“Erano le 17.15 circa, stavo lavorando alla reception, quando tra i colleghi si è diffusa la voce di un possibile attentato sulla Rambla: le notizie erano molto confuse, ma nel giro di poco sono iniziate ad arrivare tantissime telefonate, per sapere se stavamo bene. A quel punto ho capito che era tutto vero e che era accaduto qualcosa di gravissimo, a poca distanza da noi”.
La testimonianza dei tragici avvenimenti di ieri, a Barcellona, è di Andrea Cavallotto, 23 anni di Saint-Nicolas, studente iscritto all’ultimo anno del Corso di Laurea in Lingue e Comunicazione per l'impresa e il turismo all’Università della Valle d’Aosta. Da due mesi e mezzo vive a Barcellona e lavora in un ostello del centro, nell’ambito di uno stage lavorativo necessario per poi discutere la tesi di laurea. “L’ostello dista circa 20 minuti a piedi dalla Rambla – spiega il giovane – ma subito è scattato l’allarme anche nella nostra zona: tutte le attività della struttura sono state sospese e abbiamo consigliato ai clienti di restare dentro, al sicuro”. La tecnologia, nel frattempo, sgombra il campo da eventuali dubbi residui: un furgone ha travolto la folla, sulla Rambla, facendo tredici vittime e un centinaio di feriti. “Ci siamo incollati ai computer e ai telefoni per capire cosa stava accadendo – spiega ancora – e alcune testate hanno iniziato a parlare di sparatorie, fughe e inseguimenti”.
Nel susseguirsi incessante di voci e smentite, arriva anche la notizia di una caccia all’uomo: le autorità sono sulle tracce di un uomo con la maglia a righe blu e bianche “A un certo punto, intorno alle 18.30, proprio di fronte a noi, dove c’era un posto di blocco, abbiamo assistito all’arresto di un uomo corrispondente alla descrizione. Non so se fosse uno degli attentatori (è improbabile, tre sono stati arrestati fuori città e uno, l’autista del furgone, è ancora in fuga, ndr), sono stati attimi di grande tensione”.
Paura e angoscia che non si sono attenuati con il passare delle ore. “Tanti turisti sono venuti a chiedere se avevamo posto per dormire – aggiunge il giovane studente – perché impossibilitati a rientrare nei loro alberghi sulla Rambla. Alle 23 è arrivato anche un gruppo di turisti italiani che si trovava in zona durante l’attentato, raccontando di aver visto la gente iniziare a correre e rifugiarsi nei bar, urlando disperata”. La città è rimasta paralizzata per gran parte della notte, con strade chiuse, posti di blocco e metropolitana ferma. Questa mattina, il lento ritorno alla normalità. “Ho sentito altri amici valdostani che sono qui per studiare e lavorare: stanno tutti bene, nessuno fortunatamente si trovava lì in quel momento”, conclude il giovane, che senza dubbio non scorderà più quel maledetto pomeriggio. “Sembra impossibile che sia successo qui, siamo ancora tutti frastornati”.