Mentre scrivo questi pensieri, sono su una splendida spiaggia della Thailandia e guardo il mare. Lo so, questo vi fa già venir voglia di non continuare la lettura. E vi capisco, se a bocca serrata pensate “Ma vaff…”. Ma se riuscite a non odiarmi troppo, vi porto con me in alcune suggestioni di pensiero.
Dovete sapere che qui ci sono spesso le maree. Vieni la mattina in spiaggia, ma se ci torni il pomeriggio ti ritrovi 10 metri di spiaggia in più, per la bassa marea. In certe isole, se non vai all’ora giusta, non puoi attraccare. Pazzesco! Un fenomeno bellissimo.
E ora, mentre stavo guardando la spiaggia e il mare, pensavo che l’adolescenza dei figli è un po’ come quando c’è la bassa marea; come questa è un fenomeno strano, ma per fortuna dura solo alcuni anni (lo so, ci piacerebbe che durasse solo alcune ore come la marea, ma questo è chiedere troppo!). I genitori, come il mare, devono sapersi tirarsi sempre più indietro, e così emerge allo scoperto quello che siamo riusciti a seminare negli anni. La nostra relazione, nuda e imperfetta, come la spiaggia quando appare. Ci possiamo trovare molte conchiglie belle e colorate, ma anche qualche ramo secco, ahimè anche alcuni detriti. L’adolescenza dei figli fa scoprire aspetti di noi e della nostra relazione che ci erano ignoti. Questo è il suo fascino, ma anche la sua fatica.
E così ci ritroviamo a dover imparare, quando i figli crescono, a fluttuare indietro come le onde del mare. Con affascinante malinconia.
D’altronde, si sa che l’80% dei compiti educativi si svolge nei primi 13-14 anni di vita; che non vuol dire che dopo come genitore si sparisce, anzi! Però bisogna imparare, come i gamberi, ad arretrare. Progressivamente. Certo si deve rimanere a presidiare, contenere e limitare ma allargando gli argini, continuando a educare con meno parole e più gesti, imparando a volte a tacere e a vivere leggeri.
Sì, perché mentre guardo questo mare che si ritira, fluttuante e leggero nel suo andirivieni, penso a quante volte noi genitori non riusciamo a praticare la leggerezza. Che non è superficialità, ma è quell’attitudine a vivere la vita senza fare di ogni problema una questione morale. Ecco cosa detestano gli adolescenti di noi adulti: che anche quando abbiamo ragione noi, e loro hanno fatto una gran cavolata, gli facciamo una tale filippica da diventare odiosi! Forse in quei momenti basterebbe il nostro sguardo eloquente. Forse basterebbe applicare un’eventuale sanzione che avevamo promesso. “Se arrivi in ritardo, sabato prossimo non esci”. Lui fa tardi. Il sabato dopo sta a casa. Punto. Sarebbe semplice.
Invece no, lì parte il moralizzatore che c’è in ognuno di noi, e tiriamo in ballo il rispetto, i patti, gli accordi, ma ti rendi conto, ma è questa l’educazione che ti abbiamo insegnato, e tra un po’ arriviamo pure a citare Cartesio e le regole della morale provvisoria! Ecco, lì ci freghiamo da soli. E sapete perché accade? Perché abbiamo paura.
Temiamo che tutto quello che abbiamo insegnato ai nostri figli, sia svanito. Spazzato via, proprio come fa l’onda su una scritta incisa nella sabbia. Sentiamo traballare le nostre certezze, ci sentiamo vacillare in un quotidiano diventato indecifrabile, perché tutte le regole relazionali di prima sono state sparigliate, perché noi continuiamo ad amare i nostri figli, mentre loro ci detestano. E temiamo che sarà così per sempre.
Forse dovremmo davvero imparare dal mare, quando i nostri figli entrano in questa bellissima e dannata età: saper fluttuare leggeri nelle emozioni di ogni giorno, riuscire a sdrammatizzare un po’ di più, provare a ridere un po’ di più (con i figli, ma non dei figli…che si sa, gli adolescenti non hanno ironia) e soprattutto avere fiducia che quel nostro ritirarci è necessario perché loro possano crescere, anche sbagliando e imparando dai loro errori.
Ed essere fiduciosi che, come il mare la mattina dopo riprende il suo spazio, anche noi lo ritroveremo nella relazione con i nostri figli. Solo che, ahimè, non basta una notte ma ci vorranno alcuni anni! (Ho detto anni, non decenni! Dai, ridiamoci su!😉)
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Grazie, bellissimo pensiero, cercherò di metterlo il pratica con la mia adolescente 13enne…detta anche “la tzunami.” … E direi che questo termine si associa bene il paesaggio che hai appena descritto… Quanta pazienza…infinita come il mare!
Grazie Licia! Ci fai sempre fermare un.attimo e riflettere e chissà diventare così migliori!!!