In Italia boom di parti cesarei: 4 su 10. In Parlamento proposta per arginarli

Nel Belpaese 38,3% di parti con taglio cesareo, con picchi in alcune regioni fino al 60%, nettamente superiori alle statistiche dell'Ue che indicano una media del 23,7% e quelle degli Usa del 27,5%.
News Nazionali

Roma, 3 apr. (Adnkronos Salute) – Un intervento che regolamenti il ricorso ai cesarei in Italia. "Alla luce dei recenti dati ufficiali sulle nascite con taglio cesareo in Italia, infatti, si evince che nel nostro Paese qualcosa non funziona". Lo sostengono i senatori Antonio Tomassini (Pdl), Laura Bianconi (Pdl), Rossana Boldi (Lega Nord), Patrizia Bugnano Idv), Maria Rizzotti (Pdl), Emanuela Baio (Pd), Claudio Gustavano (Pd), Michele Saccomanno (Pdl) e Luigi D'Ambrosio Lettieri (Pdl), che hanno presentato una mozione bipartisan in cui si impegna il Governo a intervenire sulla materia, "anche a seguito del tavolo di confronto avvenuto a Ginevra all'Oms".

"I dati presentati – sottolineano i parlamentari – parlano di una percentuale nazionale del 38,3% di parti con taglio cesareo, con picchi in alcune regioni fino al 60%, nettamente superiori alle statistiche dell'Ue che indicano una media del 23,7% e quelle degli Usa del 27,5%". I senatori dunque chiedono al Governo di promuovere, di concerto con le Regioni e le Province Autonome, "un appropriato ricorso al parto con taglio cesareo, attraverso l'utilizzo di strumenti informativi adeguati a rilevare tutte le informazioni possibili legate alla fase pre-natale, all'evento nascita e al monitoraggio a un anno dalla nascita del bambino; e di introdurre e sviluppare strumenti di audit e feedback, efficaci e adattabili alle diverse realta' regionali importanti per controllare alcune delle cause dell'elevato ricorso al taglio cesareo".

E ancora, si chiede "di invitare in particolare le Regioni dove le percentuali di tagli cesarei sono maggiori, a fornire consulenze e a distribuire materiale informativo alle donne incinte sui corsi preparto, sui vantaggi e svantaggi del cesareo, sul tipo di intervento, sui rischi e i benefici e sulle implicazioni per le gravidanze future". Inoltre, per i senatori, occorre "intraprendere azioni al fine di garantire i requisiti minimi strutturali e organizzativi nei punti nascita e la redazione di protocolli regionali vincolanti per l'assistenza neonatale", ma anche "al fine di promuovere l'assegnazione di maggiori risorse alle autorita' sanitarie regionali e agli ospedali per garantire l'anestesia epidurale gratuita". Bisogna poi intervenire per "garantire a tutte le donne uguali opportunita' nell'accesso a servizi completi di salute sessuale e riproduttiva, cosi' come a incrementare la loro consapevolezza sui loro diritti e sui servizi disponibili; promuovere la classificazione del rischio al momento del ricovero a cui devono conseguire specifici 'percorsi assistenziali' differenziati per la corretta valutazione del rischio della donna in occasione del primo parto". Infine, i senatori chiedono di promuovere "iniziative legislative per contenere il problema della 'malpractice', riducendo cosi' i condizionamenti dei medici al momento della scelta dei trattamenti da intraprendere".

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