Ayas, scoperto un laboratorio di tornitura del XII secolo: “Ora serve un progetto”

A dirlo, a seguito della scoperta in località Saint-Jacques, e l'Associazione Ripartire dalle Cime Bianche: "Il Consiglio regionale ha preferito destinare 300mila euro per mettere qualche tavolo dehor in alcune piazze comunali. Lo scavo è stato ricoperto”.
Alcuni dei reperti a Saint-Jacques, Ayas
Cultura

Un vero e proprio laboratorio artigianale datato al XII secolo, con una grande quantità di semilavorati e di residui di lavorazione della pietra ollare.

Il ritrovamento, certificato da un sopralluogo, è avvenuto in località Saint-Jacques di Ayas, frazione Les Fusines, durante lo scavo di una trincea a mezzo meccanico per la posa di un tratto di acquedotto privato che ha messo in luce tratti di strutture e piani di frequentazione di un edificio conservato al di sotto del piano di campagna attuale.

Dalla sezione dei suoi siti archeologici, la Regione spiega: “Da un lato la presenza di una grande quantità di scarti di lavorazione di vasi in ‘pietra ollare’, presenti all’interno dei depositi che sigillano la demolizione dell’edificio; dall’altro l’eccezionale conservazione nel terreno di travi lignee, disposte sia in verticale che in orizzontale, con incastri a tenone e mortasa, talvolta zeppate con ‘torsoli’ in pietra ollare, inerenti strutture interne all’ambiente di non facile attribuzione funzionale. L’associazione con alcune scorie ferrose permette forse l’ipotesi di un edificio destinato almeno in parte alla fusione del minerale di ferro (da cui la coincidenza con il toponimo), tuttavia non può essere trascurata l’abbondanza di avanzi di tornitura, che nel solo tratto oggetto di scavo non stratigrafico assommano a quasi mille elementi”.

Ritrovamento importante che ha spinto a ricorrere alla datazione dei legni attraverso dendrocronologia – il conteggio degli anelli di crescita degli alberi –, con il risultato a confermare che si tratta di larici abbattuti e lavorati tra il 1126 e il 1127 d.C., per un sito che “si configura, a livello non solo regionale, ma anche nazionale e transalpino, come uno dei principali contesti di estrazione e lavorazione di vasi in cloritoscisto, attività perdurata dalla tarda antichità al primo medioevo”. A trincea documentata e richiusa, si legge ancora dal sito della Regione, “la qualità dei primi risultati e la potenzialità del sito impongono una seria riflessione sul possibile prosieguo dell’indagine in estensione”.

Ripartire dalle Cime Bianche: “Ora serve un progetto”

Nel merito del ritrovamento entra l’Associazione Ripartire dalle Cime Bianche, che in una nota spiega: “Questo immenso patrimonio culturale, storico, antropologico e archeologico, saccheggio a parte, non è mai stato oggetto di mappatura, rilevamento, prospezioni, studi, catalogazione, fruizione”.

Il problema però, stando all’associazione, è da un’altra parte, ovvero nella legge 8/2020, l’assestamento di Bilancio regionale che conteneva al suo interno il “Terzo pacchetto di misure anticrisi”, approvato dal Consiglio Valle lo scorso 3 luglio.

Ripartire dalle Cime Bianche, infatti, scrive: “Nel corso dell’iter di esame della recente legge, sottoposta a importanti modifiche rispetto al testo depositato dalla Giunta regionale e nonostante la questione fosse emersa, non si è ritenuto di destinare una somma modesta (dell’ordine di 100.000 euro) per mettere in sicurezza lo scavo e realizzare una prospezione. Il Consiglio regionale ha preferito, fra gli altri, destinare 300.000 euro per mettere qualche tavolo dehor in alcune piazze comunali, forse sul finire dell’estate. Lo scavo di Saint-Jacques è stato ricoperto”.

Associazione che sollecita quindi l’Amministrazione – sia regionale, sia comunale, ma anche la Sovrintendenza – “a intervenire con un progetto organico non più rinviabile per la rilevazione sull’intero territorio dell’alta Val d’Ayas dei luoghi di estrazione e produzione della pietra ollare, di mappatura dei residui di lavorazione esistenti, di prospezione di alcuni siti particolarmente promettenti (Fusines, Molére, Mase), di individuazione di spazi espositivi per la fruizione del patrimonio archeologico, di tutela dei reperti diffusi sul territorio”.

“Una base amministrativa esiste – chiude la nota –, è la convenzione Comune/Regione di cui alla deliberazione della Giunta regionale 110/2019: buone intenzioni destinate a rimanere lettera morta se non intervengono finanziamenti adeguati, per un progetto che può avere altresì importanti e durature ricadute per l’economia turistica dell’intera Val d’Ayas”.

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