Ambiente, secondo Arpa le acque sotterranee della piana di Aosta sono di scarsa qualità

A renderlo noto, nel suo monitoraggio, è l'Agenzia stessa. Nessun problema a livello quantitativo, a livello qualitativo è stata invece riscontrata una contaminazione da CromoVI che non riguarda però la zona urbana di Aosta e i pozzi ad uso idropotabile comunali.
Società

Se, nelle piane di Aosta, Verrès e Pont-Saint-Martin lo stato quantitativo delle acque sotterranee è buono – come rivelano le misure del livello freatimetrico che non evidenziano abbassamenti di livello nel lungo periodo, così come a Morgex e nelle conche di Courmayeur e Châtillon –, più complesso è, invece, quello qualitativo.

A spiegarlo sono i risultati (in linea con quelli dello scorso anno) del monitoraggio delle acque sotterranee condotto da Arpa Valle d’Aosta, riferito all’anno 2020, grazie ad una rete di piezometri – ovvero pozzi di piccolo diametro espressamente realizzati per scopi di ricerca e monitoraggio – sui quali si effettuano, come da normativa, due tipi di misure: quelle quantitative, appunto, che constano di rilievi del livello della falda, di tipo sia manuale (con cadenza mensile) sia automatica (tramite appositi sensori installati nei piezometri), finalizzati a valutare la disponibilità e sostenibilità della risorsa idrica sotterranea, oltre che ad elaborare specifiche mappe relative al deflusso delle acque sotterranee; e quelle qualitative che prevedono prelievi di campioni d’acqua e loro analisi in laboratorio, per individuare l’eventuale presenza di contaminazione.

Contaminazione effettivamente riscontrata da Arpa – che ha realizzato anche una mappa interattiva –, in tutte le zone prese in esame.

La piana di Aosta

Nella piana di Aosta la rete di monitoraggio – composta da 37 piezometri – evidenzia una contaminazione da CromoVI che si origina all’interno delle aree industriali Cas-ex Cogne e va ad interessare anche punti ubicati a valle (ovvero ad est) rispetto alla direzione principale di deflusso della falda. Contaminazione che, spiega Arpa, non riguarda le zone a monte delle aree industriali, quindi la zona urbana di Aosta e pozzi ad uso idropotabile comunali.

Non solo, Arpa spiega: “Questa contaminazione è da tempo nota e conclamata, come riportato anche nelle pubblicazioni dell’Agenzia. Essa dal 2006 è oggetto di un procedimento per sito contaminato che coinvolge vari enti tra cui Regione, Comuni di competenza, Corpo Forestale della Valle d’Aosta, Usl e Arpa, finalizzato alla definizione della contaminazione, al suo contenimento ed  alla  sua  successiva  bonifica. Nell’ambito  di  questo  procedimento la contaminazione della falda è periodicamente monitorata (4 monitoraggi l’anno)”.Piezometri con superamenti i pallini rossi per il CromoVI nella piana di Aosta

Piezometri con superamenti (i pallini rossi) per il CromoVI nella piana di AostaConcentrazioni che eccedono i valori limite di legge per diversi parametri si trovano anche su tutta l’area monitorata circostante la discarica di Brissogne, superamenti sia a monte che a valle, che secondo i rilievi indicano che la situazione non è imputabile all’attuale impianto bensì alla presenza di vecchi rifiuti smaltiti in quest’area in modo incontrollato sino a pochi decenni fa – prima cioè della realizzazione della discarica e in assenza di normativa ambientale – ed alla conseguente modifica delle condizioni di ossidazione del sottosuolo, la quale favorisce la mobilizzazione metalli naturalmente presente nel suolo.

Complessivamente, ai sensi di legge, l’acquifero della Piana di Aosta presenta uno stato chimico scarso – spiega Arpa – dal momento che i punti in corrispondenza dei quali si osservano superamenti dei limiti normativi per il CromoVI (che come detto si trovano all’interno e a valle delle aree industriali di Aosta) sono superiori al 20% del totale.

Con una specifica, che l’Agenzia vuole mettere in chiaro: “Va comunque ribadito che nella zona urbana di Aosta, ove sono ubicati i pozzi comunali ad uso potabile, non sussistono particolari criticità e che la qualità delle acque è in questo caso soddisfacente”.

La piana di Pont-Saint-Martin

Nella zona di Pont-Saint-Martin è invece presente una contaminazione da CromoVI all’estremità di valle della piana – in prossimità del confine regionale –, ma, dice Arpa, di estensione talmente limitata da non inficiare la qualità dell’intero corpo idrico sotterraneo, che risulta uno stato chimico buono.

Le piane di Verrès e di Morgex

Qui, in entrambi i casi, la rete di monitoraggio qualitativo rileva uno stato chimico buono, dal momento che non si è verificato alcun superamento delle concentrazioni limite previste dalla normativa.

Le conche di Courmayeur e di Châtillon

In questi due casi gli acquiferi – spiega sempre Arpa – hanno una significatività sicuramente minore rispetto alle altre piane alluvionali prese in esame. Ad ogni modo, in questo “conche” sono state osservate alcune criticità: a Courmayeur, un impatto locale (nella zona di Entrèves) legato alle operazioni di spargimento invernale di sale sulle strade che porta ad alti valori di conducibilità, sodio e cloruri; mentre a Châtillon è stata riscontrata una marcata ma puntuale contaminazione da idrocarburi attualmente in fase di bonifica.

Dal monitoraggio, complessivamente, consegue un buono stato quantitativo generale delle acque sotterranee, mentre è qualitativamente buono nelle zone di Morgex, Verrès e Pont-Saint-Martin. Di difficile attribuzione – visto anche il numero limitato di punti di monitoraggio – risulta invece la qualità dell’acqua sotterranea a Courmayeur e Châtillon, mentre è considerata scarsa nella piana di Aosta.

Mappa monitoraggio qualità acque sotterranee

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