Lo hanno arrestato nella mattinata di oggi, giovedì 7 giugno, i suoi stessi colleghi, gli uomini del Gruppo Aosta della Guardia di finanza. Il maresciallo Antonio Russo, 43 anni, originario del leccese, è finito in manette a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Torino, Alessandra Danieli, perché accusato di detenere materiale pedopornografico.
Le indagini avevano preso il via lo scorso anno, sempre da parte delle “Fiamme gialle” che fino a pochi giorni prima condividevano la quotidianità professionale con l’arrestato. Il sospetto sul sottufficiale era che “falsificasse” dei certificati medici rilasciati dall’Usl della Valle d’Aosta, per poter beneficiare di periodi di licenza straordinaria. Durante le perquisizioni domiciliari e sul luogo di lavoro, alla ricerca di elementi a suffragio di quell’ipotesi (per cui è poi scattata la richiesta di rinvio a giudizio, con l’udienza preliminare al Tribunale di Aosta iniziata da poco), i militari comandati dal tenente colonnello Francesco Caracciolo hanno trovato nel pc dell’uomo ed in altri dispositivi informatici anche – come spiega la Guardia di finanza in una nota – “immagini dall’esplicito contenuto pedopornografico”.
Si è così aperto un nuovo procedimento penale alla Procura di Torino, affidato al sostituto procuratore Lisa Bergamasco, competente per tale tipologia di reati. “L’attività di analisi forense su computer, memorie esterne ed altri sistemi di archiviazione, effettuato anche con l’ausilio di professionisti specializzati del settore, – aggiungono le ‘Fiamme gialle’ – ha permesso di individuare copioso materiale pornografico con immagini inequivocabilmente riferito a minorenni”.
Oltre alle foto, sono emersi “files di testo contenenti i percorsi per raggiungere siti dal dark web, parte del cosiddetto deep web, la porzione più profonda e nascosta della rete internet, utilizzata per il download delle immagini e la visione dei video aventi come protagonisti anche bambini in età preadolescenziale, non raggiungibile se non tramite software specifici”. Il quadro probatorio per cui il pm ha richiesto al Gip (ottenendola) la custodia cautelare in cella si completa con le “impronte telematiche” lasciate dall’arrestato sui propri computer “delle ricerche testuali effettuate per individuare siti pedopornografici, nonostante abbia utilizzato svariati accorgimenti per la cancellazione delle tracce della navigazione”.
Per la precedente vicenda penale, il maresciallo Russo era stato sospeso dal servizio e, fanno sapere dalla Guardia di finanza, “è attualmente sottoposto al procedimento disciplinare cosiddetto ‘di stato’, che va cioè ad incidere anche sull’eventuale permanenza nel Corpo”. “I fatti odierni, riprovevoli oltre ogni misura – concludono le ‘Fiamme gialle’ – saranno oggetto di analogo rigore”.
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Si sfera che a sentenza definitiva pubblichino la foto. DEFINIRLI UOMINI…….PROPRIO NO..