Lo braccavano da tre giorni e oggi, mercoledì 21 aprile, lo hanno preso. L’uomo sospettato di aver ucciso Raluca Elena Serban, la 32enne di origini romene trovata senza vita in un alloggio di Aosta all’alba di domenica 18, si era nascosto a Genova e nel pomeriggio ha fatto ritorno in Valle. Agli occhi degli inquirenti, il 35enne catturato nelle scorse ore, Gabriel Falloni, nella nostra regione da tempo, aveva in mente di imbarcarsi per raggiungere la Sardegna, sua terra d’origine, ma poi ha desistito. Gli uomini della Squadra Mobile della Questura, però, avevano messo a fuoco il suo nome dal pomeriggio della scoperta del delitto.
Nonostante la morte sia stata ricondotta dal medico legale alla sera prima, l’uomo risultava essersi allontanato repentinamente dalla Valle proprio domenica, dopo le prime notizie sul rinvenimento del corpo di Raluca Elena. Un dettaglio che ha palesato il profilo di un killer non professionista, corroborato da un altro elemento: non ha del tutto smesso di usare il telefono. Così, l’analisi della rete mobile ha rivelato i suoi spostamenti, innescando la “partita a scacchi” con gli investigatori diretti dal commissario capo Francesco Filograno, che hanno avuto anche la collaborazione dei colleghi genovesi e fatto ricorso a tecnologie d’indagine avanzate per individuarlo definitivamente.
Se il responsabile dell’omicidio, per Procura e Questura, è ora nelle mani della giustizia, resta da chiarire il movente dell’uccisione di Raluca Elena, formalmente residente a Lucca (dove si sono stabilite la madre Mariana e la sorella Aleksandra). La ragazza aveva affittato l’alloggio in cui è stata trovata morta con la gola tagliata circa tre settimane fa: lo utilizzava, a quanto hanno messo a fuoco gli inquirenti, come escort. Con l’arrestato è emerso un contatto poi, una volta a tu per tu, forse un litigio sui soldi, forse uno screzio per atteggiamenti andati troppo “oltre” durante l’incontro. (Anche) su questo verterà il prosieguo dell’inchiesta, affidata ai pubblici ministeri Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi, sotto l’egida del procuratore Paolo Fortuna.
Originario di Sorso, nel sassarese, Falloni ha nel suo passato una condanna per tentata violenza sessuale. Nel 2014 gli erano stati inflitti, dal Tribunale di Sassari, quattro anni di carcere per il tentato stupro di una giovane che aveva incontrato, ufficialmente per offrirle un lavoro in una cooperativa di soccorso di cui lui era presidente. La fuga dalla Valle nel weekend era avvenuta in treno, così come il rientro dalla Liguria, fino a Torino, dove poi è salito su un’auto. I “detectives” di corso Battaglione lo hanno seguito, fermandolo e mettendogli le manette una volta nella regione.
Dal pomeriggio di sabato (all’ora di pranzo un vicino di casa l’ha vista viva) la 32enne ha smesso di rispondere ai messaggi WhatsApp e alla sorella e alla madre il silenzio protratto della parente è suonato come un vero e proprio campanello d’allarme. Si sono precipitate ad Aosta guidando nella notte e, non avuta risposta alla porta di casa, hanno chiamato i Vigili del fuoco. Una volta nell’alloggio, la scoperta del corpo con la ferita che non lasciava dubbi sull’origine della morte, e l’inizio della fuga di Falloni, finita stasera con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Procura.