“150 anni dell’Unità d’Italia: in Valle d’Aosta sussistono o meno i motivi per festeggiare?
Joseph Rivolin
Un giorno di vacanza in più fa piacere a tutti; ma credo che chi ha veramente a cuore le sorti dell’Italia e il suo avvenire, in questo momento, pensi che sarebbe meglio tirarsi su le maniche, darsi da fare e lavorare, piuttosto che fare feste (e festini…).
Paolo Louvin
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Ma prima di esserlo stato, almeno sulla carta (costituzionale) è stato qualcosa di molto diverso, nelle diverse epoche che hanno seguito la sua presunta “unità formale”. Prima tutti sotto a un re, popoli e genti con storie diverse, riuniti con la forza delle guerre. Chissà perché sono chiamate “guerre di liberazione” sempre dai vincitori? Forse solo perché sono loro a scrivere la storia?
L’Italia di allora, quella del 1861, non era quella di oggi. All’appello mancavano ancora diverse regioni: il Veneto, il Friuli, Roma e lo Stato Pontificio, il Trentino-Alto Adige e la Venezia Giulia, territori che sarebbero entrati negli anni successivi. Perché mai tutti costoro dovrebbero festeggiare l’unità di qualcosa al quale 150 anni fa non appartenevano? Ed in particolare perché dovrebbero festeggiarlo quegli italiani che si sono sentiti strappar via da accordi politici e trattatati dalla loro madre naturale?
Sta stretta questa unità d’Italia a molti. A genti del nord padane che non riconoscono la fratellanza con la capitale ladrona e con un sud mafioso (anche se le infiltrazioni della mafia al nord stanno fortunatamente riducendo il gap).
Sta stretta a chi sente, a nord-est, il richiamo della madre lingua tedesca e non si sente simile, lui asburgico, ai borbonici statalisti che hanno pervaso con la loro mentalità il tessuto amministrativo nazionale.Sta stretta ai siciliani che vorrebbero un’indipendenza ancor maggiore. Ai valdostani che vorrebbero più soldi. Ai disoccupati che vorrebbero più lavoro. Ma non era una Repubblica democratica, fondata sul lavoro? Bene. Anzi male. Non c’è più lavoro. E non c’è più democrazia. In Valle d’Aosta il voto è controllato, ad familiam quando non ad personam. Controllano la partecipazione ai referendum. Se ti comporti in modo autonomo paghi. Ricapitoliamo: non c’è più lavoro e non c’è più democrazia. E’ rimasta la Repubblica per le altre regioni, anche se in Valle d’Aosta l’astro di Augusto ci ha riportati indietro ai tempi dell’Impero. La domanda era: sussistono o meno i motivi di festeggiare? Festeggiare cosa?