“Signori, esce la Corte (dei Conti)”: la soppressione della magistratura contabile in Valle incombe?

La proposta di accorpare la Sezione della nostra regione a quella del Piemonte è emersa ieri, durante una riunione del Consiglio di Presidenza, l’organo di autogoverno della Corte. Un “fulmine a ciel sereno”, caduto poco dopo i sequestri sul Casinò.
La Corte dei Conti di Aosta
Cronaca

La carenza di organico e le difficoltà nella copertura dei posti continuano ad essere aspetti critici per chi sovrintende alla macchina della giustizia italiana e spesso, nelle proposte conseguenti di ristrutturazione, a farne le spese sono gli uffici che dall’alto delle piramidi organizzative appaiono periferici, venendo ritenuti “sacrificabili”. Così, dopo l’ipotesi di spostare dalla Valle al Piemonte il giudice fallimentare del Tribunale di Aosta (che, in realtà, priverebbe gli uffici di un magistrato dedicato, per l’80% a procedimenti penali), spunta la proposta, avanzata “in via sperimentale”, di accorpare la Corte dei Conti della Valle d’Aosta a quella del Piemonte, per supplire alle difficoltà operative legate al personale.

L’idea, che di fatto significherebbe la soppressione degli uffici della magistratura contabile nella nostra regione, è emersa durante la riunione periodica – tenutasi ieri, mercoledì 14 marzo – del Consiglio di presidenza della Corte. Si tratta dell’organo di autogoverno della magistratura contabile, cui competono, tra l’altro, le “attività di monitoraggio sulla produttività dei magistrati”, la formulazione di “proposte per l’organizzazione, l’adeguamento e l’ammodernamento delle strutture e dei servizi della Corte”, nonché l’esame del bilancio della magistratura contabile, con la formulazione di ipotesi “anche in merito agli aspetti organizzativi e strutturali dei servizi”.

Da quanto è trapelato, dell’ipotesi di iniziare a sperimentare accorpamenti delle sezioni della Corte dei conti a livello macroregionale, partendo proprio dalla Valle d’Aosta, sarebbe stato relatore uno dei quattro componenti del Consiglio eletti dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica, scegliendoli tra professori ordinari in materie giuridiche o avvocati (con vent’anni di esercizio). Tutti gli altri membri provengono dalle fila della magistratura contabile. Il Consiglio è guidato dal Presidente della Corte e lo completano il suo aggiunto, il Procuratore generale, e tre componenti eletti dalla Corte stessa, oltre ai rappresentanti di nomina parlamentare.

La proposta, che per ora resta tale, avrebbe fatto storcere più di un naso tra gli altri partecipanti alla riunione, per un motivo legato alle tempistiche con cui è stata introdotta nella vita dell’organo. L’attuale Consiglio di presidenza, l’ottavo nella storia della Corte dei Conti, si è insediato il 15 ottobre 2013, per una durata di quattro anni. E’ pertanto in scadenza e ritenuto, da alcuni di coloro che vi siedono oggi, poco titolato, a pochi passi dalla conclusione del suo cammino, ad occuparsi di rimodulazioni strutturali di tale portata, che un organo con un mandato intero davanti a sé avrebbe sicuramente tutt’altra prospettiva per affrontare.

Guardando all’ipotesi da 750 chilometri di distanza da Roma, si può parlare tranquillamente di un fulmine a ciel sereno. Meno di un mese fa, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario contabile tenutasi all’Università della Valle d’Aosta, non si immaginavano nemmeno le nuvole temporalesche, figurarsi vederle. L'appuntamento fu scandito per buona parte dalla recente maxi-inchiesta sui finanziamenti regionali al Casinò, che vede ventidue citati a giudizio, tra dirigenti ed amministratori regionali di oggi e del passato, per una contestazione di presunto danno erariale senza precedenti in Italia, pari a 140 milioni di euro. Cifra in ragione della quale, proprio pochi giorni fa, il 7 marzo, la Procura regionale della Corte ha disposto il sequestro conservativo dei beni e dei depositi di ventuno persone coinvolte in quel procedimento, tra le quali quattro componenti della Giunta regionale in carica e il Senatore rieletto alle elezioni dello scorso 4 marzo.

Durante l’intervento in apertura di anno giudiziario, il procuratore regionale Roberto Rizzi ha ricordato che la vicenda legata alla casa da gioco “ha quasi saturato le potenzialità istruttorie del piccolo ufficio della Procura della Valle d’Aosta, ma non le ha, comunque, esaurite”. Il magistrato, al riguardo, ha sottolineato che nell’anno giudiziario precedente “sono stati stati aperti 67 nuovi fascicoli istruttori, con una giacenza residua di 494 procedimenti pendenti”.

Inoltre, “sono state operate 55 richieste istruttorie e conferite 4 deleghe per adempimenti istruttori alla Guardia di Finanza”. L’excursus sull’attività dell’ufficio si è completata dicendo che “è stata disposta l’archiviazione di 58 procedimenti istruttori per l’insussistenza delle condizioni per il proficuo esercizio dell’azione” e con la redazione di “un appello incidentale su una sentenza riguardante” i “costi della politica”.

In Valle d’Aosta, oltre alla Procura, la Corte dei Conti è presente con una Sezione giurisdizionale e con una di controllo. Quest’ultima, come ha spiegato il suo Presidente Giuseppe Aloisio sempre in occasione della cerimonia del 23 febbraio scorso, ha visto “un lusinghiero impulso degli approfondimenti istruttori”, che ha “determinato l’invio alle amministrazioni soggette al controllo della Corte di 565 richieste istruttorie e l’adozione di 22 deliberazioni”. Vi sono poi stati 48 atti, tra decreti (19) e ordinanze (29) presidenziali e 4 pareri consultivi, a favore di Regione, enti locali e Azienda sanitaria. Infine, a livello istruttorio, la Sezione di controllo ha esaminato 1649 risposte e documentazione e ha proceduto a 2 audizioni di amministrazioni.

Numeri che la proposta di rimodulazione farebbe confluire nella Sezione piemontese, in un sacrificio sull’altare degli organici e della copertura dei posti, nel momento di intensa attività della Procura regionale e di “lusinghiero impulso” delle iniziative di controllo. Ad occhio nudo, un ossimoro.

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