“Furbetti del cartellino”, bûcheron licenziato ricorre per riavere il posto in Regione

E’ uno dei tre dipendenti licenziati nell’aprile 2015, a seguito dell’apertura del procedimento penale chiusosi nel giugno dello stesso anno con il patteggiamento per "Falsa attestazione di presenza in servizio". L’udienza si terrà il 5 febbraio.
Il tribunale di Aosta
Cronaca

L’indagine per “Falsa attestazione di presenza in servizio” ne aveva fatto, alla fine del 2014, un caso di “furbetti del cartellino” ben prima che la questione divenisse una priorità nell’agenda del governo nazionale. La vicenda aveva riguardato tre “bûcherons” in servizio in seno all’Amministrazione regionale che, sulla base delle accuse mosse ai suoi dipendenti, li aveva licenziati.

Oggi si torna a parlare di quei fatti perché uno di loro, Nevio Yeuillaz, 55 anni, che all’epoca era anche vicesindaco di Perloz (ma oggi non riveste più cariche nell’Amministrazione comunale), vuole indietro il posto perso. Ha infatti presentato ricorso al Giudice del lavoro, Eugenio Gramola.

I tre taglialegna erano in servizio in un magazzino a Verrès dell’Assessorato dell’agricoltura e risorse naturali. La vicenda che li aveva coinvolti era cominciata alla fine del 2014, quando avevano ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini: gli inquirenti avevano accertato delle “timbrature allegre".

Subito dopo l’apertura del capitolo penale, la Regione aveva avviato un procedimento disciplinare a carico dei tre, conclusosi nell’aprile 2015 con il licenziamento. Per l’accusa di “Falsa attestazione di presenza in servizio”, gli ex dipendenti avevano poi patteggiato, il 5 giugno 2015 al Tribunale di Aosta, una pena di cinque mesi e dieci giorni di reclusione, oltre a 400 Euro di multa.

Trascorsi otto mesi da quando l’Amministrazione lo ha cancellato dal suo organico, Nevio Yeuillaz non ci sta e, assistito dall’avvocato Giuseppe Gallenca di Torino, ha scelto di intraprendere la strada del Giudice del lavoro per ottenere indietro il posto. Il ricorso con cui lo chiede è stato depositato alla fine di dicembre e l’udienza in cui verrà discusso è in calendario per il prossimo 5 febbraio. La Regione è intenzionata a costituirsi in giudizio.

“Nel ricorso – spiega l’avvocato Gallenca – poniamo non solo il problema dei rapporti tra il livello disciplinare e penale di queste vicende, che causano di fatto un raddoppio dei procedimenti sanzionatori, ma anche quello del profilo professionale cui apparteneva il mio assistito. Il boscaiolo, per la natura del suo lavoro, che avviene per buona parte sul territorio, non ha una possibilità di timbratura con sistemi via cellulare, come avviene ad esempio per i cantonieri. Come si fa a chiedergli di timbrare, se non gli vengono forniti?”.

Però, se il problema è di questo tipo, perché il suo cliente ha scelto il patteggiamento in tribunale, riconoscendo di fatto delle responsabilità? “A volte si patteggia, perché il formalismo giuridico può creare problemi più grossi. E’ una scelta processuale. Come diceva il povero Raul Gardini ‘se devo cadere dalla pianta, preferisco tagliarmi io il ramo’. Detto questo, mi rendo conto che questo ricorso sarà una battaglia e proprio per questo ho scelto di argomentare al massimo”.
 

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