisogno di sentirsi accettati ci sono moltissimi comportamenti, eccone alcuni:
– Nell’ansia sociale l’individuo non esprime il proprio pensiero per timore di quello che può pensare l’altro;
– Nell’ansia da prestazione la persona teme l’errore, perché teme di essere rifiutato;
– Nel disturbo dell’immagine corporea la persona usa il controllo sul cibo per poter essere accettato dall’altro.
Il bisogno di essere accettato fa scaturire una paura ancestrale. Biologicamente noi siamo progettati per stare con l’altro; da solo, l’homo sapiens, non sarebbe mai sopravvissuto.
È necessario ascoltarsi, comprendere i propri bisogni e non trascurare le piccole cose che ci circondano e che ci fanno stare bene.
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Nicoletta Savoye
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