Tragedia sul Rutor, l’istruttore dell’aereo è accusato di omicidio colposo plurimo aggravato

Le cause dell’incidente aereo sul ghiacciaio del Rutor saranno accertate da inchieste di diversi organismi, ma alcuni elementi si collocano già con precisione nel mosaico che gli investigatori sono chiamati a ricostruire.
Lo Jodel D140 schiantatosi sul Rutor (foto da www.ctaeropics.com).
Cronaca

Disastro aereo colposo aggravato e omicidio colposo plurimo aggravato. Sono queste le ipotesi di reato formulate nei confronti di Philippe Michel, 64 anni, istruttore francese dell’aereo da turismo che ieri si è scontrato contro un elicottero sul ghiacciaio del Rutor, provocando la morte di 7 persone. La Procura di Aosta, che ha svolto un sopralluogo e messo sotto sequestro l’area di 400 metri in cui sono sparpagliati i resti dei velivoli coinvolti, ha disposto il fermo nei suoi confronti.

“Il provvedimento è stato preso alla luce degli elementi raccolti da carabinieri e guardia di finanza in sinergia”, ha dichiarato il procuratore capo di Aosta, Paolo Fortuna. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Michel era sull’aereo insieme ai due allievi, un belga di 51 anni e un francese di 59 anni, entrambi morti.

Durante l’interrogatorio in ospedale davanti ai pm, l’istruttore, difeso dall’avvocato Jacques Fosson, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Resterà piantonato in ospedale e, se l’arresto sarà validato dal gip, verrà trasferito in carcere a Brissogne. Il fascicolo è affidato al sostituto procuratore Carlo Introvigne.

Oltre al vaglio di aspetti di rilevanza penale, sulla dinamica dell’incidente di ieri pomeriggio nei cieli sopra il ghiacciaio del Rutor l’Agenzia Nazionale della Sicurezza del volo ha “disposto l’apertura di un’inchiesta di sicurezza e l’invio di un team investigativo sul sito” ove hanno perso la vita sette persone e due sono rimaste gravemente ferite.

I tecnici svolgeranno “un sopralluogo operativo per la raccolta delle prime evidenze utili all’indagine, tesa ad appurare, con finalità di prevenzione, le cause” dell’accaduto. Se è quindi prematuro avanzare ipotesi, perché gli accertamenti sono allo stadio iniziale, alcuni elementi già disponibili si collocano tuttavia con precisione nel mosaico che gli investigatori sono chiamati a completare per capire com’è avvenuto lo scontro tra l’elicottero impegnato nell’eliski e l’aereo da turismo decollato da Megève.

La ricostruzione dell’incidente

L’allarme è scattato alle 16.01, dopo che la compagnia “Gmh”, tentato invano di contattare ripetutamente via radio l’Eurocopter AS350B3 “Ecureil” (locato, senza equipaggio, da una ditta piemontese), ha informato la Centrale Unica del Soccorso. La valutazione dei soccorritori, ribadita stamane nel briefing conclusivo delle operazioni di ricerca dei dispersi, è che l’impatto con lo Jodel D140E “Mousquetaire” si sia verificato una quindicina di minuti prima.

La parte bassa dell’area abituale di eliski è poco innevata, per questo le rotazioni stanno avvenendo a quote elevate. L’ora limite per il trasporto degli sciatori è fissata, dalla legge regionale sul volo alpino (risalente al 1988), alle 16. Stimare l’incidente alle 15.45 apre due scenari, entrambi imperniati sull’ultima rotazione del giorno: l’elicottero stava lasciando il luogo, dopo aver ripreso a bordo il gruppo di sciatori, o rimaneva in zona, nell’attesa di caricarli appena finita la discesa e tornare alla base.

La meteo di ieri era particolarmente tersa sulla Valle. Nulla va escluso, ma se i velivoli fossero provenuti da direzioni opposte, a sostanziale parità di quota, grazie ad una visibilità del genere si sarebbero notati a distanza, con margine sufficiente per evitare la collisione. L’“ostacolo improvviso”, tale da rendere impossibile la virata decisiva in extremis, diventa quindi l’alveo da esplorare maggiormente nella lettura della dinamica, passando peraltro attraverso una caratteristica funzionale dei due mezzi.

Un elicottero può prendere (o perdere) quota verticalmente, mentre un aereo è obbligato a scendere (o salire) in orizzontale. Una differenza che porta con sé una non completa visibilità, in particolare per il pilota del mezzo ad ala rotante durante l’ascesa, dell’area attorno a sé. Un limite non da poco in una situazione, come quella sul Rutor, disciplinata dalle regole del volo “a vista”, cioè senza altre forme di assistenza alla navigazione, se non l’osservazione diretta di chi è ai comandi (le comunicazioni radio, in tale procedura, rappresentano ausilio supplementare e non obbligatorio).

Al riguardo, cruciale sarà la verifica dell’esistenza e dei contenuti del piano di volo del velivolo straniero che ha interessato lo spazio aereo italiano. Se la rotta non fosse stata comunicata prima del decollo (l’aeroporto di Aosta, posto sotto la giurisdizione del centro di controllo di Milano, non risultava, ieri, aver ricevuto informazioni in merito), lo Jodel sarebbe stato a tutti gli effetti un “fantasma”, senza nemmeno il sentore della sua presenza nell’area.

Due incidenti nel passato del “Mousquetaire”

Nel frattempo, dall’interrogazione dei database di sicurezza aerea emergono due incidenti che hanno coinvolto in passato il “Mousquetaire” (con immatricolazione F-PMGV), usato come velivolo scuola dall’Aeroclub di Megève.

Il 15 aprile 2014, “istruttore e pilota hanno perso il controllo del velivolo durante l’atterraggio sul ghiacciaio del Tour”, sul versante francese delle Alpi del Monte Bianco, e l’aereo “si schiantò, riportando danni sostanziali”. Due anni prima, il 24 luglio 2012, in una lezione che si stava concludendo all’altiporto di Megève, lo Jodel D140 finì fuori pista durante la manovra di atterraggio. In nessun caso, le persone a bordo subirono danni. Ieri, purtroppo, è finita diversamente.

Elicottero Eliski pg
L’elicottero distrutto nell’incidente del Rutor (foto da www.elicar.it).

0 risposte

  1. Mi sembra di ricordare che per entrare, in volo, in un CTR straniero – prima di entrare – si debba chiedere via radio, sulla frequenza del CTR di competenza, l’autorizzazione ad entrare, comunicare il percorso di massima che si intende fare e attenersi alle disposizioni radio dell’operatore di competenza. Qui pare che non ci sa traccia di questa richiesta di autorizzazione. Poi, pare, ci sia un’attrazione fatale, in volo, tra masse volanti. Qualche anno fa’ in una bellissima e solitaria domenica di dicembre, poco dopo Natale, due conoscenti – gli unici due, quel giorno, in volo, si sono scontrati in aliante in un terso cielo brianzolo; avevano più di cinquecento ore di volo, sono precipitati ed il pilota del mezzo più leggero e performante è morto.

    1. Non c’è nessun CTR nella zona dell’incidente, dove invece il volo è libero.
      Certo è che normalmente quando si valica un confine, anche se non si atterra oltreconfine, è obbligatorio depositare un piano di volo, cosa che in questo caso non è stato fatto.
      E’ poi consuetudine, guidata dal buon senso, comunicare le proprie posizioni ed intenzioni su una frequenza comune ai piloti in montagna.
      Ma, a quanto pare, anche questo non è stato fatto.
      Riposino tutti in pace.

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