E’ tutto pronto, a Courmayeur, per la partenza della settima edizione del Tor des Géants, forse la più travagliata della giovane storia della corsa. Dopo mesi di polemiche, proclami, trattative e tribunali, oggi Alessandra Nicoletti e il suo staff hanno potuto finalmente sorridere, mentre lo speaker storico della manifestazione, Silvano Gadin (arrivato per direttissima da Cogne dove aveva appena annunciato i vincitori del 4K Alpine Endurance Trail) presentava i 25 top runners al via domattina, alle 10, da piazza Brocherel.
Il red carpet degli atleti più quotati, forse meno affollato rispetto al passato ma comunque seguito da un pubblico attento e molto coinvolto, si è svolto nella rinnovata location del Jardin de l’Ange, dove i lavori sono stati ultimati soltanto poche ore prima dell’evento. Davanti ad un maxischermo imponente, con una musica trionfale di sottofondo, i principali contendenti per la vittoria finale hanno sfilato lungo la passerella, per poi salire sul palco per ritirare il proprio pettorale.
Tutte contro Denise Zimmermann
Precedenza alle donne, come prevede il galateo, con otto atlete che cercheranno di detronizzare la vincitrice del 2015, la svizzera Denise Zimmermann. Tra queste ci sono Lisa Borzani e Maria Semerjian, rispettivamente seconda e quarta lo scorso anno, ma anche Silvia Trigueros Garrote, cuore e motore spagnolo, quinta all’Utmb 2013, così come l’inglese Jenn Gaskell, supportata da Montane e ininterrottamente sul podio di ultra di rilievo europeo dal 2009. Da tenere d’occhio ci sono anche altre due fuoriclasse che stanno quasi ai capi opposti degli emisferi, la sudafricana Linda Doke, oltre 25 Ultra vinte in carriera tra cui la Addo Elephant Trail Run, a fine febbraio di quest’anno, 100 miglia coperte in poco più di 29 ore e settima nella classifica assoluta, e la trentunenne islandese Elisabet Margeirsdottir, che quest’anno ha corso egregiamente, oltre che nel suo Paese, anche sulle lunghe distanze di Cortina e Hong Kong. Per quanto riguarda l’Italia, occhi puntato anche sulla biellese Marina Plavan. Non ci sarà, invece, la popolarissima Yulia Baykova, annunciata nelle scorse settimane tra le atlete al via.
Galeati favorito, Graglia, Perez, Doherty, e Passerat tra gli outsiders
Più combattuta e incerta la gara al maschile. Se Gianluca Galeati del Team Tecnica, secondo lo scorso anno, è il grande favorito della vigilia – “ho accumulato parecchia esperienza su questo percorso, il meteo sembra essere buono, temo in particolare Dan Doherty ma c’è un bel livello”, ha dichiarato questa sera – gli addetti ai lavori puntano forte su Michele Graglia.
Classe 1983, nel 2011 Graglia ha partecipato alla sua prima ultramaratona, la Keis, 160 km negli Usa, e poi negli anni seguenti, la 285 km della Milano-Sanremo alla Badwater, 135 miglia nella Death Valley, alla Yukon Arctic Ultra, in Canada. “Conosco solo una parte del percorso, per me sarà un viaggio incredibile – ha commentato sorridendo – ho delle belle sensazioni, non ho pressioni addosso, se sto bene farò la mia gara”.
Doherty, 37 anni, irlandese, ritiratosi lo scorso anno a Valtournenche mentre combatteva per un posto sul podio, non si pone limiti. “La mia strategia consiste nel partire con calma e finire forte, cercando di non strafare”, ha spiegato lasciandosi poi andare. “Ovviamente mi piacerebbe arrivare tra i primi”.
A seguire, un altro gruppetto “forte”: il tedesco Jens Lukas, classe 1966 e un curriculum di successi agonistici documentati fin dal 1990, con un primo posto alla Sparthatlon, in Grecia, già nel 1999, il russo Vladimir Kot, il folle neozelandese Kieron Berry (che potrebbe sostituire Nickademus Hollon nei cuori dei tifosi) e i due svizzeri, sempre temibili, Julien Voffray (vecchia conoscenza al Tor), Gael Droz e Michael Nançoz. E poi ci sono gli spagnoli, capitanati dal valdostano di adozione Pablo Criado Toca, del team Grivel, quattro volte finisher a Courmayeur e sempre nelle primissime posizioni. Con lui ci saranno Julio Cernuda Aldecoa, ma soprattutto Oscar Perez, vincitore del 2012, iscritto all’ultimo alla gara. “Sono qui soprattutto per amore del Tor – ha spiegato – per il resto vediamo come andrà: non sono in grande forma ma questa è una gara dove tutto può succedere”.
Possono dire la loro anche Oliviero Bosatelli, primo al recente Orobie Ultra Trail sulla distanza dei 140 km – “non ho mai corso gare così lunghe, il mio obiettivo principale è arrivare in fondo e poi si vedrà – e gli altri italiani in corsa, a partire da Alexander Rabenstainer, di Chiusa (Bz), che ha stravinto un’edizione della Südtirol Ultra Skyrace a tempo di record (121 km in 18 ore e 36 minuti), e Silvano Fedel, forte trentino.