Sarà la nomina di un tecnico chiamato a procedere alle campionature del suolo della discarica di Pompiod il prossimo passo dell’indagine che impegna la Procura di Aosta e nell’ambito della quale, martedì scorso, 19 novembre, il sito è stato posto sotto sequestro da Guardia di finanza e Corpo forestale della Valle d’Aosta. Tale accertamento è ritenuto fondamentale dall’ufficio inquirente diretto dal procuratore capo Paolo Fortuna, che sta individuando l’esperto a cui affidare l’analisi.
Alla ricerca di risposte nel suolo
La richiesta al consulente sarà di determinare esattamente quali materiali, e in che concentrazione, siano presenti nella discarica di Aymavilles, che sorge a poca distanza da abitazioni e filari di vigne tra le più pregiate della Valle. Dalle analisi, gli inquirenti attendono due tipi di risposte. In prima battuta, sul piano della tutela della salute pubblica, verificare se quanto stratificato nel suolo può rappresentare un pericolo, alla luce della possibile presenza di idrocarburi policiclici e aromatici, pesanti e metalli pesanti.
Eventuali rinvenimenti corroborerebbero, inoltre, sul piano giuridico, la tesi, emersa dalle indagini svolte sinora (sulla base della relazione compilata per il 2018 dalla società di gestione della struttura), per cui a Pompiod siano state scaricate 1.150 tonnellate di rifiuti “speciali non pericolosi”, che non potevano essere accolti dal sito, perché destinato solo ad inerti. Materiali che sarebbero giunti da siti di bonifica fuori Valle (tra l’altro, Lombardia e Toscana), generando in zona un movimento di automezzi che ha “insospettito” i residenti, autori degli esposti alla magistratura.
Anomalia antimonio: le analisi Arpa
Al riguardo, una prima indicazione, per quanto non legata all’attività giudiziaria, giunge dalla diffusione, nella giornata di oggi – da parte dell’amministrazione regionale, anche alla luce della risoluzione approvata nell’ultimo Consiglio Valle – degli esiti di una campionatura effettuata dall’Arpa all’inizio di settembre sui rifiuti in ingresso nella discarica. Dati dai quali – come si legge in una nota – “emerge il superamento dei limiti di accettazione relativamente al parametro ‘Antimonio’”.
Si tratta di un semimetallo usato come antifiamma e nella produzione di vernici, smalti, ceramiche e gomme, oltre ad un’ampia gamma di leghe metalliche. Al riguardo, precisato che “in attesa dei risultati delle analisi”, i rifiuti controllati sono “stati accumulati in un’apposita area, distinti dagli altri”, il Corpo forestale “evidenzia che ora saranno avviate le procedure previste dalla legge” affinché “il produttore provveda a ritirare i rifiuti ed avviarli presso una discarica abilitata”. Secondo un dossier del Ministero della Salute, esistono “evidenze di cancerogenicità per via inalatoria di alcuni composti dell’antimonio (potassio antimonio tartrato)”.
Le ipotesi di reato attuali e possibili
Tornando all’inchiesta penale, che vede al momento indagate quattro persone (il responsabile della società di gestione “Ulisse 2017 srl” Umberto Cucchetti, il legale rappresentante di una società ad essa collegata Fabrizio Zandonatti, il precedente gestore Silvio Cuneaz e il dirigente regionale Ines Mancuso, competente per alcuni provvedimenti e deroghe emessi nel tempo sulla discarica), le ipotesi di reato mosse dalla Procura di Aosta sono, sulla base delle risultanze attuali, l’inquinamento ambientale e la discarica abusiva.
In proposito, va segnalato che il codice penale include, dal marzo 2018, il delitto di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. Lo scenario che la norma si prefigge di punire è quello di un’attività criminale a metà strada tra il concorso di persone in un reato e l’associazione per delinquere. Il presupposto è nell’organizzazione, anche in maniera rudimentale, del traffico. Qualora dagli accertamenti in corso emergesse tale fisionomia, la competenza passerebbe alla Procura distrettuale ordinaria di Torino, competente in materia.