Si sono protratti complessivamente per quasi due ore, nella mattinata di oggi, venerdì 10 agosto, gli interrogatori di garanzia dei tre aostani arrestati l’altro ieri, mercoledì 8, dalla Guardia di finanza con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Francesco Cannatà (74 anni) e i suoi due figli Milo (41) e Vasco (45) hanno scelto di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari Paolo De Paola, a proposito delle presunte distrazioni di fondi avvenute dal patrimonio delle due società di fornitura alimentare di cui erano a capo, dichiarate fallite nell’agosto 2016 e all’inizio di questo mese.
“Abbiamo espresso – spiega l’avvocato Stefano Moniotto, che assiste Vasco Cannatà – tutto lo stupore per una misura cautelare che arriva due anni dopo il fallimento: i beni relativi a quella vicenda sono già stati tutti persi dal mio cliente. Pertanto, il mio assistito ha ribadito ciò che aveva già sostenuto due anni fa alla Guardia di finanza, all’epoca degli accertamenti sull’accaduto”. Gli altri due coinvolti nella vicenda sono difesi dai legali Stefano Marchesini (Francesco Cannatà) e Jacques Fosson (Milo Cannatà). Un quarto indagato, per il concorso in bancarotta, congiunto di uno dei tre arrestati, si è affidato all’avvocato Marco Bich.
L’interrogatorio durato più a lungo è stato quello del padre dei due imprenditori. In qualità di “capostipite”, gli sono stati chiesti ragguagli sulle vicende societarie del “gruppo” familiare, che è arrivato ad essere composto da cinque aziende in tutto, attive nella gestione di supermercati “discount” in vari comuni della regione. Proprio attraverso il trasferimento di fondi tra quelle dissestate e le altre ancora attive, per un totale quantificato in circa due milioni e mezzo di euro, gli inquirenti, coordinati dal pm Luca Ceccanti, sostengono sia avvenuta la bancarotta. Il "crack", nella ricostruzione delle Fiamme gialle, partite da alcune verifiche fiscali, sulle annualità 2012 e 2013, avrebbe visto anche un uso personale dei fondi delle attività commerciali.
In occasione degli interrogatori di stamane, i difensori dei tre hanno chiesto la revoca degli arresti domiciliari applicata ai loro clienti. In subordine, la richiesta al Gup è stata quella di un affievolimento della misura e, in ultima battuta, l’istanza dei legali è di autorizzare Milo e Vasco Cannatà a svolgere la loro attività lavorativa. Oggi, spiegano gli avvocati, sono dipendenti, mentre il padre, Francesco, è in pensione. Una situazione che, per i difensori, non configura più i presupposti per un provvedimento cautelare. Il Gup De Paola si è riservato una decisione in merito.