Nel 1895, secondo anno di vita della famosa associazione Touring Club Italiano, la sensibilità dei consiglieri Bertarelli e Gorla fa si che per la prima volta si destini del denaro per gli "speciali indicatori ai crocicchi", ovvero per i segnali stradali (1.500 lire per circa 100 cartelli). Da quel momento l'evoluzione dei segnali d'indicazione turistica in termini di dimensione, di forma e soprattutto di numero non si è mai arrestata, è dunque interessante domandarsi se oggi i cartelli rispondono ancora alle esigenze di chi percorre le strade.
La nostra penisola è percorsa attualmente da 830 mila chilometri di strade, su cui si compiono 113 milioni di viaggi all'anno (dati 2009), per il 66% in auto.
Sulla rete viaria italiana sono diffusi oltre 12 milioni di cartelli. Segnali di divieto e di precedenza; cartelli che indicano lavori magari ormai cessati, o che impongono limiti di velocità; cartelli rettangolari, triangolari, blu, verdi, bianchi, marroni, gialli; cartelli necessari per la nostra incolumità, ed anche cartelli superflui, abbandonati, deteriorati, incomprensibili. Un recente studio del Progetto Arianna (Sicurezza stradale), ha peraltro evidenziato come con il passare degli anni ci siano sempre più cartelli fuori norma perché realizzati con materiali non corretti, sistemati ad una distanza sbagliata o per altre irregolarità. La ricerca evidenzia inoltre zone ad altissima densità dove l'attenzione di chi percorre le strade è messa a dura prova.
In questo scenario già piuttosto saturo, ai cartelli di indicazione stradale si affiancano molti cartelli di indicazione turistica o commerciale; cartelli che in quest'ultimo caso perdono la loro vocazione segnaletica e acquistano piuttosto quella di disturbo e pericolo per la sicurezza. Molte nazioni europee non hanno in effetti mai consentito la pubblicità stradale o l'hanno vietata recentemente come hanno fatto alcune destinazioni turistiche (es. Trentino Alto Adige e altre città liguri). Il risultato è stato un immediato guadagno dal punto di vista paesaggistico; in questi luoghi il costante e martellante messaggio pubblicitario ha lasciato il passo all'attenzione, al rispetto delle norme stradali e soprattutto al panorama.
D'altro canto a molte persone sarà capitato, in assenza del navigatore oppure in difficoltà nel leggere una cartina stradale, di rimpiangere la presenza di cartelli stradali o punti di riferimento; è dunque necessario, quando si decide di inserire un pannello di indicazione, prendere in considerazione anche la scelta del luogo in cui vengono posizionati. In alcune zone i cartelli sono nascosti da altri pannelli più grandi o da elementi naturali (es. alberi) altre volte ancora si mimetizzano con lo sfondo o sono posizionati fuori dal campo visivo.
I valdostani, grazie alla vicinanza alle frontiere e la comodità dei trafori e dei colli, contribuiscono alla composizione delle statistiche UIC riguardanti i viaggi all'estero degli italiani ( +2,98% nell'ultimo anno verso la Francia). Questi viaggiatori si trovano di fonte alla terza problematica relativa alla segnaletica, ovvero cartelli con lo stesso significato ma con forma o colore differente. Se si pensa ad esempio ai segnali autostradali in Italia hanno sfondo verde e le strade statali sono indicate con il blu, mentre in Francia accade l'esatto opposto; i segnali di pericolo identificati nel nostro paese con un triangolo, in altri stati sono rettangolari bianchi e neri o romboidali gialli. Anche per quanto riguarda turisti che apprezzano il trekking, come ad esempio i tedeschi che nelle nostre montagne percorrono alte vie e sentieri, si trovano ad orientarsi su sentieri indicati con colori e segni diversi in varie zone dell'arco alpino.
Le destinazioni o gli operatori turistici che desiderano investire in visibilità dovrebbero evitare il posizionamento di troppi cartelli e in luoghi già saturi con il rischio di non riuscire a catturare l'attenzione dell'ospite. Conviene puntare su cartelli leggibili e immediati evitando pannelli stravagant.