La Chioma di Berenice e il cosmo extragalattico

Oggi scopriamo la piccola ma affascinante costellazione della Chioma di Berenice. Una volta rappresentava il ciuffo alla fine della coda del Leone, ma a metà del III secolo a.C. venne introdotta come gruppo di stelle a parte. Come mai? Ce lo raccontano i ricercatori dell'Osservatorio astronomico della Valle d'Aosta.
La costellazione della Chioma di Berenice (in basso a destra) nel volume A Celestial Atlas di Alexander Jamieson (1822)
Un, due, tre stella!

“Marzo pazzerello, aprile con l’ombrello”, recita la canzone per bambini Il treno dell’anno. E in effetti il tempo variabile di questa parte finale del mese sembra confermare che la specificazione non è una mera questione di rima. Ma “sopra le nuvole c’è il sereno”, canta Sergio Endrigo in uno dei suoi brani più famosi, dal titolo meteorologicamente caratterizzato Aria di neve: metafora semplice, ma potente, il cui invito a guardare avanti, guardare in alto è particolarmente apprezzato in questo lungo periodo di difficoltà e incertezze. Quindi non facciamoci scoraggiare da qualche goccia di pioggia, colpo di coda di quello che il poeta Thomas Stearns Eliot ha immortalato come “il più crudele dei mesi”, e aspettiamo pazientemente che il cielo sia sufficientemente sgombro di nubi continuiamo insieme la nostra esplorazione del cielo di primavera.

Ricordate la costellazione del Leone, di cui abbiamo ampiamente parlato nella scorsa puntata? Se guardiamo appena più a sinistra, verso oriente, forse riusciamo a notare una chiazza di luce diffusa. Non è molto vivida, ma se l’aria è tersa e ci troviamo in una località lontana da luci artificiali così che la notte sia abbastanza scura (come nello Starlight Stellar Park a Saint-Barthélemy), aguzzando la vista potremo notare che in realtà la macchia è formata da tante stelline. Si tratta della piccola, ma affascinante costellazione della Chioma di Berenice. Una volta rappresentava il ciuffo di delicata peluria alla fine della coda del Leone, facendo quindi parte di questa costellazione. A metà del III secolo a.C. venne introdotta come gruppo di stelle a parte. Come mai? È un raro caso di costellazione dell’antichità per la quale siamo a conoscenza degli accadimenti che hanno portato alla sua ideazione, grazie alle cronache degli storici e ai canti dei poeti. Perciò sedetevi comodi che vi raccontiamo la vicenda di Berenice e di come la sua capigliatura è finita in cielo: tratto da una storia vera!

La costellazione della Chioma di Berenice (in latino Coma Berenices), a destra con l’indicazione del disegno e delle stelle Credit: Akira Fujii/David Malin https://www.davidmalin.com/fujii/source/Com.html
La costellazione della Chioma di Berenice (in latino Coma Berenices), a destra con l’indicazione del disegno e delle stelle

C’era una volta l’Egitto – ma attenzione –, non quello delle piramidi e dei faraoni. Come abbiamo detto, siamo in un’epoca di molto successiva, quando l’Egitto ellenistico, dopo la conquista da parte di Alessandro Magno, è governato dalla dinastia greco-macedone dei Tolomei. Nel 246 a.C. Tolomeo III Evergete sposa la cugina Berenice, già regina della Cirenaica, nell’odierna Libia, che così diventa Berenice II regina d’Egitto. Poco dopo la celebrazione delle nozze, Tolomeo mosse guerra contro gli Assiri. La sposina, vedova da un precedente matrimonio (particolare sul quale torneremo dopo), fece voto agli dei di tagliarsi le lunghe trecce se il marito fosse tornato sano e salvo dalla campagna bellica. Così avvenne l’anno dopo e Berenice rispettò la parola data, deponendo le trecce nel tempio dedicato alla dea Arsione Zefirita, in realtà una precedente regina tolemaica accostata alla dea Afrodite. Ma il mattino successivo le ciocche erano scomparse. Sacrilegio! Qualcuno aveva rubato i capelli della regina?

L’Egitto rischiava di essere punito dagli dei per non aver saputo proteggere il prezioso sacrificio di crine regale. Tra la popolazione cominciava a diffondersi il panico, preoccupata per le sciagure prossime venture. Fortunatamente fu presto trovata la soluzione al mistero, ovviamente grazie alla scienza. Infatti Conone di Samo, astronomo che frequentava la corte di Tolomeo e Berenice, annunciò che le trecce non erano state trafugate, bensì il dono era stato talmente apprezzato dagli dei che avevano subito trasformato i capelli in astri: la Chioma di Berenice, appunto. Così i riccioli del ciuffo sulla coda del possente felino diventarono le trecce della regina innamorata, nel primo caso di costellazione… geneticamente modificata. Gli animi si rasserenarono. Chi l’ha detto che l’astronomia non serve a nulla, è una scienza puramente speculativa? Ha addirittura spento sul nascere una possibile situazione di alta tensione sociale!

L’ammasso stellare Melotte 111, nella Chioma di Berenice Credit: Rogelio Bernal Andreo http://www.deepskycolors.com/archive/2011/05/02/coma-Berenices.html
L’ammasso stellare Melotte 111, nella Chioma di Berenice

Se fosse una favola, dovremmo dire che tutti vissero felici e contenti. Invece le cose andarono diversamente. Alla morte di Tolomeo III, dopo oltre vent’anni di regno, si scatenò la lotta per la successione. Ne fece le spese anche Berenice, che cadde vittima di una congiura di palazzo. Venne avvelenata da uno dei suoi figli, Tolomeo IV Filopatore, aizzato dal ministro reale Sosibio, per impedire che desse il trono al fratello, Magas. Non si faceva prima a liberarsi di Magas, direte voi? Infatti fu ucciso anche lui, così come altri membri di quel ramo della famiglia reale, in una vera e propria purga tra parenti serpenti.

A dir la verità, era un vizio di famiglia. Quando era in Cirenaica, Berenice aveva fatto accoltellare a morte il primo marito, Demetrio il Bello, perché aveva un’amante. E non una persona qualsiasi: era Apama II, la madre di Berenice e quindi suocera di Demetrio! La leggenda vuole che Demetrio spirasse proprio tra le braccia di Apama, la quale però non la prese così male, visto che si trasferì in Egitto a far la bella vita al seguito di Berenice, quando la figliola sposò Tolomeo III. Non siamo esperti psicologi, ma ci sembra una famiglia appena appena problematica.

Tornando agli aspetti astronomici, diverse stelle della costellazione appartengono a un ammasso aperto, Melotte 111. Nonostante sia a circa 280 anni luce da noi luce (un anno luce è pari a quasi 10.000 miliardi di km), è uno dei più vicini al Sistema Solare e infatti è visibile a occhio nudo, sempre che il cielo sia terso e buio. La luce delle tante stelle che lo costituiscono si mischia e si confonde, dandogli quell’apparenza di chiazza luminosa citata all’inizio di questo articolo.

L’ammasso stellare Melotte 111, nella Chioma di Berenice Credit: Rogelio Bernal Andreo http://www.deepskycolors.com/archive/2011/05/02/coma-Berenices.html
L’ammasso stellare Melotte 111, nella Chioma di Berenice

Nella Chioma di Berenice si trova anche il Polo nord galattico. Che cosa vuol dire? Il Sole è una stella di una galassia, che chiamiamo Via Lattea. Nessuno sa con esattezza quante stelle ci siano nella Via Lattea, ma si stima che siano almeno 200-300 miliardi. Le stelle nella Via Lattea sono distribuite in un disco, come un frisbee, molto largo come diametro, ma decisamente più contenuto come spessore. Se il diametro del disco si aggira sui 100.000 anni, lo spessore è attorno a 1.000 anni luce: tanto se paragonato alle dimensioni di un essere umano, ma appena un centesimo della larghezza del frisbee galattico! Il Sole, e con esso la Terra, si trovano a circa 25.000 anni luce dal centro, a metà strada rispetto alla periferia.

Osservando la costellazione della Chioma di Berenice stiamo guardando perpendicolarmente al piano della Via Lattea, quindi puntiamo nella direzione dove mostra il suo spessore minore. Per questo motivo il cielo primaverile è meno ricco di stelle se lo paragoniamo a quello invernale ed estivo, quando invece la Terra, nel suo moto attorno al Sole, guarda all’incirca verso il piano della Via Lattea (in direzione del centro in estate, della periferia in inverno). Svantaggio? Affatto! Vuol dire che le polveri interstellari presenti nella nostra galassia disturbano meno la nostra visione di quello che c’è oltre i confini della Via Lattea. E ci sono tantissime altre galassie nel cosmo, ciascuna formata da miliardi di stelle. La stagione primaverile costituisce quindi uno dei periodi migliori per osservare le altre galassie. Non a occhio nudo, s’intende, ma già con piccoli strumenti amatoriali possiamo toglierci grandi soddisfazioni.

L’Ammasso di galassie della Chioma di Berenice Credit: Joe Hua https://www.astrobin.com/vw7kj8/
L’Ammasso di galassie della Chioma di Berenice

Tra le galassie più note visibili al telescopio in questo periodo citiamo M81 (galassia di Bode) e M82 (galassia Sigaro) nell’Orsa Maggiore; M51 (galassia Vortice) nei Cani da Caccia, piccola costellazione situata tra il Grande Carro dell’Orsa Maggiore e la Chioma di Berenice; M65, M66 e NGC 3628, detto il tripletto del Leone dalla costellazione che le ospita; l’Ammasso di galassie della Chioma di Berenice, da non confondersi con l’ammasso stellare Melotte 111 (in quest’ultimo caso i ‘puntini’ che lo formano sono stelle della Via Lattea, mentre per l’Ammasso sono appunto galassie distanti oltre 300 milioni di anni luce); l’Ammasso di galassie della Vergine, tra cui si può ricordare la galassia ellittica supergigante M87, posta a circa 55 milioni di anni luce da noi, al centro della quale si trova un buco nero supermassiccio, il primo e unico finora ripreso da una vasta collaborazione internazionale alla quale ha collaborato anche la radioastronoma valdostana Elisabetta Liuzzo.

Queste e altre meraviglie astronomiche sono protagoniste degli spettacoli del Planetario di Lignan che, appena la situazione sanitaria lo permetterà, mostreremo a chi verrà a trovarci. La struttura è dotata di un sistema di proiezione digitale 4K con sorgenti di luce laser al fosforo, di ultima generazione, grazie al Progetto “EXO/ECO”, finanziato dal Programma di Cooperazione transfrontaliera Italia-Francia Alcotra 2014/20. Per essere informati tempestivamente su quando potremo accogliere nuovamente i visitatori, compatibilmente con la situazione sanitaria, in sicurezza per tutti i partecipanti e gli operatori, leggete la rubrica “Un, due, tre stella!”, visitate il nostro sito, iscrivetevi alla newsletter e seguiteci sui social.

L’articolo è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione LOfficina del Planetario che gestisce il Civico Planetario “Ulrico Hoepli” di Milano (lofficina.eu).

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