Presunta corruzione su “The Stone”, rinviata l’udienza preliminare

I difensori dei tre imputati hanno chiesto dei termini per dare luogo alla trascrizione delle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta. L’udienza è così stata aggiornata dal giudice Paladino al prossimo 26 giugno.
Residence The Stone
Cronaca

Poco dopo il suo avvio, è stata rinviata al prossimo 26 giugno l’udienza preliminare sul presunto patto corruttivo nel rilascio dell’autorizzazione per realizzare il maxi-complesso “The Stone” a Cervinia (Valtournenche). I difensori dei tre imputati hanno chiesto i termini per dare luogo alla trascrizione delle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta. Il giudice Davide Paladino ha così aggiornato l’udienza.

A giudizio compaiono l’impresario Ezio Colliard (già legale rappresentante della “Vico Srl”), suo figlio Tiziano Colliard (cui gli inquirenti riconducono, assieme al padre, le scelte strategiche e operative dell’azienda) e l’architetto Valerio Cappelletti, ex componente della Commissione edilizia comunale. Tutti sono accusati di corruzione per l’esercizio della funzione.

Secondo le risultanze dell’inchiesta, chiusa lo scorso ottobre, Cappelletti si sarebbe messo a disposizione dell’impresa, per agevolarne gli interessi nell’ambito della Commissione edilizia comunale, incluso il voto favorevole, il 23 gennaio 2023, sul parere per la realizzazione di “The Stone”. In cambio, è sempre la tesi d’accusa, Colliard gli avrebbe riconosciuto più utilità.

Anzitutto, la promessa della somma di 330mila euro, in parte anticipata con l’assegno circolare da poco più di 10mila euro consegnato dall’impresario al professionista nel pomeriggio in cui entrambi erano stati arrestati lo scorso 19 maggio. I due, prima di essere fermati dalla Guardia di finanza, avevano lasciato lo studio di un notaio, per un atto di compravendita di terreni dell’“area camper” a Valtournenche, parte dei quali proprietà di Cappelletti.

Per la Procura di Aosta, l’impegno di Colliard ad accelerare l’operazione sarebbe stato parte dell’accordo, traducendosi nell’applicazione a favore di Cappelletti di un sovrapprezzo celato agli altri venditori, corrispondente ai 300mila euro promessi. La difesa degli indagati (che, nel frattempo, hanno avuto gli arresti sostituiti da misure interdittive) sostiene invece che quei 300mila euro fossero un trasferimento lecito, riguardante un compenso professionale non relativo al maxi complesso ai piedi del Cervino.

I titoli edilizi per l’opera erano stati negati dal Comune, con comunicazione dello scorso settembre, alla “Vico Srl”. Due pareri legali, giunti all’amministrazione, avevano infatti fatto emergere delle problematiche, in particolare rispetto alla possibilità di beneficiare della “legge casa”, come concepito dai costruttori.

Realizzazione di “The Stone”, la Procura chiede il processo per corruzione

11 gennaio 2024

“The stone”
Un rendering per la realizzazione “The stone”.

La Procura di Aosta ha depositato, al Gip del Tribunale, la richiesta di rinvio a giudizio per tre persone, relativamente al presunto patto corruttivo nel rilascio dell’autorizzazione per realizzare il maxi-complesso “The Stone” a Cervinia (Valtournenche). Si tratta dell’impresario Ezio Colliard (già legale rappresentante della “Vico Srl”), di suo figlio Tiziano Colliard (cui gli inquirenti riconducono, assieme al padre, le scelte strategiche e operative dell’azienda) e dell’architetto Valerio Cappelletti, ex componente della Commissione edilizia comunale. L’accusa per tutti è di corruzione per l’esercizio della funzione.

Stando all’inchiesta, chiusa lo scorso ottobre, Cappelletti si sarebbe messo a disposizione dell’impresa, per agevolarne gli interessi nell’ambito della Commissione edilizia comunale, incluso il voto favorevole, il 23 gennaio 2023, sul parere per la realizzazione del complesso “The Stone”. In cambio, avrebbe ricevuto da Colliard più utilità. Anzitutto – è la tesi della Procura – la promessa della somma di 330mila euro, in parte anticipata con l’assegno circolare da poco più di 10mila euro consegnato dall’impresario al professionista nel pomeriggio in cui entrambi erano stati arrestati lo scorso 19 maggio.

I due, prima di essere fermati dai militari della Guardia di finanza, avevano lasciato lo studio di un notaio, per un atto di compravendita di terreni dell’“area camper” a Valtournenche, parte dei quali di proprietà di Cappelletti. Per gli inquirenti, l’impegno di Colliard ad accelerare quell’operazione sarebbe stato parte dell’accordo, traducendosi nell’applicazione a favore di Cappelletti di un sovrapprezzo (celato agli altri venditori) corrispondente ai 300mila euro promessi.

La difesa degli indagati (per cui gli arresti sono stati sostituiti nel mentre con delle interdizioni) ha sempre sostenuto che quei 300mila euro fossero un trasferimento lecito, riguardante un compenso professionale non relativo a The Stone.

Chiusa l’inchiesta su “The Stone”, tre gli indagati

Con la chiusura dell’inchiesta, si delinea il quadro delle contestazioni mosse dalla Procura di Aosta per il presunto patto corruttivo nel rilascio dell’autorizzazione per realizzare il maxi-complesso “The Stone” a Cervinia (Valtournenche). L’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione è mossa a tre persone: l’impresario Ezio Colliard (già legale rappresentante della “Vico Srl”), suo figlio Tiziano Colliard (cui, per gli inquirenti, vanno ricondotte, assieme al padre, le scelte strategiche e operative dell’azienda) e l’architetto Valerio Cappelletti, ex componente della commissione edilizia del Municipio ai piedi del Cervino.

Tutti hanno ricevuto la notifica della conclusione delle indagini preliminari, inviata anche alla “Vico Srl”, cui gli inquirenti – coordinati dal pm Luca Ceccanti – addebitano l’illecito amministrativo derivante dai reati ipotizzati nei confronti dei propri rappresentanti. Stando all’inchiesta, Cappelletti si sarebbe messo a disposizione dell’impresa, per agevolarne gli interessi nell’ambito della Commissione edilizia comunale, incluso il voto favorevole, il 23 gennaio 2023, sul parere per la realizzazione del complesso “The Stone”. In cambio, avrebbe ricevuto da Colliard più utilità.

Anzitutto, sostiene la Procura, la promessa della somma 330mila euro, parte dei quali (poco più di 10mila) consegnati dall’impresario al professionista con un assegno circolare nel pomeriggio in cui entrambi erano stati arrestati dalla Guardia di finanza, lo scorso 19 maggio. I due, oggetto nelle indagini anche di intercettazioni, avevano appena lasciato lo studio di un notaio nel centro di Aosta, per un atto di compravendita di terreni dell’“area camper” a Valtournenche, parte dei quali di proprietà di Cappelletti.

Per gli inquirenti, l’impegno di Colliard ad accelerare quell’operazione sarebbe stato parte dell’accordo, giacché a favore di Cappelletti sarebbe stato applicato un sovrapprezzo (celato agli altri venditori) corrispondente ai 300mila promessi. Stando all’inchiesta, l’accordo corruttivo si sarebbe completato con la disponibilità dell’impresario ad agevolare il pagamento all’architetto di prestazioni professionali ritenute non dovute (perché senza mandato degli altri coinvolti) e di importo modesto.

Dalla notifica dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari, gli indagati hanno 20 giorni per esercitare alcune facoltà difensive (tra le quali presentare investigazioni difensive, memorie, documentazione, chiedere di essere sentiti dal pubblico ministero, o di compiere altri atti d’indagine). Trascorso il termine, la Procura deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio. Su questa vicenda giudiziaria pende, inoltre, ancora un ricorso in Cassazione, legato all’applicazione delle misure cautelari nei confronti di due indagati.

All’indomani dell’arresto di Ezio Colliard e Valerio Cappelletti, la Procura aveva chiesto al Gip del Tribunale di Aosta di mantenere entrambi ai “domiciliari”. Il giudice, pur convalidando i fermi, aveva però parlato di quadro indiziario che, “seppur sussistente, non risulta connotato da gravità tale da giustificare l’adozione” delle misure. Una decisione impugnata dalla Procura al Tribunale del riesame, che ha accolto il ricorso, disponendo però delle interdizioni per entrambi gli indagati e non di limitazione della libertà personale.

di Christian Diemoz

Inchiesta “The Stone”, il Riesame rileva “l’intreccio di interessi” tra gli indagati

Colliard Cappelletti
Gli indagati Colliard e Cappelletti.

“Dal punto di vista fattuale”, sebbene “l’imputazione sia formulata in modo semplificato, come se i 300mila euro fossero una classica ‘mazzetta’ di contanti promessa in seno ad un patto corruttivo, è più che evidente la connessione sinallagmatica tra lo scambio di promesse vantaggiose per ambedue le parti del rapporto amministrativo, in spregio ai doveri di imparzialità che devono presidiare i procedimenti della pubblica amministrazione ed anche le fasi consultive rilevanti per i successivi provvedimenti decisori o ricognitivi”.

E’ la considerazione da cui i giudici del Tribunale del Riesame del Torino muovono per accogliere in parte il ricorso della Procura di Aosta, depositato dopo che il Gip del Tribunale, nello scorso maggio – pur convalidandone l’arresto in flagranza di reato – aveva rigettato l’applicazione di misure cautelari per i due indagati nell’inchiesta sulla presunta corruzione nel rilascio dell’autorizzazione per realizzare il maxi-complesso “The Stone” a Cervinia (Valtournenche).

L’ordinanza, depositata l’altro ieri, mercoledì 16 agosto, dispone per l’impresario Ezio Colliard (già legale rappresentante della “Vico Srl”) e per l’architetto Valerio Cappelletti, ex componente della commissione edilizia del Comune di Valtournenche, l’interdizione temporanea, rispettivamente dagli uffici direttivi delle imprese e dai pubblici uffici. Un provvedimento della durata di sei mesi, attualmente sospeso per la possibilità del ricorso in Cassazione (già annunciato dall’avvocato Corrado Bellora, che assiste Colliard).

Corruzione? “Un fondato timore”

Per i magistrati torinesi, “le indagini ed il successivo contraddittorio tra le parti hanno consentito di accertare che durante intercettazioni”, svolte nell’inchiesta coordinata dal pm Luca Ceccanti, “emergeva un rapporto di particolare cordialità ed intreccio di interessi tra Colliard e Cappelletti, tale da ingenerare il fondato timore che, dati i rispettivi ruoli e la evocazione delle somme di denaro ricordate, potesse essere in corso una articolata fattispecie corruttiva”.

I “ricattini” come strategia aziendale

Nella ricostruzione della vicenda operata dai giudici del Riesame (il ricorso della Procura si è basato in larga parte su conversazioni intercettate e verbali di “sommarie informazioni” e interrogatori), Colliard avrebbe “elevato a vera e propria strategia aziendale l’adozione dei cosiddetti ricattini”.

Quello attuato nel caso specifico sarebbe consistito “nell’allettare Cappelletti con una concreta, sia pur condizionata, chance di vendita insperata dell’area Camper e di conseguente loculpletazione di una lauta parte del prezzo promesso, tenuta appositamente nascosta agli altri venditori perché oggetto di un cospicuo abbattimento nominale del prezzo in origine richiesto (3 milioni) al prezzo formale di 2,5 milioni, in realtà ammontante a 2,8 milioni di euro, comprensivi dei 300mila euro promessi a Cappelletti”.

Così facendo, agli occhi del Riesame, l’impresario avrebbe ottenuto in cambio, dall’architetto, “sia il voto favorevole per ‘the Stone’ (di interesse esclusivo di Colliard) in seno alla Commissione edilizia, che si è visto essere il vero organo decidente del Comune sulle questioni tecniche di settore”, sia “l’attività (nell’interesse condiviso tra i due indagati) di collaborazione progettuale e burocratica, di pressione ed influenza sui funzionari del Comune, per garantire la rapida approvazione anche della base (il PUD) da cui far partire i progetti relativi al futuro complesso alberghiero sull’Area Camper in modo da renderla appetibile ai compratori e/o gestori (si è già visto come tre fossero in attesa di trattative)”.

Fondato l’argomento del pm

Da questo punto di vista, secondo i giudici “è innegabilmente ragionevole l’osservazione del Pubblico Ministero appellante che ha fatto notare come, improvvisamente dopo anni di inerzia e di rischio di prescrizione di eventuali pretese legittime già maturate in precedenza, Cappelletti si sia risvegliato concordando con Colliard la propria provvigione occulta per l’affare dell’ex Area Camper poco prima del voto sull’affare ‘the Stone’ e poi ponendo in essere tutte le premesse, per poterla conseguire, subito dopo l’emissione del parere positivo sull’opera appena valutata in Commissione (risalente al 23 gennaio 2023, mentre un primo parere negativo è del 19 dicembre dell’anno prima, ndr.)”.

Il Tribunale del Riesame ritiene “che lo scambio di promesse ed accettazioni, richieste come requisito essenziale del reato, vi sia stato e che vi sia una complessa connessione tra le prestazioni rispettivamente effettuate in parte, nell’ambito di una evidente consuetudine a collaborare ed a favorirsi reciprocamente”. Una consuetudine che “lambisce quel mercimonio della funzione cui pure ha fatto esplicito riferimento l’imputazione provvisoria”.

Le interdizioni anziché gli arresti

Il campione di elementi “che si è potuto analizzare in questa vicenda, – si legge nelle trenta pagine dell’ordinanza – è, in effetti, sintomatico di un più ampio rapporto di asservimento che, tuttavia, vede Cappelletti non stabilmente collocato ‘a libro paga’ di Colliard, bensì disposto a spendersi in relazione a singoli intrecci di affari, di comune interesse o vantaggio economico, quindi su una posizione di maggiore parità e con un andamento più discontinuo, richiedente specifiche trattative volta per volta”.

Nello stabilire la necessità di misure, i giudici ritengono che le dimissioni e la decadenza di entrambi gli indagati dai rispettivi ruoli formali sia “sufficiente solo a far ritenere affievolite, ma non insussistenti, le esigenze cautelari, proprio perché il modus operandi emerso in concreto può ben ripetersi anche con ruoli del tutto informali, di faccendieri o amministratori di fatto, idonei ad incidere con prospettazioni di altri scambi di utilità su chi rivesta ex novo ruoli ed incarichi formali, ed anche in relazione ad enti e territori diversi dal solo Comune di Valtournencnhe”. Da qui, la scelta delle due interdizioni, considerando “eccessivo ricorrere agli arresti domiciliari invocati dall’appellante”.

di Christian Diemoz

Il Riesame applica misure a Cappelletti e Colliard

E’ arrivata la decisione del Tribunale del Riesame di Torino, sulle misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta relativa ad una presunta corruzione per il rilascio dell’autorizzazione alla realizzazione del maxi-complesso “The Stone” a Cervinia. I giudici, riconoscendo il quadro indiziario del reato ipotizzato, hanno accolto il ricorso della Procura di Aosta (seguito alla mancata applicazione, ai due indagati, degli arresti domiciliari, da parte del Gip). Sono state però disposte misure interdittive e non di limitazione della libertà personale (chieste, invece, dall’ufficio inquirente).

Per l’impresario Ezio Colliard (legale rappresentante della “Vico Srl”) il Riesame ha disposto il divieto di esercitare uffici direttivi delle imprese. All’architetto Valerio Cappelletti, già componente della Commissione edilizia del Comune di Valtournenche, è applicato invece il divieto di esercitare un pubblico ufficio. Per entrambi, la durata dell’interdizione è temporanea e stabilita in sei mesi. Va, però, sottolineato che l’ordinanza del Tribunale del Riesame è attualmente sospesa e gli indagati, per ora, non sono sottoposti ad alcuna restrizione.

Colliard e Cappelletti hanno, infatti, la possibilità di impugnare la pronuncia dinanzi alla Cassazione. Un cammino che il difensore del primo annuncia sin d’ora. Quella del riesame, per il difensore Corrado Bellora, è “una decisione che si pone a metà tra le due posizioni, perché accoglie parzialmente il ricorso del Pubblico ministero, ma non dispone gli arresti domiciliari. Ovviamente, è un risultato che non mi soddisfa, perché si sperava di vedere confermata la linea del Gip di Aosta, ma nemmeno sconfessa la linea difensiva seguita sinora ed è per questo che faremo ricorso in Cassazione”.

La discussione al Riesame si era tenuta lo scorso 13 luglio. Il fascicolo è affidato al pm Luca Ceccanti. Cappelletti è assistito dall’avvocato Filippo Vaccino. Dopo l’arresto dei due, scattato per gli inquirenti in flagranza di reato il 19 maggio scorso, il Gip Giuseppe Colazingari aveva scarcerato entrambi gli indagati perché “il quadro indiziario, seppur sussistente, non risulta connotato da gravità tale da giustificare l’adozione” della misura chiesta dalla Procura, cioè i domiciliari. Una visione che i giudici del Riesame non hanno confermato.

di Christian Diemoz

Inchiesta “The Stone”, il Riesame si è riservato la decisione

I giudici del Tribunale del Riesame di Torino si sono riservati la decisione (che è quindi attesa prossimamente) sulla richiesta, reiterata dalla Procura della Repubblica dopo il rigetto da parte del Gip di Aosta, di arresti domiciliari per l’impresario Ezio Colliard (legale rappresentante della “Vico Srl”) e per l’architetto Valerio Cappelletti, già componente della Commissione edilizia del Comune di Valtournenche.

L’udienza – programmata e poi spostata a giovedì 13 luglio, in ragione delle massive produzioni di documenti e memorie effettuate da accusa (il fascicolo è affidato al pm Luca Ceccanti) e difesa (Colliard è assistito dall’avvocato Corrado Bellora e Cappelletti dal collega Filippo Vaccino) – è durata poco oltre un’ora.

“The stone”
“The stone”

La vicenda ruota attorno ad una presunta corruzione (nell’impostazione della Procura) per il rilascio dell’autorizzazione alla realizzazione del maxi-complesso “The Stone” a Cervinia. Con questa contestazione, lo scorso 19 maggio i due indagati erano stati arrestati ad Aosta, per gli inquirenti in flagranza di reato, subito dopo la cessione, dall’impresario al professionista, di una somma di denaro che per gli uomini della Guardia di finanza era una tangente..

Secondo le difese, che si sono viste riconoscere le loro ragioni dal Gip Giuseppe Colazingari (la richiesta di misura della pubblica accusa è stata rigettata per “assenza di gravi indizi”), l’interlocuzione tra Colliard e Cappelletti, ma soprattutto l’assegno passato tra le loro mani, nulla aveva a che vedere con il progetto di residence, ma con attività professionali svolte dall’architetto per la realizzazione di un complesso alberghiero nell’area “Camper” a Valtournenche.

La Procura, sulla base di altri elementi d’indagine (vedi alcuni dialoghi intercettati nella “imponente attività captativa” menzionata anche nell’ordinanza del Giudice), ha però rilanciato – sostenendo che le asserite prestazioni professionali pregresse fossero in realtà il “paravento” per dare dignità formale al patto corruttivo – e ora la palla è nel campo dei giudici del Riesame.

La Procura valuta di impugnare la decisione del Gip

All’indomani della mancata applicazione della misura cautelare chiesta dalla Procura per l’impresario Ezio Colliard (legale rappresentante della “Vico Srl”) e per l’architetto Valerio Cappelletti – perché, sono parole del Gip Giuseppe Colazingari nell’ordinanza, “il quadro indiziario, seppur sussistente, non risulta connotato da gravita tale da giustificare l’adozione” degli arresti domiciliari – gli inquirenti ragionano sul prossimo passo da compiere nel procedimento per corruzione, che ruota attorno al complesso “The Stone”.

In particolare, il pm Luca Ceccanti, titolare del fascicolo, incassato l’esito che non può essere definito favorevole all’accusa, sta valutando l’impugnazione della decisione del giudice dinanzi al Tribunale del Riesame. L’indagine non è chiusa, gli accertamenti sono destinati a farsi ancora più approfonditi a seguito degli arresti dei due indagati (convalidati dal Gip), e gli investigatori mirano a confutare la tesi accolta integralmente dal magistrato.

Secondo il giudice, dalle dichiarazioni rese da Gabriele Accornero (sentito dal difensore di Colliard, l’avvocato Corrado Bellora, in qualità di consulente d’azienda della “Vico”) e “dalla documentazione prodotta appare verosimile che la somma da versare al Cappelletti (assistito dal legale Filippo Vaccino) fosse la retribuzione per le attività da quest’ultimo svolte in relazione” all’operazione di “realizzazione di un complesso alberghiero nell’area denominata ‘Camper’” a Valtournenche.

Nella sua impostazione accusatoria, la Procura ritiene tuttavia che la scrittura privata sottoscritta da Colliard e, tra gli altri, Cappelletti dinanzi ad un notaio poco prima di finire agli arresti, non fosse altro che il “paravento” per dare dignità formale ad un accordo corruttivo tra i due indagati, di cui la realizzazione del complesso “The Stone” (investimento da oltre 60 milioni di euro complessivi) era il fulcro (ma non il solo aspetto).

Per questo, gli uomini della Guardia di finanza – coordinati dal Pubblico ministero – sono entrati in azione quando hanno assistito al passaggio dell’assegno circolare da circa 10mila euro dalle mani di Colliard a quelle di Cappelletti, usciti da poco da uno studio notarile nel centro di Aosta. Per le difese (e per il Gip), un acconto su una prestazione professionale da 330mila euro. Per l’accusa, un “corrispettivo” iniziale per la remunerazione di “atti contrari ai doveri d’ufficio” da parte dell’architetto.

Tra questi, “l’espressione di voto positivo” in seno alla Commissione edilizia comunale (di cui è componente quale membro esperto) sul parere (consultivo) sull’opera, “per la spendita del suo ruolo in relazione all’approvazione del progetto”, nonché per “una generale messa a disposizione delle sue prerogative pubblicistiche finalizzate a garantire vantaggi patrimoniali alla ‘Vico’ relativamente alla realizzazione del complesso edilizio ‘The Stone” e “di altri lavori di rilevante importo”.

Nella lettura del Gip, non v’è evidenza della correlazione tra la maxi-opera che molto ha fatto discutere ai piedi del Cervino e l’intesa sottoscritta tra le parti (un’operazione da oltre 25 milioni di euro, secondo il piano economico prodotto in sede di interrogatorio di garanzia). Ciò, unito al fatto che “la figura del Cappelletti assume un ruolo decisamente marginale, specie se valutato in relazione alla funzione meramente consultiva della commissione edilizia” di cui è componente, porta il giudice a “chiedersi quale sia la causale del pagamento che il Colliard avrebbe dovuto effettuare”.

Agli occhi degli inquirenti, però, la logicità di tali deduzioni non può costituire parametro esaustivo di una scrittura che sarebbe nata proprio per “mascherare” un patto corruttivo. Per la Procura, alcuni dialoghi intercettati nella “imponente attività captativa” ripresa anche dal Gip nella sua ordinanza, avviata alla fine del 2022 e proseguita fino alle scorse settimane, corroborerebbero l’illiceità dell’accordo tra gli indagati e supererebbero quindi le ragioni formali “imbastite” per l’accordo. L’onere della prova sta a chi accusa e la partita pare destinata ad avere un tempo da disputarsi sul campo del Tribunale del Riesame.

di Christian Diémoz

“The Stone”: il quadro indiziario, “seppur consistente”, non giustifica la misura cautelare

A stretto giro, arrivano le motivazioni che hanno spinto il gip di Aosta Giuseppe Colazingari, che nell’ordinanza ha convalidato gli arresti dell’imprenditore Ezio Colliard e dell’architetto Valerio Cappelletti, a negare la misura cautelare per “assenza di gravi indizi”.

“Il quadro indiziario, seppur consistente – si legge -, non risulta connotato da gravità tale da giustificare l’adozione della misura cautelare“. “L’arresto deve essere convalidato in quanto la situazione prospettatasi, valutata unitamente al bagaglio conoscitivo della stessa rappresentato dagli esiti dell’imponente attività captativa precedentemente posta in essere, ben potevano far ritenere integrata la fattispecie criminosa ipotizzata che senz’altro giustificava l’arresto”, prosegue il giudice per le indagini preliminari.

“Dalle conversazioni intercettate emergono solo sporadici riferimenti all’approvazione del progettoThe Stone‘ e, nell’ambito di tali conversazioni, la figura del Cappelletti assume un ruolo decisamente marginale, specie se valutato in relazione alla funzione meramente consultiva della commissione edilizia – si legge ancora nell’ordinanza -. Viene legittimamente da chiedersi quale sia la causale del pagamento che il Colliard avrebbe dovuto effettuare”.

Non solo, dal momento che “emerge come uno dei punti centrali delle conversazioni fosse quella della realizzazione di un complesso alberghiero nell’area denominatacamper‘, operazione che potrebbe rientrare tra gli ‘altri lavori di rilevante importo‘ menzionati nel capo di imputazione d’incolpazione provvisoria. Appare verosimile che la somma da versare al Cappelletti fosse la retribuzione per le attività di quest’ultimo svolte in relazione a detta operazione, peraltro da riconoscere sotto forma di ‘success fee‘ e cioè in caso di esito positivo dell’operazione medesima. Effettivamente il Cappelletti risulta avere svolto numerose attività professionali relative all’area camper”.

Poi, “circa le opache modalità con cui tale somma avrebbe dovuto essere corrisposta” Caolzingari aggiunge che “gli indagati hanno candidamente ammesso che si trattava di mere ipotesi per consentire al professionista di pagare meno imposte“.

Stando all’accusa, i due indagati concludevano “un patto corruttivo connotato dalla percezione di utilità patrimoniali da parte di Colliard e della Vico srl, in particolare dalla espressione di voto favorevole da parte di Cappelletti in relazione al parere relativo alla realizzazione del complesso immobiliare ‘The Stone’, atto contrario ai doveri di ufficio e, quale emolumento corrispettivo prima la promessa da parte di Colliard a favore di Cappelletti, della somma di 330.000 euro, anticipate dalla consegna, tramite assegno circolare, della somma di 10.276 euro”.

di Luca Ventrice

I due arrestati tornano in libertà. Convalidato l’arresto, negata la misura cautelare

Gli arresti dell’imprenditore Ezio Colliard e dell’architetto Valerio Cappelletti sono stati convalidati. Per i due, però, è stata negata la misura cautelare per “assenza di gravi indizi”, e torneranno in libertà.

A deciderlo, il 22 maggio, il giudice per le indagini preliminari di Aosta Giuseppe Colazingari. Colliard e Cappelletti erano stati arrestati il 19 maggio dalla Guardia di finanza. Secondo gli inquirenti in flagranza di reato, dopo essersi scambiati un assegno circolare di circa 10mila euro. Secondo gli inquirenti si trattava di un anticipo per una consulenza da 300mila euro affidata all’amministratore unico della Vico srl Colliard perché Cappelletti, “nella sua qualità di pubblico ufficiale” – essendo membro della Commissione edilizia del Comune di Valtournenche – fornisse parere positivo al rilascio per la costruzione del condominio “The Stone”.

Soddisfatti i difensori, che all’uscita dal Tribunale hanno ribadito come la questione non c’entri con il condominio che dovrebbe sorgere a Cervinia, al posto dell’attuale Hotel Fosson. “È stato convalidato l’arresto – ha detto l’avvocato Corrado Bellora, che difende Colliard –, ma è stata revocata per gli indagati la misura cautelare a causa dell’assenza di gravi indizi. Siamo soddisfatti, è quello che abbiamo chiesto e sempre detto. L’operazione The Stone non c’entra assolutamente nulla con questa vicenda”. Linea che conferma Filippo Vaccino, legale di Cappelletti: “Tutti i gravi fatti sono stati chiariti, nulla c’entraThe Stone’, il nostro assistito non ha nulla a che vedere con quella operazione”.

di Luca Ventrice

Il pm ha chiesto la convalida dell’arresto per Colliard e Cappelletti

Residence The Stone
Residence The Stone

L’imprenditore valdostano Ezio Colliard della Vico Srl e l’architetto Valerio Cappelletti, membro della commissione edilizia del comune di Valtournenche, arrestati dalla Guardia di Finanza per un presunto accordo corruttivo concernente il rilascio dei titoli idonei alla realizzazione del complesso residenziale The Stone a Cervinia, sono comparsi in tribunale questa mattina. Entrambi hanno risposto alle domande del magistrato.

Il pm Luca Ceccanti che ha coordinato le indagini, complesse e articolate, ha chiesto la convalida dell’arresto e il mantenimento della misura cautelare dei domiciliari per entrambi. L’udienza davanti al gip è prevista all’inizio della settimana prossima.

Colliard e Cappelletti erano stati arrestati nel pomeriggio del 19 maggio ad Aosta, all’uscita di uno studio notarile (estraneo ai fatti), dagli uomini delle Fiamme Gialle che hanno proceduto anche al sequestro del contratto di consulenza da circa 300 mila euro, dell’assegno circolare da poco più di 10 mila euro, considerato l’anticipo, e di una scrittura privata che prevede la compravendita di alcuni terreni.

La posizione della difesa: “L’operazione The Stone non c’entra assolutamente nulla con questa vicenda”

Secondo quanto dichiarato all’ANSA dall’avvocato Corrado Bellora, difensore di Colliard, ascoltato per circa un’ora e mezza dagli inquirenti, “l’operazione The Stone non c’entra assolutamente nulla con questa vicenda. Questa vicenda è relativa a un’altra operazione della Vico, riguarda l’acquisizione di un albergo, in ordine alla quale ci siamo difesi sostenendo la piena liceità, in quanto si trattava di un compenso professionale, dato all’architetto Cappelletti per l’attività da lui svolta, che abbiamo documentato. The Stone non ha alcun tipo di attinenza con questa indagine” e “con questa dazione di 300 mila euro, che peraltro è lecita, perché era un compenso professionale, ma non riferito a The Stone. Questo per me è un dato essenziale che anche la Vico ci tiene a confermare”.

Filippo Vaccino, avvocato difensore di Cappelletti, interrogato dalla procura per oltre un’ora, invece, non ha rilasciato dichiarazioni.

L’arresto di Colliard e Cappelletti

Sul condominio a nove piani The Stone di Cervinia, non sono solo alcuni cittadini del paese ad avervi puntato i riflettori. I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Aosta, dopo complesse e articolate indagini coordinate dal Pm Luca Ceccanti hanno arrestato il 19 maggio in flagranza di reato l’imprenditore valdostano Ezio Colliard della Vico Srl e l’architetto Valerio Cappelletti, in relazione ad un presunto accordo corruttivo concernente il rilascio dei titoli idonei alla realizzazione del complesso residenziale.

Secondo gli inquirenti il professionista si sarebbe accordato con l’imprenditore, adoperandosi anche, nella sua qualità di pubblico ufficiale, in quanto membro esperto della Commissione edilizia del comune di Valtournenche, per l’ottenimento del parere positivo sul rilascio del titolo a costruire. Quale contropartita avrebbe ricevuto la promessa di una dazione complessiva di 300mila euro.

I due, alla luce di quanto sinora emerso delle indagini, avrebbero pattuito di diluire il pagamento della somma nel tempo, sotto forma di corrispettivo per false consulenze, con un anticipo pari a poco più di 10 mila euro, tramite un assegno circolare, il cui scambio fra i due arrestati è avvenuto, sotto gli occhi dei finanzieri, nel pomeriggio di oggi, venerdì 19 maggio.

Entrambi sono stati posti, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, agli arresti domiciliari, in attesa della convalida, in programma per domani. Sono in corso una serie di perquisizioni presso le abitazioni e gli uffici degli indagati.

La precisazione del sindaco di Valtournenche: “La concessione edilizia non è stata rilasciata”

Il sindaco di Valtournenche, Jean-Antoine Maquignaz, dopo aver appreso dagli organi di informazione dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura della Repubblica di Aosta in relazione al complesso residenziale The Stone, ha voluto ricordare che “la concessione edilizia non è stata rilasciata e che il Comune è in attesa di ricevere gli approfondimenti legali commissionati allo studio Carnelli di Aosta e allo studio Bonelli di Milano”. Il sindaco e la comunità ripongono la loro fiducia nel lavoro degli inquirenti.

“Una vicenda inquietante che richiede grande attenzione”

Anche la politica, o almeno una piccola parte del mondo politico locale, ha espresso subito interesse per la vicenda. “È un fatto inquietante e sconcertante, di cui occorrerà seguire con attenzione gli sviluppi nei prossimi giorni”, commentano le due consigliere di PCP, Erika Guichardaz e Chiara Minelli.

“La vicenda del megaprogetto aveva sollevato in noi più di un interrogativo e nelle settimane scorse avevamo presentato delle iniziative in Consiglio regionale per avere chiarimenti. Anche alla luce di quanto sta emergendo, aldilà degli accertamenti che spettano naturalmente agli inquirenti, ribadiamo che l’attenta analisi da noi richiesta in Consiglio aveva ed ha tutta la sua ragion d’essere e ci rammarichiamo che non sia stata presa in considerazione. Siamo convinte che di fronte a progetti fortemente impattanti sul territorio, che prevedono aumenti notevoli di volumetrie, sia necessaria la massima trasparenza e, da parte della Regione, una seria riflessione sulla “legge casa”, strumento urbanistico ormai datato e nato con altre finalità”.

6 risposte

  1. Mah… già che leggo parole come “sinallagmatica” e “loculpletazione”, penso che la storia finirà come al solito. Dopo anni spesi per pagare avvocati solo per capire il significato dei capi d’accusa, tutto si risolverà con la solita fuffa e un nulla di fatto.
    Certo… non dopo aver messo in croce ‘sti poveracci che verranno messi alla gogna dalla gente che li accuserà con ignominiosi epiteti del genere: “tu, vergognoso sinallagmatico che si è turpemente macchiato di loculpletazione!”, che rimarrano per sempre.

  2. Bisogna dare merito di una cosa..il far passare almeno una tappa del giro d’Italia in VDA..ha fatto sì che ci sia stata una seppur parziale riasfaltatura dell’asse sestradale centrale e della valle del Gran San Bernardo…con le relative chiusure di buche e rifacimento di segnaletica stradale….Coraggio ..Con il vicino giro della VDA anche le altre valli laterali beneficeranno di questo “contentino”…….

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