Camici e mascherine cuciti in Valle: produzioni ferme in attesa delle certificazioni

I tempi per le certificazioni non sono però così veloci. A Saint-Pierre il laboratorio di Stefano Fontanelle sta aspettando risposte, che arriveranno fra 2/3 giorni dal Politecnico di Torino. A Nus Porliod ha avuto rassicurazioni che oggi qualcosa dovrebbe sbloccarsi.
Fabio Porliod
Economia

La burocrazia non si ferma neppure ai tempi del Coronavirus. Capita così che chi in questi giorni ha deciso di riconvertire la propria azienda o si è organizzato a titolo volontario per rispondere all’appello arrivato dall’Usl, sulla carenza di dispositivi di protezione individuale, sia ancora fermo in attesa di autocertificazioni.

Certificazioni e omologazioni che,  ricorda l’Usl in una nota, sono le normative nazionali ed europee a rendere obbligatorie.
“L’assenza di tali requisiti non garantisce l’adeguata protezione al personale sanitario e può avere conseguenze dal punto di vista assicurativo per gli operatori che, utilizzando materiali non testati, non approvati, non garantiti e non certificati, dovessero incorrere in un “infortunio biologico”.

A Nus lo stilista Fabio Porliod ha allestito, in collaborazione con l’Amministrazione, la palestra comunale. Quindici postazioni dove, assieme a lui lavoreranno a titolo gratuito altre 14 sarte che si sono rese disponibili, per confezionare i camici in Tnt idrorepellente.

“Oggi sono deluso, amareggiato e anche un po’ arrabbiato.
Sono 36 ore che mi sono reso disponibile a creare dei camici da regalare all’Ospedale di Aosta, in quanto sono in carenza.
Volevo fare un’opera di bene, ma per questioni burocratiche siamo fermi.” denunciava però ieri sera su Facebook Fabio Porliod.

Un post che ha scatenato subito alcune reazioni. “Sono stato al telefono fino alle 11 di sera – racconta – mi hanno chiamato diverse autorità assicurandomi come entro oggi la situazione si sarebbe sbloccata. Sono fiducioso, anche perché per una attività di volontariato non voglio poi andare nei guai perché mancano le autorizzazioni o certificazioni”.

Nel frattempo Fabio ha preparato un primo campione di camice che è stato inviato in ospedale per la prova.

Ad attendere le certificazioni necessarie è anche Stefano Fontanelle che ha riconvertito il suo laboratorio artigianale per poter garantire una produzione giornaliera di 1500 mascherine in TnT.

“Anche noi siamo stati rimbalzati per ottenere le certificazioni. Ora grazie all’interessamento di Confindustria – racconta Stefano – siamo nelle mani del Politecnico di Torino che oggi dovrebbe fare i primi test sulle nostre mascherine. In due o tre giorni dovremmo avere il via libera, anche se in tempi di guerra ci vorrebbero dei feedback istantanei”.

Le mascherine che Ideart andrà a produrre sembra al momento che non verranno acquisite dall’Usl, che si sta rivolgendo ad altri canali di approvvigionamento. “Abbiamo avuto richieste per 20mila mascherine da parte di diverse associazioni di volontariato o di categoria che vogliono donarle, chi alle micro, chi ad altre realtà che in questo momento ne hanno bisogno come i supermercati”. 

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