Assoluzione per i due componenti della troupe televisiva denunciati da Annamaria Franzoni per la violazione di domicilio alla villetta a Montroz di Cogne, teatro diciannove anni fa dell’uccisione del figlio Samuele. E’ quanto ha deciso ieri, giovedì 4 marzo, il giudice monocratico Maurizio D’Abrusco, scagionando dall’imputazione Marco Lo Faro (37 anni, Torino) e Marta Eleonora Rigoni (32, Segrate), realizzatori di un servizio andato in onda nel dicembre 2019 in un programma televisivo Mediaset.
Per i due, l’accusa (vpo Cinzia Virota) aveva chiesto una condanna a sei mesi di reclusione ognuno, ma il Tribunale ha optato per il proscioglimento, in un caso con formula piena, nell’altro per particolare tenuità del fatto. Franzoni, che si era costituita parte civile con il marito Stefano Lorenzi, non avrà diritto così ad alcun risarcimento. La vicenda affonda le radici nel periodo in cui era emersa la richiesta di pignoramento della villetta (in parte di proprietà della donna), avanzata dal penalista Carlo Taormina.
Guardando il reportage segnalatole da conoscenti, Franzoni – tornata in libertà dopo aver scontato la condanna inflittale per l’omicidio del figlio (16 anni, divenuti meno di 11) – aveva desunto che le immagini fossero state girate entrando nelle pertinenze della proprietà, in particolare il giardino e un balcone. Deponendo alla scorsa udienza, il 4 febbraio, in un ritorno ad Aosta che aveva suscitato clamore mediatico, la donna aveva denunciato una sorta di “turismo macabro” all’abitazione, anche con la sottrazione di complementi di abbellimento appesi alle pareti esterne.
Lasciando il palazzo di giustizia, Franzoni si era coperta con il cappuccio del giaccone il viso, protetto dalla mascherina, e non aveva rilasciato dichiarazioni ai giornalisti. Ieri nessuno dei due coniugi era in aula. si La vendita all’asta della villetta (che era prevista per lo scorso 19 febbraio) è sospesa fino al 30 giugno prossimo. Taormina, primo difensore della donna nella causa per l’omicidio, ne aveva “aggredito” il patrimonio a seguito di una sentenza civile che gli riconosceva degli onorari non corrisposti, ma “i coniugi Franzoni hanno iniziato a pagare”.
A spiegarlo era stato lo stesso legale, in una recente trasmissione televisiva. Il Tribunale di Bologna aveva condannato Franzoni a riconoscergli 275mila euro, lievitati fino ad oltre 450mila nell’atto di pignoramento. “Una quota è arrivata e siamo già d’accordo, grosso modo – ha detto Taormina – su quando arriverà la prossima, gli ho dato tempo fino a giugno. Ma non faccio il persecutore”. Per questo, la sospensione dell’asta è scattata a seguito della mancata opposizione del creditore alla richiesta di “stop” della vendita.