"Si può guarire da questa malattia? No, ma si può fare molto. Il primo passo è fare quello che abbiamo fatto oggi: conoscerla. Il secondo passo è accettarla senza opporsi, non esigere, pretendere o chiedere troppo al malato".
Quando si parla di depressione non si fa riferimento ad una semplice sensazione di tristezza, ma ad un qualcosa di molto più intenso, pervasivo, invalidante, perché la persona che ne è colpita vive un senso di vuoto, di disperazione, di senso di colpa.
Quando una persona possiede una buona stima di sé, vuol dire che ha una visione sana di se stesso, si valuta in modo positivo e si sente bene nonostante i propri difetti. Riconosce le proprie difficoltà, le accetta e se sbaglia lavora per migliorarsi.
I pensieri dannosi sono controproducenti, perché non permettono di affrontare in modo efficace le problematicità, mentre quelli utili ci permettono di gestire meglio le situazioni difficili, perché facilitano l’attivazione delle proprie risorse personali.
L’ansia non è nient’altro che un sistema innato che si attiva durante la percezione di un pericolo. Ma cosa succede se il pericolo è fittizio? Nicoletta Savoye, nel secondo appuntamento della rubrica "Pensare bene e vivere meglio" fornisce alcuni spunti