Dall’inizio dell’emergenza sanitaria, un anno e mezzo fa, non abbiamo mai fermato le nostre attività di ricerca scientifica, trasferimento tecnologico, didattica e divulgazione. Queste ultime sono state trasformate in appuntamenti online, perché le iniziative in presenza hanno subito uno stop forzato, tranne nella felice finestra della scorsa estate. Nonostante le tante incertezze e una situazione ancora delicata, da mesi stiamo lavorando per la riapertura al pubblico in grande stile. Finalmente il momento che stavamo aspettando è in arrivo: dopo il solstizio d’estate, a fine giugno, proporremo spettacoli inediti al Planetario di Lignan, completamente rinnovato nel sistema di proiezione digitale grazie al Progetto europeo transfrontaliero Interreg ALCOTRA “EXO/ECO”, e visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico. Le iniziative si svolgeranno con modalità attente e rispettose delle indicazioni per contrastare la diffusione della pandemia. Per essere tempestivamente informati sulle modalità di prenotazione e partecipazione, invitiamo a visitare il sito web, a iscriversi alla nostra newsletter, seguirci sui nostri canali social: qui trovate tutti i link. E ovviamente con questa rubrica su AostaSera.it!
Man mano che la bella stagione si avvicina, la Via Lattea diventa sempre più protagonista della notte. Quella scia dal colore biancastro che attraversa il cielo è stata interpretata dai nostri antenati in vario modo, come un sentiero (da cui il nome che usiamo), un fiume o addirittura la spina dorsale della volta celeste. Oggi sappiamo che si tratta di centinaia di miliardi di stelle, così lontane da noi che non riusciamo a distinguerle come singoli puntini, bensì la loro luce si fonde e si confonde, dando origine a quella specie di nebbiolina luminescente. Purtroppo un’illuminazione pubblica e privata mal progettata, oltre a sprecare risorse e costarci una bolletta esagerata, ha reso anche impossibile distinguere la Via Lattea dalle nostre città. Per vederla bisogna recarsi in luoghi bui come lo Starlight Stellar Park a Saint-Barthélemy riconosciuto dall’UNESCO, il primo e unico finora nel nostro Paese.
In estate vediamo la parte più luminosa della Via Lattea. Come mai? Nel suo moto orbitale intorno al Sole, la Terra cambia posizione nello spazio e con essa anche il nostro punto di vista muta. In questo periodo capita che la notte terrestre punti in direzione delle regioni centrali della nostra galassia, dove le stelle sono più concentrate. Per la precisione, il centro galattico si trova nella parte occidentale della costellazione del Sagittario, non lontano dalla stella Alnasl che identifica la punta della freccia che sta per essere scagliata dal mitico arciere, mezzo umano e mezzo equino.
Questo non vuol dire che la stella Alnasl o le altre della costellazione del Sagittario si trovino fisicamente in prossimità del centro della Via Lattea. Ricordiamo infatti che una costellazione è una zona di cielo individuata in maniera assolutamente arbitraria, per nostra comodità. Non ci sono confini in cielo! Grazie alla fantasia umana, nel corso dei millenni abbiamo disegnato delle figure immaginarie, che ci aiutano a orientarci quando osserviamo il firmamento, in particolare a occhio nudo. Diciamo che un astro appartiene a una certa costellazione quando si trova entro quella determinata regione celeste. Si tratta però di una questione prospettica: stelle, ammassi, nebulose e galassie che si trovano “nella” costellazione, anche se appaiono vicini in cielo, in realtà non lo sono affatto nello spazio. Anzi, di solito si trovano a distanze tra loro assai diverse e, ça va sans dire, immense.
Così, se molte delle stelle del Sagittario si trovano tipicamente a decine o centinaia di anni luce di distanza (per esempio, Alnasl è una gigante arancione a circa 100 anni luce), il centro della nostra galassia è molto più lontano, a 26-27.000 anni luce da noi. Ricordiamo che un anno luce corrisponde a quasi 10.000 miliardi di km…
Per la verità, il centro della nostra galassia non è visibile direttamente. Non ci riferiamo solo al fatto che alle nostre latitudini la costellazione del Sagittario appare bassa sull’orizzonte, dove bisogna fare i conti con le già citate luci delle città, le foschie e, in Valle d’Aosta, le montagne. Come abbiamo ricordato nella puntata dedicata alla costellazione della Chioma di Berenice, le stelle sono distribuite nella Via Lattea formando una sorta di frisbee, cioè un disco ampio e schiacciato. Ma non ci sono solo stelle. Il piano del disco contiene anche nubi di polveri, presenti in così grande quantità e sparse su distanze così vaste da assorbire la luce delle stelle retrostanti. Riusciamo a vedere fino a qualche migliaio di anni luce di distanza, mentre ciò che è più lontano è nascosto: proprio il centro galattico! Uhm, chi è che diceva che l’essenziale è invisibile agli occhi?
Immaginiamo che la volpe del Piccolo Principe non si riferisse alle nebulose oscure della Via Lattea, ma un fisico pedante le avrebbe fatto notare che lo spettro elettromagnetico non si limita alla luce cui è sensibile la vista umana. Oltre a queste onde elettromagnetiche, dette della banda ottica, ci sono anche regioni spettrali come infrarosso, microonde ed onde radio. In virtù della maggiore lunghezza d’onda, queste radiazioni sono in grado di saltare più agevolmente i microscopici granuli che compongono le polveri interstellari, venendo diffuse in misura minore. In altre parole, le polveri sono più trasparenti per l’infrarosso, le microonde e le onde radio: se studiamo il cosmo in queste bande, possiamo vedere più lontano, fino al centro galattico.
La regione di cielo che dalla costellazione del Sagittario si estende alle vicine costellazioni del Serpente e dello Scudo è ricchissima di oggetti del profondo cielo, come le nebulose Laguna (M8), Trifida (M20), Aquila (M16) e Omega (M17), l’ammasso aperto dell’Anitra Selvatica (M11) e tanti altri. Questi oggetti si trovano tutti a distanze tra 4.000 e 6.000 anni luce circa. Non è un caso: appartengono a un braccio di spirale della nostra galassia diverso dal nostro. Sì, perché le stelle della Via Lattea non riempiono il disco in maniera omogenea, ma c’è un’alternanza di zone più povere di astri, con altre dove le stelle sono più addensate. Il risultato complessivo dà alla nostra galassia la forma di una spirale. Da questo punto di vista, più che un frisbee, la Via Lattea ricorda una di quelle girandole colorate che ruotano quando soffia il vento. Sempre di giochi si tratta, in fondo.
Il Sistema Solare si trova in un braccio che abbiamo chiamato Braccio di Orione-Cigno, dal nome delle costellazioni in cui prospetticamente sembra svilupparsi. Se guardiamo verso il centro galattico, osserviamo invece un braccio più interno, detto della Carena-Sagittario. Se la Via Lattea è una città di stelle, allora i bracci sono come dei quartieri. Il nostro è un quartiere semiperiferico, mentre quello del Sagittario è più vicino al centro, da cui lo separano comunque altri 20.000 anni luce.
Possiamo osservare la Via Lattea dall’esterno? Ovviamente no! Dovremmo uscire dalla nostra galassia, percorrendo migliaia e migliaia di anni luce, impresa impossibile per l’attuale tecnologia e ragionevolmente anche per quelle future. Però, a ben pensarci, una possibilità ce l’abbiamo: partecipare agli spettacoli del Planetario del Lignan dedicati al cielo estivo, che ci permettono di salire a bordo di un’immaginaria astronave e avere un’inedita visione della città di stelle alla quale apparteniamo, grazie all’attenta ricostruzione al computer basata sui più recenti dati scientifici che possiamo apprezzare nel video più sotto, in formato “full dome”.
Potremo navigare tra gli ammassi globulari che orbitano attorno alla Via Lattea e immergerci in quello che per alcune antiche civiltà era il grande fiume del cielo, attraversando costellazioni e nebulose, superando quelle correnti gravitazionali che Franco Battiato, recentemente scomparso, ha saputo evocare in maniera così suggestiva. E quando vedremo a occhio nudo la Via Lattea sovrastarci, durante la visita guidata notturna in Osservatorio Astronomico, potremo apprezzarne la bellezza con maggiore intensità, consapevoli della maestosa vastità di ciò che stiamo ammirando.
L’articolo è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione LOfficina del Planetario che gestisce il Civico Planetario “Ulrico Hoepli” di Milano (lofficina.eu).