Cinque anni e 10 mesi di carcere. A tanto ammonta la pena chiesta dal pm Luca Ceccanti nei confronti di Andrea Ammendolia, 31enne residente ad Aosta, accusato di furti in cinque ristoranti del centro del capoluogo e di aver rapinato un altro locale. L’uomo era stato arrestato lo scorso 31 gennaio ed è tutt’ora ai domiciliari. L’udienza dinanzi al Gup Davide Paladino si è tenuta ieri, martedì 21 luglio, al tribunale di Aosta.
Ad essere presi di mira, dal 15 al 26 gennaio, erano stati la “Grotta Azzurra”, l’“Osteria 1880”, il “Victory Pub”, l’“Hostaria del Calvino”, e “Il Girasole”. Indagando su quei fatti, i Carabinieri avevano fermato Ammendolia una notte in città: aveva addosso attrezzi atti allo scasso e un coltello a serramanico. Perquisendo il suo domicilio, i militari avevano trovato buona parte della refurtiva (prevalentemente generi alimentari) prelevata dai depositi dei locali, collezionando così una prima denuncia per quei fatti.
I guai, per l’uomo, non erano però ancora finiti. L’arma che aveva indosso ha permesso alla Squadra Mobile della Questura di completare, attribuendogliene la responsabilità, gli accertamenti sulla rapina al ristorante “La Rotonda”, nella notte del 24 gennaio di quest’anno. In quell’occasione, con il volto coperto da un passamontagna, minacciando con il coltello un dipendente trovato all’interno dell’esercizio, il rapinatore, vista l’assenza di fondo cassa (prelevato dai titolari prima della chiusura), si era impossessato delle mance presenti in un salvadanaio.
Al culmine di quelle investigazioni, Ammendolia (già noto alle forze dell’ordine, ma non per reati simili) era finito in manette, per rapina aggravata e furto aggravato. Della vicenda si è parlato anche in una recente udienza del processo “Geenna”, su infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle. Maria Elia, moglie del ristoratore Antonio Raso (catturato nel “blitz” del 23 gennaio 2019 ed accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso), ha riferito di conoscere l’uomo arrestato perché “ha lavorato al ristorante” ed è “di San Giorgio Morgeto”, dove tra l’altro “è vicino di casa di mio marito” e “penso lo abbiano trasferito là ai domiciliari”.
Sviluppando ulteriormente l’attività investigativa, i Carabinieri avevano ricostruito che alle razzie nei cinque ristoranti avesse partecipato anche la 23enne Nadia Mamjoud, allora compagna di Ammendolia ed anche lei ancora sottoposta a misura cautelare della detenzione domiciliare. La donna era stata “riconosciuta grazie al confronto dei vestiti e degli occhiali utilizzati durante i colpi”. Anche lei a processo, ha chiesto di patteggiare una pena di un anno e sei mesi di reclusione. Il pronunciamento del giudice Paladino, su entrambi gli imputati, è atteso per lunedì prossimo, 27 luglio.
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pero’, proprio un bel paesino questo San giorgio Morgeto. Personcine molto educate e gentili.