Il tribunale della libertà ha respinto l’istanza di revoca degli arresti domiciliari per Fabrizio Pilatone, 45 anni di Ivrea, ex segretario comunale di Challand-Saint-Anselme, “Abbiamo saputo la decisione ieri sera – commenta l’avvocato di Pilatone, Gianni Maria Saracco – ora valuteremo il da farsi”. Infatti, hanno dieci giorni di tempo per impugnare la decisione del tribunale della libertà davanti ai giudici della Cassazione. Pilatone, assieme all’architetto Alessandro Savio di Valperga, è accusato di concorso in corruzione. Per Savio, già la settimana scorsa, i giudici del riesame avevano accolto l’istanza di revoca degli arresti domiciliari, e l’architetto era tornato in libertà, anche se i togati avevano confermato il quadro accusatorio.
Dalle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal pm Luca Ceccanti, è emerso che l’architetto Savio avrebbe versato tangenti per circa 11 mila euro a Pilatone allo scopo di ottenere svariati incarichi fiduciari di progettazione e di consulenza. A tale scopo il professionista avrebbe “pressato” il segretario comunale che stabiliva l'entità della “mazzetta”.
Pilatone il 6 marzo era stato messo agli arresti domiciliari, anche nell’ambito del primo filone dell’inchiesta Cheran, quello sulla turbativa d’asta. Savio, in quell’occasione, era stato denunciato a piede libero. Poi, per Pilatone, un mese dopo, nuova misura cautelare, e questa volta ai domiciliari era finito anche l’architetto canavesano. Nell’inchiesta, nel filone per la presunta turbativa d’asta, era finito nei guai anche il sindaco di Challand-Saint-Anselme, Graziano Grosjacques, anche per lui il pm Ceccanti aveva richiesto la misura cautelare, respinta dal gip di Aosta Maurizio D’Abrusco.