La guida al cielo del mese di luglio 2021: stelle, pianeti e fasi lunari

30 Giugno 2021
Nus

Nel mese di luglio proponiamo spettacoli al Planetario di Lignan e visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta, in programma dal martedì al sabato con prenotazione online obbligatoria entro la mezzanotte del giorno precedente la visita di interesse. Per informazioni, consultate la pagina https://www.oavda.it/primo-piano/estate-2021

Ed ora vediamo cosa ci riserva il cielo di questo mese.

Le fasi della Luna. Ultimo quarto il 1° luglio, Luna nuova il 10, Primo quarto il 17 e Luna piena il 24, di nuovo Ultimo quarto il 31 luglio.

Luce cinerea

La luce cinerea. Il 13 e 14 luglio, mentre il cielo comincia a scurire, tra le ore 21.30 e le 22.45 circa sarà possibile osservare a fianco della sottile falce di Luna (illuminata direttamente dai raggi del Sole) anche il resto della sua superficie, debolmente rischiarata dalla luce solare riflessa su di essa dalla Terra. Questo fenomeno, chiamato luce cinerea, è visibile solo all’inizio e/o alla fine del ciclo lunare, in quanto l’angolo compreso tra Luna, Terra e Sole è di pochi gradi e vi sono le condizioni affinché il nostro pianeta possa illuminare la Luna con una luce  diffusa e diafana. In particolare la luce cinerea è osservabile sulla Luna con un’età di tre-quattro giorni circa, oppure dai quattro ai due giorni prima della Luna Nuova successiva.

Mercurio è visibile al mattino. Lo scorso mese di maggio Mercurio ha raggiunto la sua massima elongazione est, che si verifica quando il pianeta si trova “a sinistra” del Sole, una buona occasione per l’osservazione serale del pianeta, individuabile a ovest dopo il tramonto. A luglio avremo invece una favorevole elongazione ovest in cui possiamo tentare di individuare l’elusivo pianeta al mattino presto: consigliamo le date che vanno da lunedì 5 a giovedì 8, dalle 5.00 alle 5.30 circa!

Giove e Saturno si “alzano” tardi. I due giganti gassosi del nostro Sistema Solare a luglio non saranno ancora osservabili in ore “comode”: Saturno raggiunge una buona altezza dall’orizzonte sud-est (di circa una decina di gradi) solo verso mezzanotte (a inizio luglio) e poi attorno alle 22.30 (alla fine del mese). Per Giove occorrerà invece attendere l’1.00 di notte ai primi di luglio e le 23.00 circa alla fine del mese. Dopo la Grande congiunzione del dicembre scorso, i due pianeti saranno ancora compresi in un piccolo spicchio di cielo, separati da non più di una ventina di gradi, con Saturno nel Capricorno e Giove nell’Acquario.

Le costellazioni dello Scorpione e la vicina Bilancia in una bella mappa tratta dal volume “Atlas céleste de Flamstéed” di Jean Nicolas Fortin, pubblicato a Parigi nel 1795.

La costellazione del mese: lo Scorpione. Attorno alle 22.30, mentre il crepuscolo sfuma nell’oscurità della notte, a sud occhieggia Antares, la supergigante rossa al centro della costellazione dello Scorpione. Nella cultura babilonese l’espressione che rappresentava questa stella era GABA GIR.TAB, ossia “il petto dello Scorpione”, e così venne definita anche nella tradizione araba.

In greco Antares significa “la rivale di Ares”, in quanto a volte il suo splendore rossastro sembra rivaleggiare con quello di Marte (di cui Ares è il nome greco).

Questa stella, la quindicesima più brillante del cielo, è enorme: se si trovasse al centro del nostro Sistema Solare i suoi strati gassosi più esterni si troverebbero tra l’orbita di Marte e quella di Giove! Pur avendo un’età di una decina di milioni di anni, relativamente poco per una stella, si sta già avviando verso le fasi finali della sua evoluzione, che entro pochi milioni di anni culminerà in un’esplosione di supernova.

Al di là di questi scenari… apocalittici, Antares è un’interessantissima stella doppia: la compagna, Antares B, è una stella di colore azzurro e di luminosità decisamente inferiore, il che rende assai ardua la sua osservazione con piccoli telescopi, in quanto la sua luce è sovrastata dallo splendore della supergigante.

Non a caso Antares B fu scoperta nel 1819 solo grazie a un’occultazione lunare: il bordo del nostro satellite, occultando prima una stella e poi l’altra, fece registrare una doppia caduta di luce, prima della definitiva scomparsa del segnale luminoso. Dapprima si pensò che l’effetto fosse dovuto alla luce di Antares riflessa e diffusa da una presunta (ma inesistente) atmosfera lunare, poi successive osservazioni confermarono la duplicità del sistema.

La coppia Antares A + B dista da noi circa 550 anni luce e le due sono separate da 550 Unità Astronomiche o U.A. (l’U.A. è la distanza media tra il Sole e la Terra e vale circa 150 milioni di chilometri). Le due stelle orbitano una attorno all’altra con un periodo superiore ai 1.200 anni.

Ed ora vi raccontiamo una curiosità. Alle latitudini del Medio oriente e in generale dell’area del Mediterraneo, Antares appare sempre piuttosto bassa sull’orizzonte e quindi, per effetto della turbolenza atmosferica, maggiormente avvertibile a basse elevazioni, la sua luce, di un colore intensamente rosso, appare scintillare vistosamente. Gli antichi osservatori l’hanno quindi accostata all’immagine di un rosso cuore pulsante, e per questo motivo le due stelle Sigma e Tau Scorpii sono state soprannominate Al Niyat (“le arterie”).

A patto di avere un orizzonte meridionale sgombro da ostacoli, a tarda serata lo Scorpione è visibile per intero, dalle chele fino al pungiglione rappresentato dalle stelle Shaula (Lambda Scorpii) e Lesath (Upsilon Scorpii).

Due differenti versioni di Ercole. Spesso, durante le nostre lezioni rivolte agli allievi delle scuole o nelle nostre serate osservative con il pubblico, ricordiamo che, nella maggior parte dei casi, le costellazioni sono realtà puramente prospettiche. In altre parole, i gruppi di stelle in cui gli osservatori antichi vedevano lo Scorpione, il Centauro, oppure divinità, eroi o altri personaggi narrati nei racconti e rappresentati nei miti, non corrispondono a insiemi fisici di stelle realmente vicine nello spazio o addirittura legate dalla gravità; quindi, sebbene utili, le costellazioni sono delle illusioni. Inoltre, non ci sono regole fisse per la loro rappresentazione: esistono infatti modi diversi per tracciare i “percorsi” tra le stelle (della serie “unisci i puntini da 1 a …”) e ricostruire le figure che la tradizione ha voluto vedere.

Su questo vi proponiamo un esempio. Questo mese, all’inizio della notte astronomica, possiamo osservare la costellazione di Ercole, altissima sopra di noi: attorno alle 23.00 raggiunge un’elevazione sull’orizzonte di più di 75 gradi.

Si tratta di una costellazione non facilissima da individuare; per coloro che hanno difficoltà a scorgere la figura del forzuto semidio figlio di Giove e della regina Alcmena, ecco qui sotto due versioni diverse, da confrontare con il cielo vero, per trovare la propria rappresentazione preferita:

Due diverse rappresentazioni della costellazione di Ercole. A voi scegliere quella che preferite!

Molti appassionati che si cimentano nel riconoscimento di Ercole si accontentano con il riconoscere la “chiave di volta del cielo”, il quadrilatero irregolare al centro della costellazione così chiamato in quanto la sua forma ricorda l’elemento centrale dell’arco. Nel caso si riesca in questa individuazione, riteniamo che rappresenti già un buon risultato.

L’ammasso globulare M13. Credit: KuriousGeorge https://commons.wikimedia.org/wiki/File:M13_from_an_8″_SCT.jpg

All’interno di questa costellazione, tra le due stelle Eta e Zeta Herculis, con i telescopi dell’Osservatorio Astronomico potremo osservare M13, un ammasso globulare composto da quasi mezzo milione di stelle a una distanza da noi di ben 25.000 anni luce (un anno luce = 9.460 miliardi di km).

La nebulosa M16 ripresa dallo Schulman Telescope (apertura 800 mm) al Mount Lemmon SkyCenter.

Le nubi stellari della nostra galassia. Con il buio e senza la Luna sono perfettamente visibili le nubi stellari della Via Lattea, che qui a Lignan, sede del nostro Osservatorio Astronomico e primo Starlight Stellar Park in Italia, in ogni sera limpida si scorgono senza difficoltà: sembrano quasi nuvole terrestri illuminate da una luce lontana! Basta un binocolo per vedere il loro chiarore risolversi in una miriade di stelle, troppo deboli per poterle scorgere singolarmente a occhio nudo.

Risalendo lungo questa grande striscia luminosa, che corrisponde al disco galattico, nella costellazione del Serpente possiamo trovare un altro interessante oggetto del profondo cielo: M16, la “Nebulosa Aquila”, un insieme diffuso di gas e polveri alla distanza di circa 6.000 anni luce, che costituisce un bell’esempio di zona di formazione stellare della nostra galassia.

Nello spettacolo Il grande fiume del cielo, alle ore 18.00 dal martedì al sabato al nostro Planetario di Lignan, si potrà vedere questa nebulosa proiettata a tutta cupola in una visione indimenticabile!

A cura di Paolo Recaldini

La rubrica “Un, due, tre stella!” è realizzata dalla Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS con il contributo della Fondazione CRT.

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