Ve l’avevo promesso. Puntata numero 2: ci dicevamo settimane fa dei tranelli in cui possiamo incappare noi genitori 2.0, disorientati dall’idea che un padre e una madre oggi siano quelli “senza spine”, “democratici”, “dialogici”, quelli che spiegano sempre ai figli le cose così bene che poi questi diventano responsabili, autodisciplinati, rispettosi delle regole perché hanno capito che facciamo tutto per il loro bene. Magari! E allora la mia provocazione era di “parlare un po’ meno, e ascoltare quando serve”. Coinvolgendo un po’ meno, recuperando la fermezza educativa che si sta perdendo.
E quando i nostri figlioli superano i 12 anni, avventurandosi nei meandri della preadolescenza e poi nelle tortuose vie dell’adolescenza? Anche qui ci sono almeno 3 tranelli.
La diabolica paura di perderli
Parecchi anni fa ero ad un corso di aggiornamento, ed il docente ci chiese “Vorreste la stima di vostro figlio quando ha 15 anni, o quando ne ha 30?”. Qualcuno risposte “entrambi”, in molti puntammo le fiches sul 30, alcuni obiettarono “ma non si può avere la loro stima e un buon rapporto anche se hanno 15 anni?”. Eh, lo so, è il nostro desiderio più recondito. Un’adolescenza edulcorata. Un po’ conflittuale sì, ma con ragionevolezza. Ahimè, le incontro queste situazioni. Per paura di perdere quel bel rapporto degli anni prima, si tengono gli adolescenti in una panacea, iperprotetti e ammansiti nei loro moti di libertà e ribellione con oggetti griffati, il super-telefono promesso, la libertà concessa anche a orari improbabili, purché poi non si arrabbino troppo. La fregatura è che a quell’età noi li abbiamo persi comunque, sia che cerchiamo di fare il genitore amico, moderno, libertino, che capisce sempre i loro bisogni e ne asseconda le richieste, sia che optiamo per l’opzione più funzionale, quella del genitore adulto che continua a presidiare, a gestire il limite dosando gradatamente la libertà, che rimane solido anche di fronte agli attacchi e alle provocazioni, che lascia loro il diritto di allontanarsi da noi, a volte di detestarci (altro che stima!), di voler essere “altro da noi”. Per poter ritornare, gli adolescenti devono potersi allontanare.
Il dialogo come panacea di tutti i mali
Anni fa dei nostri amici, alla fine di un confronto con la figlia quattordicenne in merito al suo essere diventata scontrosa e umorale, le dissero: “Devi capire che dobbiamo tutti prendere le misure di questa nuova relazione, tu sei diventata adolescente e anche noi dobbiamo imparare ad avere una giusta relazione con te, come tu con noi”. Lei risposte, lapidaria: “Ma questo è un vostro problema, io non ho nessun interesse ad avere una relazione con voi”. Quanta saggezza in questa provocatoria ragazzina! Non sto dicendo di tornare ai tempi che furono, fortunatamente noi siamo una generazione che dialoga con i figli anche in adolescenza, i nostri ragazzi si sentono liberi di parlarci se c’è un problema a scuola, le ragazzine a volte parlano con le mamme delle loro avventure sentimentali, i maschi spesso hanno momenti di cameratismo con i papà, magari anche giocando insieme alla play. C’è del buono in questa relazione più intima e affettiva con i nostri adolescenti. Ma, ricordiamolo, il dialogo non risolve tutto. Anzi, a volte dialogare proprio non serve. Se nostro figlio 16enne è arrabbiato nero perché non lo lasciamo stare alla festa fino alle 3 di notte come fanno tutti, abbiamo poco da dialogare. Meglio tacere e sopportare l’odio che ci rivolge. E domandiamoci se non è che cerchiamo così tanto il dialogo, in quei momenti, perché siamo noi quelli che fatichiamo a reggere, quelli in cerca di conferme, perché abbiamo dato una frustrazione a nostro figlio e la cosa ci pesa. E allora no, non chiediamo ai nostri figli adolescenti di alleggerirci questo fardello. Lasciamo loro il diritto di arrabbiarsi, con la certezza che ci sarà sempre qualcuno capace di reggere quei sentimenti.
Il nido sicuro come ‘spazio di amore’
“Piuttosto che se ne vadano in giro chissà dove, preferisco stiano a casa nostra tranquilli” mi dicono spesso alcune mamme; a volte si riferiscono alla figlia e le amiche, ma il più delle volte stanno parlando della figlia…e del fidanzatino! Gli adolescenti moderni amano i confort, e se tutti i giorni gli offriamo un comodo divano per guardare la Tv anziché starsene in giro al freddo, certo non li stiamo aiutando a diventare strutturati. Ebbene sì, siamo diventati la generazione del “piuttosto che lo facciano in automobile, o al parco, o chissà dove, meglio che lo facciano a casa”. E già che ci siamo, prepariamo loro il talamo con lenzuola fresche e un aperitivo con frutta esotica per creare atmosfera, trasformando la casa in una spa x adolescenti! Io capisco che oggi ci sia qualche rischio in più di un tempo, ma davvero ve ne sono così tanti da dover arrivare a legittimare, tra le mura di casa, le prime esperienze affettive e sessuali dei nostri figli adolescenti? Vi sembrerò bacchettona, lo so, ma questo è un paradosso disfunzionale dell’educazione moderna. Se l’aver tolto i tabù alla sessualità e il poterne parlare con i nostri figli è una cosa positiva, ora dobbiamo però stare attenti alla deriva opposta. Lasciamo che gli adolescenti si ingegnino e trovino luoghi scomodi dove sperimentare la loro affettività e le prime esperienze sessuali. Se le occasioni sono sporadiche e non a disposizione ogni giorno, questo permetterà loro di vivere la loro storia sentimentale coltivando il gusto dell’attesa, il desiderio, la trasgressione, l’unicità del momento. Quando la sessualità di un adolescente diventa consuetudine legittimata tra le mura di casa, significa aver adultizzato la sua storia. Significa aver perso la chiarezza dei confini, l’asimmetria della relazione.
Gli adolescenti ce lo stanno dicendo a gran voce. Gli amici li hanno già. In noi cercano degli adulti, solidi ma flessibili, capaci di amare e di contenere. Adulti che non hanno paura.