La strategia difensiva della coppia arrestata martedì scorso dalla Guardia di finanza, con varie accuse che includono l'autoriciclaggio, inizia con il silenzio. Josefina Bienvenida Nunez Herrera, 52 anni, titolare di un salone da parrucchiera, e di Antonino Tripodi, 54 anni, dipendente dell’Agenzia delle entrate, si sono presentati stamattina in Tribunale per l'interrogatorio di garanzia, ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del Giudice per le indagini preliminari.
Il legale che li assiste, l'avvocato Federico Mavilla, all'uscita da Palazzo di giustizia ha dichiarato: "i miei clienti si dicono estranei ai fatti, riteniamo di poter dimostrare l'estraneità agli stessi". Il difensore ha quindi anticipato che "nei prossimi giorni presenteremo un'istanza di revoca della misura cautelare, o quantomeno di modifica".
Herrera e Tripodi restano quindi, per ora, ai domiciliari. A seguito delle indagini, coordinate dal pm Luca Ceccanti e effettuate dai finanzieri del Gruppo Aosta, sono accusati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, autoriciclaggio ed associazione per delinquere. In sostanza, da un controllo fiscale sul salone della donna, in via Torino ad Aosta, era emerso che non aveva pagato circa 230mila euro di imposte, soldi usati in realtà per investire in beni immobili e attività commerciali a Santo Domingo, attraverso ricariche di carte di credito e money transfer verso il paese caraibico.
Secondo quanto ricostruito dalle Fiamme gialle, il salone aostano aveva continuato a lavorare, malgrado le procedure cautelari derivanti dai debiti con il fisco. Per consentirlo, facendo fronte ai pagamenti a dipendenti e fornitori, sarebbero stati usati soldi nella disponibilità di Tripodi, coinvolto nella vicenda per questo motivo.