La rivista scientifica britannica Nature pubblicherà domani, giovedì 12 ottobre, uno studio condotto dai ricercatori dell’Osservatorio Astronomico della Regione autonoma Valle d’Aosta sul pianeta nano Haumea. A presentare quest’importante traguardo e le scoperte dello studio sono stati, nell’Aula Magna dell’Università della Valle d’Aosta, il Direttore della Fondazione Clément Fillietroz Jean Marc Christille, il ricercatore Albino Carbognani ed il Consigliere di Amministrazione di Fondazione CRT Ugo Curtaz.
Haumea, pianeta nano che si trova a 7,5 miliardi di km dalla Terra, al di là dell’orbita di Nettuno, è stato scoperto nel 2005. Ruota attorno al Sole con un’orbita inclinata in 281 anni e su stesso in 4 ore. Un team europeo coordinato da José Luis Ortiz dell’Instituto de Astrofisica de Andalucia, di cui fa parte anche l’Osservatorio di Saint-Barthélemy, ha studiato il corpo celeste in occasione di un’occultazione – una sorta di eclissi – il 21 gennaio 2017. “L’occultazione permette di raccogliere dati inediti sulla forma e l’atmosfera dei corpi celesti”, ha spiegato Carbognani, co-autore del paper. “È stato calcolato che l’ombra di Haumea sarebbe passata sull’Italia ed altri osservatori europei il 21 gennaio, la prima occultazione riguardante questo pianeta. Grazie al nostro Telescopio Principale da 81 cm di apertura abbiamo raccolto 600 immagini, circa una ogni 10 secondi, considerando che l’occultazione è durata 113 secondi in totale. Subito eravamo un po’ sconfortati, perché l’ombra di Haumea non aveva toccato la Valle d’Aosta. Analizzando anche i dati di altri osservatori ho fatto alcune scoperte decisive”.
I leggeri cali di luminosità hanno infatti fatto scoprire ai ricercatori un anello di ghiacci e polveri attorno al pianeta, simile a quello di Saturno, primo corpo transnettuniano a possederne uno. E c’è di più: “I dati ci hanno permesso di studiare la sua forma tridimensionale con maggiore precisione. Ha una forma allungata, simile ad un uovo o ad un pallone da rugby, ed è molto più grande di quanto inizialmente ipotizzato: l’asse maggiore è di circa 2320 km anziché 1960 km come inizialmente sospettato”. Di conseguenza, conoscendone la massa, si scopre che la sua densità è inferiore al previsto: “In questo modo abbiamo potuto ricostruire che Haumea è fatto di roccia mista a ghiaccio e non ha un’atmosfera”, continua Carbognani. “Il fatto che ci sia la presenza di un anello è sintomo che ci siano probabilmente state delle collisioni, e che quindi l’evoluzione della fascia transnettuniana sia stata più violenta del previsto”.
A confermare la portata della scoperta è il direttore Christille: “Queste scoperte portano a diverse domande non solo su Haumea ed il suo sistema, ma sul Sistema Solare in sé, a cui bisognerà rispondere con prossimi studi. Il fatto di aver raccolto dati più precisi dello Hubble Space Telescope testimonia del savoir-faire dei ricercatori dell’Osservatorio e ci conferma come centro d’eccellenza. Vedersi pubblicati su Nature – una prima assoluta – è un risultato straordinario: Nature non parla solo di astronomia o astrofisica, ma di scienza in generale, cioè di un approccio logico e razionale al mondo. Per me è un primo anniversario di direzione perfetto”. Poi un ricordo al presidente Enzo Bertolini, scomparso di recente: “Lassù, nel cosmo, starà pensando a noi”.
Anche Ugo Curtaz rende omaggio a Bertolini, e sottolinea il sostegno di Fonazione CRT all’Osservatorio ed alla ricerca scientifica: “L’OaVDA è stato inserito nel Progetto Diderot di Fondazione CRT, per le scuole di Piemonte e Valle d’Aosta, ed ha avuto 13.000 iscrizioni”.