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“Spontanément Valdôtain.e.s.” è il nuovo lavoro dei partecipanti al Laboratoire de Création Audiovisuelle dell’UPF

Il laboratorio organizzato dall’Union de la Presse Francophone – Section de la Vallée d’Aoste, destinato a 5 ragazzi valdostani di età compresa tra i 17 e i 29 anni, si è svolto a inizio settembre. Ecco i loro lavori che saranno presentati in diretta qui su AostaSera.it giovedì 23 settembre 2021.
Cultura

Passiamo ore, a volte intere serate a guardare video sul web. Li lasciamo scorrere davanti agli occhi come se fossero acqua corrente. Passiamo da un video all’altro nel giro di pochissimi minuti, ma quanti di noi sanno effettivamente quanto lavoro c’è dietro un format web?

Neanche io ne sapevo molto prima di inviare la mia candidatura all’UPF. Una cosa però era già certa: scrivere non mi bastava più.

Per questo motivo, insieme a Ludovico Franco, Noemi Giovannino, Céline Merlet e Silvia Pandolfini ho partecipato al Laboratoire de Création Audiovisuelle coordinato dall’UPF Vallée d’Aoste e finanziato dalle politiche educative dell’Assessorato istruzione, università, politiche giovanili, affari europei e partecipate della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Coadiuvati dal regista Joseph Péaquin, il nostro scopo era quello di ideare e realizzare in 40 ore complessive un format web in lingua francese. Così è nato Spontanément Valdôtain.e.s., un format che si propone di raccontare in che modo ciascuno di noi vive la sua Valdostanità.

Il primo giorno, giovedì 2 settembre, nessuno di noi aveva un’idea chiara sul da farsi. Noemi Giovannino, per esempio si aspettava “qualcosa di sicuramente più classico e impostato, in realtà poi tutto ha seguito il filo dei nostri ragionamenti/idee e quindi ogni giorno è stato diverso e interessante”. Lo stesso concetto di “format”, alla maggior parte di noi risultava poco chiaro. Céline Merlet per esempio ricorda che “prima di iniziare il corso ero molto curiosa, perché l’obiettivo – creare un format per il web – aveva un alone di mistero per me. Avevo provato a documentarmi su cosa fosse un format, ma senza davvero comprenderne il significato. Non sapevo bene cosa aspettarmi”. Per fortuna, grazie a Joseph Péaquin abbiamo avuto la possibilità di capire che un “format” è una formula da cui partire per la creazione di contenuti video.

Joseph Péaquin - Laboratoire de Création Audiovisuelle
Joseph Péaquin – Laboratoire de Création Audiovisuelle

L’ideazione di Spontanément Valdôtain.e.s. ci ha richiesto più di otto ore di brainstorming. In questa fase, ciascuno di noi ha avuto modo di capire quanto lavorare in gruppo possa essere stimolante e produttivo. “Del resto è questo il motivo di successo della maggior parte delle serie TV prodotte negli USA” come ci ha spiegato Joseph.

Venerdì, ci siamo occupati  stesura della sceneggiatura dei nostri video, il découpage sequentiel, un tipo diverso di scrittura rispetto a quello a cui noi tutti eravamo abituati, come spiega Silvia Pandolfini: “Ero abituata a un tipo diverso di scrittura, il découpage invece è un tipo di scrittura più concreta, più visiva”. Il pezzo forte del progetto però, doveva ancora arrivare.

Nel weekend infatti, smartphone alla mano,  ciascuno di noi si è dedicato singolarmente alle riprese. Purtroppo ho dovuto ripensare il mio découpage quasi subito, un po’ perché nessuno dei co-protagonisti del mio video aveva un’idea chiara di ciò che avrebbe dovuto fare, un po’ perché le mie abilità di ripresa lasciano a desiderare e un po’ perché, come sempre quando c’è da fare qualcosa di importante, la legge di Murphy ha deciso di rivelare la sua efficacia tutta in una volta. Anche gli altri partecipanti al corso hanno riscontrato qualche difficoltà in questa fase, Céline per esempio racconta che “durante la ripresa ho avuto difficoltà nel sentirmi a mio agio davanti, ma anche dietro, la telecamera. Mi tremavano le mani e dopo vari tentativi di ripresa, sempre nella stessa posizione, cominciava a cedermi il polso. Quando ho finalmente preso un po’ più di confidenza, non ho comunque smesso di stoppare i video drasticamente al termine di ogni micro-sequenza che giravo, così che, in fase di montaggio, ci sono stati diversi tagli netti che ci hanno ostacolato. Ho anche avuto difficoltà a convincere i miei co-protagonisti a ripetere più di una volta la stessa scena. Per quanto riguarda la scaletta, invece, non sono riuscita a seguirla passo per passo perché, ad esempio, avevo previsto che mio fratello fosse presente nella scena girata a tavola, ma invece quel weekend sarebbe tornato a casa soltanto domenica sera”.

Anche Silvia racconta di aver avuto qualche problema:”Soprattutto a mettermi in scena e a parlare. Non è stato facile neanche coinvolgere i miei parenti. Ho seguito il découpage, ma siccome pensavo che fosse troppo corto ho aggiunto alcuni pezzi”. Ludovico Franco invece spiega:”Avevo in testa un’idea precisa di come rendere le immagini, ma ho dedicato troppa attenzione all’aspetto tecnico, alla costruzione scenica e meno alla possibilità di cogliere la spontaneità della situazione da riprendere. Non ho seguito la scaletta passo per passo: per esempio nella parte in cui dovevo incontrare mia zia, nello scritto iniziale l’idea era di girare la scena in un altro modo, ma in seguito mi sono adattato alle circostanze e credo che questo sia stato un bene perché è stato più improvvisato e meno programmato.” Non sempre quindi i “fuori programma” si rivelano inutili, anche Céline infatti si è trovata in una situazione simile: “Non avevo previsto che mio papà avrebbe avuto bisogno di passare fino da suo zio nella scena finale, così che, avendo ripreso anche questo “fuori-programma”, in fase di montaggio lo abbiamo inserito. Nonostante tutte le difficoltà e le deviazioni dalla scaletta, in fase di montaggio, grazie alle idee dei miei compagni e all’esperienza di Joseph, siamo comunque riusciti a creare una narrazione della quale sono davvero soddisfatta e credo che sia proprio vero che, quando fatichi, i risultati hanno un sapore più intenso.”

È proprio nella fase di montaggio infatti che il piano di Spontanément Valdôtain.e.s ha finalmente preso forma. “Non è un lavoro per tutti, può essere estremamente divertente o una noia mortale. È una questione soggettiva”, ci ha spiegato Joseph. Non so se qualcuno degli altri partecipanti al corso si sia ritrovato nella seconda delle opzioni, io di sicuro no. Ho cercato di “rubare con gli occhi” tutto ciò che potevo in questa fase. Tutte le idee di format di divulgazione che fino a quel momento mi erano balenate in testa, stavano lentamente diventando qualcosa di realizzabile. Finalmente iniziavo a capire quali fossero i miei limiti e su cosa dovessi lavorare. Il lavoro di cura dei dettagli fatto in questa fase mi ha permesso di capire come si realizza un prodotto di qualità. Anche l’ultimo giorno è stato molto stimolante per molti di noi, facendo la conoscenza di Virginie Maret, videogiornalista per “Le Nouvelliste” , abbiamo avuto modo di scoprire qual è il modo migliore per coniugare produzione audiovisiva e informazione. Per alcuni, come per Ludovico Franco, è stata la prima occasione di interesse nei confronti del mondo del giornalismo, come rivela lui stesso: “Il mondo del giornalismo non mi aveva mai interessato, ma grazie all’incontro con Virginie Maret ho scoperto che quell’ambito non è soltanto scrittura, c’è un mondo enorme dietro che coinvolge anche l’audiovisivo e permette anche grande spazio creativo”.

Per molti di noi quindi, questo corso è stato molto illuminante, Céline ad esempio spiega: “Sono quasi giunta alla fine della prima fase del mio percorso universitario e, non so per quale motivo precisamente, ponevo grande fiducia in questo corso, sentendo che avrebbe potuto indicarmi che strada intraprendere per il mio prossimo futuro. Ho sempre amato creare contenuti personalizzati, preferibilmente divertenti, anche relativi a tematiche profonde, ma con una nota di leggerezza che, come diceva Calvino, non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto. Fino ad ora l’ho fatto soltanto attraverso le parole, ma osservando il processo che si nasconde dietro alla realizzazione di un prodotto audiovisivo mi sono accorta di quanto sia appassionante ed esso stesso narrazione. Sarà un caso, ma la sera dell’ultimo giorno di corso mi sono imbattuta in un bando di ammissione ad una Laurea Magistrale in Comunicazione pubblicitaria, storytelling e cultura dell’immagine. Quindi penso che l’audiovisivo, declinato in una maniera o nell’altra, è un ingrediente che non mancherà nel mio futuro.” Diversa invece è l’opinione di Noemi, che avendo già molta esperienza nel campo dell’audiovisivo, dichiara: “Questo settore fa già parte di me e questo corso, non strettamente legato a quello di cui mi occupo, mi ha dato comunque una spinta per credere nella strada che voglio perseguire”.

I partecipanti al Laboratoire de Création Audiovisuelle
I partecipanti al Laboratoire de Création Audiovisuelle

Solo il tempo potrà dirci quanto impatto questo laboratorio avrà sul nostro futuro. Nell’immediato quindi, non ci resta che invitare chiunque sia interessato a vedere i nostri contributi fatti e finiti, a connettersi giovedì 23 settembre alle 18:30 qui, su AostaSera per la presentazione ufficiale di Spontanément Valdôtain.e.s.

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