False dichiarazioni di pascolo per incassare premi comunitari, indagato allevatore

L'uomo, Ettore Capelloni di Gottolengo (Brescia), è stato sottoposto ad obbligo di dimora e divieto d'esercizio d'impresa nel settore agricolo, per sei mesi. E' accusato di truffa aggravata e induzione al falso.
Alcuni dei pascoli al centro dell'inchiesta.
Cronaca

L’obbligo di dimora e il divieto di esercizio d’impresa nel settore agricolo, per sei mesi, sono scattati oggi, sabato 6 giugno, nei confronti di un allevatore di Gottolengo (Brescia), Ettore Capelloni. La misura cautelare, eseguita dal Corpo Forestale Valdostano, è stata disposta dal Gip del Tribunale Giuseppe Colazingari, su richiesta della Procura di Aosta, nell’ambito dell’operazione “Pascoli d’oro”, che vede l’uomo indagato per truffa aggravata e induzione al falso.

Secondo quanto emerso dalle indagini, durate circa un anno e coordinate dal pm Luca Ceccanti, l’allevatore lombardo – aggiudicatario dal 2013 al 2019, attraverso aziende e società agricole a lui riconducibili, delle aste bandite dal Comune di Etroubles per l’affitto di pascoli (tra i quali Crepon, Tza de la Yette ed anche nel vallone di Menouves) – avrebbe dichiarato falsamente di portare animali (soprattutto pecore) in quegli alpeggi, mentre ciò non accadeva, o avveniva in modo “marcatamente parziale”.

Così facendo, per gli inquirenti, è riuscito a percepire ingenti somme di denaro, accedendo in modo indebito al “Premio unico per le superfici”, un sussidio della Politica agricola comunitaria che ha il suo presupposto nella presenza di un determinato numero di capi per ogni ettaro di pascolo. L’inchiesta è scattata a seguito di una segnalazione del Servizio veterinario regionale, riguardante l’abbandono di animali e di carcasse nei pascoli affidati all’allevatore. I forestali della stazione di Etroubles sono quindi partiti da due interrogativi: di chi erano quelle bestie e come mai si trovavano là, visto che, dalle dichiarazioni disponibili, risultavano monticate ben un anno prima?

Domande che hanno trovato risposta nelle indagini, attraverso una serie di sopralluoghi, alcuni dei quali svolti anche con il drone in uso al Corpo. Determinanti si sono poi rivelate le testimonianze di allevatori valdostani, che hanno fornito anche evidenze fotografiche relative all’utilizzo di quei pascoli. La polizia provinciale del Verbano-Cusio-Ossola è stata coinvolta nell’inchiesta, e nell’esecuzione della misura odierna, perché le stesse aziende risultano titolari di affitti di alpeggi anche in quella zona.

La sensazione degli inquirenti è infatti che quello applicato in Valle dall’indagato fosse un vero e proprio “metodo” (che aveva nella locazione dei pascoli il suo elemento chiave, tanto che la rete restituisce la partecipazione dell’uomo anche a procedure di affidamento in Abruzzo) finalizzato a truffare sistematicamente l’organismo pagatore dei premi comunitari e non sono esclusi sviluppi in Piemonte.

Pascolo pecore
Alcuni degli animali presenti nei pascoli.

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