Tra tutti i protagonisti di questo momento storico che sta travolgendo il mondo ci sono anche i sindaci. I primi cittadini dei comuni valdostani si sono trovati in una situazione che mai avrebbero immaginato quando, anni fa, hanno indossato per la prima volta la fascia tricolore. Protagonisti di video messaggi e sul territorio in prima linea per controllare e chiedere ai propri concittadini il rispetto delle regole, i sindaci valdostani si trovano, alla fine di una legislatura (non per tutti questi), ad affrontare un nemico senza colore politico e senza precedenti, ma sono gli avamposti di un periodo storico incredibile. A loro i cittadini chiedono rassicurazioni e informazioni precise e mai come ora l’amministrazione del territorio è fondamentale.
Per capire le loro sensazioni e il momento delicato che stanno vivendo, cercando di tenere compatta e al sicuro la comunità che amministrano, abbiamo fatto due chiacchiere con alcuni di loro: tra speranze, dubbi sul futuro e tanta voglia di lavorare i loro racconti rispecchiano chi si è trovato sulle barricate dalla prima ora e non sa quando potrà tirare di nuovo un vero (e lungo!) sospiro di sollievo.
Massimo Pepellin, sindaco di Sarre
C’è chi giura di averlo visto letteralmente pattugliare la strada panoramica che dal quartiere Saint-Martin de Corléans (periferia ovest di Aosta), conduce al municipio di Sarre per chiedere alla gente di rimanere a casa. Pepellin è il sindaco di un comune molto vasto e che nei primi giorni di divieti è stato preso da assalto da molte persone che hanno cercato nei suoi sentieri e sulle sue strade un momento di svago, per questo alcune difficoltà sono state riscontrate soprattutto per chiedere alla gente di non prendere sotto gamba la situazione e rimanere a casa: “Nella fase iniziale ho cercato di mettere in piedi una rigida attività persuasiva nei locali e tra gli avventori, chiedendo il rispetto delle norme. Un volta che i locali hanno chiuso per i vari decreti abbiamo cercato di bloccare l’accesso e la gente in ciclabile e sulla panoramica, sempre invitando tutti a riflettere sul perché; non è mai stato qualcosa dettato dal puro divieto, ma sempre cercando di responsabilizzare le persone e far capire loro il perché dei divieti. Devo essere sincero: i fatti di una settimana a questa parte hanno portato le persone a essere più responsabili e questo ci aiuta nei nostri compiti”.
Mathieu Ferraris, sindaco di La Thuile
Il territorio del comprensorio sciistico ha sicuramente diverse peculiarità, una è quella di avere una caserma dell’arma dei carabinieri che si occupa essenzialmente del controllo del comune, motivo che ha permesso al sindaco di collaborare con loro dal primo momento in maniera puntuale ed efficace e l’altra è l’alto numero di seconde case: “Abbiamo lavorato da subito con i carabinieri per individuare le problematiche del caso, devo dire che la cosa più difficile è stata quella di far capire ai non residenti che sono rimasti qui che non si trovavano in vacanza. La loro casa sarà anche stata quella delle vacanze, ma il periodo non poteva essere paragonabile a quello delle vacanze”. Lavorare per mantenere alta l’attenzione su un virus che si combatte solo seguendo le regole e mantenendo la calma e al tempo stesso cercare di infondere sicurezza nella popolazione non è semplice: “Far parte della gestione di una pandemia non è nei pensieri di nessun sindaco all’inizio di nessun mandato – sdrammatizza Ferraris -, sei confrontato alle persone che giustamente vogliono da te risposte certe e concrete su cosa si possa e non si possa fare e tu devi dare loro queste risposte in maniera corretta. Io mi informo continuamente, mi aggiorno su tutto 24 ore su 24 e devo dire che l’impegno più grande è trasmettere un messaggio sicuro che calmi la gente. Questa è certamente una battaglia difficile per tutti noi, ma solo se ognuno fa la propria parte ne usciamo”.
Jean-Antoine Maquignaz, sindaco di Valtournenche
Il comune dell’Unité Mont Cervin è stato uno dei primi comuni a fronteggiare il virus quando ancora non si pensava potesse prendere delle dimensioni di pandemia, la coppia di Codogno in soggiorno ai piedi della Gran Becca aveva fatto scattare l’allarme e il primo cittadino si è subito messo in azione: “La fortuna nella sfortuna che abbiamo avuto è che i primi casi li abbiamo avuti noi e questo ci ha permesso di capire subito cosa stesse accadendo e dove dovevamo dirigere i nostri sforzi. Abbiamo quindi messo in piedi un’unità di crisi e per il noi l’impegno grande è aggiornare sempre le tabelle ed essere puntuali su ogni informazione in uscita”. Quello che ai piedi del Cervino hanno capito bene è che nessuno deve rimanere indietro, specialmente gli anziani, i più colpiti da questo insidioso nemico: “Ogni 2 giorni chiamiamo tutti gli anziani del comune, chiediamo loro se necessitano di qualsiasi aiuto o servizio; la maggior parte delle volte la risposta è no, ma quel che è importante per noi è che loro sentano la nostra voce, è psicologico e sappiamo che per loro quella telefonata è una sicurezza e qualcosa che permette loro di rimanere aggrappati a una normalità. Sappiamo che serve tempo perché la gente si abitui a questa situazione, ma vediamo che tutti stanno facendo la loro parte qui e questo è già un grande sforzo ed è importante stare vicino alla gente, soprattutto se è un’amministrazione comunale a farlo”.
Mattia Nicoletta, sindaco di Fénis
Agire. Parola d’ordine a Fénis e necessità impellente per il suo primo cittadino. Agire, anche se spesso di impulso, ma cercare di lavorare in emergenza: “Adesso spiegare è molto difficile, siamo nel pieno dell’emergenza e forse ragioniamo e andiamo avanti anche in modo poco calmo, ma quello che penso io è che non si può stare a guardare. Quando la situazione è questa spesso agiamo anche senza badare troppo alla burocrazia e del resto sono anni che questa ci soffoca e non è ammissibile che in momenti così ci si faccia condizionare da questa: non ha importanza se molte azioni e decisioni che prendiamo ora avranno conseguenze in futuro, ora è tempo di fare e non di stare a pensare”. Dopo un primo videomessaggio che Nicoletta aveva indirizzato ai suoi concittadini via Facebook in cui chiedeva di rimanere a casa e rispettare le regole, il sindaco ha dovuto inviarne uno nuovo perché la stretta si era di nuovo allentata e molta gente era di nuovo in giro in gruppo. Nel secondo video Mattia Nicoletta si era spinto addirittura a dire alla gente che la spazzatura di chi in quarantena l’avrebbe buttata lui in persona: “Si, spesso molte dichiarazioni forse sono forti e dettate da un po’ di incoscienza, ma quello che mi preme è che i miei concittadini siano al sicuro e rispettino le regole per il bene comune e per uscire prima possibile da tutto ciò”.
Michel Martinet, sindaco di Gressan
Alla domanda com’è essere sindaci in questa fase delicata Martinet esordisce con una timida risata: “Questa è una battaglia, ma stiamo bene”. Il suo territorio si estende fino a Pila, ora villaggio più che nota località turistica, e che il primo cittadino raggiunge ogni giorno per controllare e accertarsi che la popolazione che vi abita stia bene e rispetti le norme dei decreti: “Ci sono delle problematiche incredibili in un territorio come Gressan: Pila è certamente la più grande, qui tanta gente ha dovuto fermare la propria attività e ci sono anche alcuni non residenti che sono rimasti in Valle dal primo blocco”. Martinet assicura che i residenti e i non residenti si stanno comportando in maniera corretta e rispettosa e questo aiuta nella gestione. L’aspetto che più spaventa Michel Martinet è il futuro, la zampata psicologica che questo virus potrebbe lasciare sulle persone e come l’isolamento possa rivoluzionare il modo di vivere: “Diciamo che ci siamo trovati impreparati perché nessun sindaco, anche con una comprovata esperienza decennale, può aspettarsi una cosa del genere. Questo stop forzato mette a dura prova tutti, noi e la popolazione. Sono preoccupato che questa pausa dalla vita normale possa lasciare delle tracce forti su un popolo, come quello valdostano, che fa del tessuto sociale il suo ambiente privilegiato. La mia sensazione nel momento in cui tutto si è bloccato, è stata quella di finire la benzina mentre sei in autostrada: tu rimani fermo mentre le macchine ti sfrecciano accanto senza sosta e le macchine sono questo virus che spero presto ci lasci tregua”.