Prima della notte (1 di 2)
Per otto minuti siamo ancora al due gennaio. Odio i numeri pari ma sono sicuro che finirò questa scrittura il tre gennaio, facile. Sono certo che sia l’unica e l’ultima certezza, il tempo che passa. E passa, eccome se passa, nemmeno mi ricorderei del passato capitolo se non lo avessi fermato con una data. Ho una pessima memoria e la giustifico dicendomi che è uno dei motivi per cui scatto fotografie, ma ci sono le eccezioni a questa teoria. Questa sera in tv c’era un film che quando è finito mi stavo alzando per premere eject dal videoregistratore, potrei definirlo abitudine o affezione, amore nostalgico forse, che ogni volta che lo riguardo, che sia per volontà o per caso, è come se mi scavassi dentro un pochino. C’è tanto di me lì dentro o sono solamente immagini così potenti da avermi lasciato qualcosa? Non saprei a chi dare la colpa ma quando sono trent’anni che rivedi certe scene un pò ti ci mischi e prendi consapevolezza del fascino che queste hanno avuto su di te.
La musica, la Porsche d’epoca e le magliette bianche dentro ai jeans. Le frasi che non ti aspetti. La luce alla fine del giorno e la gonna sotto al ginocchio. I capelli biondi e mossi.
Questa roba mi è rimasta e mi piace ancora tantissimo e in questo periodo di felicità coatta diventa il mio rifugio preferito, una cassa di risonanza perfetta per tutto quello che ho dentro. Tutti dovremmo averne una, un baule da aprire quando arriva l’autunno ma non si è ancora pronti, una scatola di fotografie da toccare, che ogni anno si fa più fatica a distinguere il soggetto, con la certezza che sono lì, pronte ad aiutare la memoria, anche la peggiore, pronte ad accettare lacrime come neve in montagna. Mi fermo e non ho voglia di guardare fuori, di guardarvi da fuori senza sbrinare il vetro. Idealista e anche un pò malinconico forse ma ci sto bene come un lupo in natura.
Continua…