Che cosa racconta:
Casablanca, 1942. Sullo sfondo di una guerra che divide l’Europa e il mondo intero, Max e Marianne, agente dei servizi segreti lui e membro della resistenza francese lei, si ritrovano ad essere complici ed alleati, seppur ancora sconosciuti. Ben presto, tuttavia, con la stessa luminosità con cui il sole che sorge illumina le dune del deserto, il loro legame sul campo di battaglia si trasforma ed evolve in una passionale storia d’amore. Atterrati a Londra, dove la guerra non smette di mietere vittime e seminare il terrore, anche la solidità della loro unione sembra vacillare sotto il peso di un passato troppo ingombrante per non lasciare spazio a dubbi e sospetti, che rischiano di rimettere ogni cosa in discussione.
Come lo racconta:
Il cinema di Zemeckis, che con quest’opera strizza esplicitamente l’occhio a predecessori del calibro di Hitchcock e Curtis, è famoso per la versatilità con la quale si cimenta in generi cinematografici tra loro molto diversi, che hanno costellato la carriera del regista, premio Oscar per il celebre Forrest Gump. Nella sua ultima fatica, sceglie un cast d’eccezione, che ricorda le star hollywoodiane dell’epoca d’oro e che Zemeckis dirige con consapevolezza e visione d’insieme, mascherando la propria originalità espressiva sotto il velo del classicismo d’antan. Tutta la vicenda è incentrata sui due protagonisti e sulle avventure che affrontano insieme, a discapito del realismo visivo e temporale, che cede il passo ad ellissi e ad ambientazioni a tratti surreali.
Una curiosità:
Allied è un titolo che si presta ad una duplice interpretazione: non solo a quella più immediata ed evidente di “alleato”, tema su cui l’opera getta le proprie fondamenta, per poi liberamente volgere lo sguardo allo sviluppo di ulteriori filoni narrativi, ma anche e soprattutto alla più evocativa accezione espressa dal gioco di parole “all lie” ovvero “tutto è bugia”.
Perché vederlo:
Allied non è un film che punta ad affascinare lo spettatore grazie all’impiego di roboanti effetti speciali o alla scelta di una sceneggiatura inverosimile che culmina in un finale a sorpresa, e non è nemmeno un’opera che tenta di incantare l’animo dei più romantici investendo tutte le proprie energie in una storia d’amore struggente. Allied è la fusione di tutte queste formule e il risultato di una precisa ricerca stilistica compiuta dal suo regista, che riesce a parlare di guerra, narrando l’amore, e sceglie di affidare la responsabilità della memoria storica ad una narrazione dai toni che echeggiano la magia delle favole.
Una battuta:
«Io non mento sulle emozioni. È per questo che funziona!»