Fiera di Sant’Orso: 410 espositori tra le vie del borgo di Donnas

Tradizionale appuntamento con la Fiera di Sant’Orso nel centro storico di Donnas. La “Millenaria in miniatura” attira gli artigiani di tutta la Valle. Gli accessi della Veillà e le numerose presenze attese confermano il suo successo.
Ciondolo dell'edizione 2020 - Fiera di Sant'Orso a Donnas
Società

La sveglia è suonata all’alba per i 410 espositori della Fiera di Donnas. Le vie del borgo hanno iniziato a riempirsi dalle 8.30, orario di apertura della manifestazione. I pezzi sono unici e gli acquisti migliori si fanno di prima mattina.

La festa è cominciata venerdì 17 gennaio, dalle 20, con la tradizionale Veillà. Ventidue cantine aperte, dove gustare prodotti del territorio e sorseggiare buon vino in compagnia di corali e gruppi musicali. Gli accessi, conteggiati fino alle 21.45, sono stati poco meno di duemila, in linea con gli anni precedenti. Sabato sera si è invece svolta la fiaccolata degli artigiani.

Oggi, la giornata dedicata alla “Millenaria in miniatura”. Sole e temperature di poco superiori allo zero termico hanno contraddistinto l’edizione 1020 favorendo l’afflusso dei visitatori. Sono infatti attese, dal Comitato organizzatore presieduto da Graziano Comola, circa quindicimila persone. Si prosegue fino alle 17 quando la Giuria premierà coloro che si sono distinti nelle dodici categorie in gara: scultura, ferro battuto, campanacci, dentelles, tricots, tornitura, sabots, vannerie, nodi, giocattoli, pietra e intaglio.

La Fiera di Donnas si conferma un appuntamento che richiama gli artigiani provenienti dalle Valli. C’è chi arriva da Doues, come Guido Diémoz che da otto anni consecutivi vince il premio della “sezione scultura”. Quest’anno presenta l’opera “Lo Secret”, realizzata in circa quattro mesi su legno di noce. Una donna intenta nella pratica giace in una stanza, mentre sulle scale esterne le persone attendono in coda il loro turno. C’è chi, come i fratelli Ferrari, ricerca nelle Valli di Champorcher e di Gressoney la pietra ollare da lavorare per poi affiancarla al legno di castagno.

Un appuntamento da sempre legato alla tradizione non solo per i materiali utilizzati dagli artigiani, ma anche per le rappresentazioni create. Erick Bionaz, che dal 2005 partecipa alla Fiera, presenta su una tavola in legno di noce, un pezzo unico di due metri e quaranta, la trasformazione del pane nero. Dalla raccolta alla posa sulle rastrelliere in legno. Senza trascurare la macinazione al mulino, l’impasto e l’uscita del pane dal forno.

I visitatori, valdostani e turisti, si lasciano cullare dalla folla tra un banchetto e l’altro. Ed è proprio una culla, realizzata da La Tsenevalla, il ciondolo simbolo dell’edizione 2020.

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