Remissione di querela e dichiarazione del giudice monocratico Maurizio d’Abrusco di “non doversi procedere” nei confronti dell’imputato. E’ la chiusura del procedimento giudiziario che vedeva alla sbarra l’ex assessore regionale alla Sanità, Mauro Baccega, chiamato in causa dal giornalista Rai Enrico Romagnoli per diffamazione tramite social network. Il processo si è concluso ieri, lunedì 9, al Tribunale di Aosta, con il raggiungimento di un accordo tra le parti.
I dettagli dell’intesa non sono noti, ma essa includeva la pubblicazione, da parte del politico, di una dichiarazione sul suo profilo Facebook, cosa che è avvenuta nella tarda serata di ieri. “Desidero scusarmi con il giornalista Enrico Romagnoli perché il 1° giugno 2018 ho scritto su Facebook frasi lesive della sua professionalità, – ha scritto Baccega – ulteriormente ribadite in un successivo post del 3 giugno 2018. Le frasi che ho scritto in allora erano il frutto di uno sfogo immotivato e che non avrei mai dovuto pronunciare”.
“Sono consapevole – ha aggiunto il consigliere regionale rieletto (nelle fila di “Pour l’Autonomie”) – dell’importanza della funzione giornalistica e sono fermamente convinto che Enrico Romagnoli interpreti al meglio tale funzione. Per questo motivo mi scuso con lui e sono lieto che con questo mio chiarimento si possa porre termine anche alle vicende giudiziarie che ne sono scaturite. Segno evidente dell’importanza di comporre con umiltà e buon senso ogni problematica”.
I post per i quali il giornalista aveva querelato il politico riguardavano fatti accaduti a margine di una conferenza stampa, tenuta da Baccega quale allora Assessore regionale alle opere pubbliche. Al termine della stessa, la mancata intervista da parte del redattore del Tgr Rai lo aveva condotto a scrivere su Facebook: “Hai fatto di tutto per non intervistare chi aveva lavorato sodo. Complimenti, dovrebbero radiarti dall’Ordine”. Sulle parole dell’assessore erano intervenuti all’epoca, in solidarietà con il collega, lo stesso Ordine, il Comitato di redazione della Tgr Rai e l’Associazione stampa valdostana.
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A prescindere dal caso specifico, vengono sottovalutati troppo spesso i pericoli dei social quando si tratta di scrivere commenti o post diffamatori su altre persone. Pochi sanno che le comunicazioni sui social (come Facebook) che si rivolgono a un numero indeterminato di destinatari possono integrare la diffamazione aggravata (ormai la giurisprudenza sembra abbastanza unanime su questo, come confermano siti specializzati tipo: https://www.diffamazioni.it/diffamazione-su-facebook-i-rischi-dei-social/). Se pensiamo che per questo tipo di diffamazione viene prevista la reclusione da sei mesi a tre anni o una multa non inferiore a 516 euro, più forse migliaia di euro di risarcimento oltre spese processuali, si capisce quanto dobbiamo stare attenti a non denigrare il nostro prossimo!
Meno male che Baccega non è più in giunta, ha fatto solo danni.