Timidi raggi di sole del mattino accarezzano la collina dell’adret, perdendosi tra i grappoli d’uva nera nei filari attorno alla casa di Sorreley in cui viveva Pino Bétemps, il 72enne di Saint-Christophe trovato morto ieri, martedì 19 ottobre. Sul suo decesso indaga la Squadra Mobile della Questura, perché malgrado la corda che aveva al collo il cadavere, l’avanzato stato di decomposizione e il fatto che si trovasse a terra in cantina, non consentono di concludere a priori per l’ipotesi apparentemente più ovvia, quella del gesto suicida.
Malgrado il contesto bucolico, a meno di cinque chilometri dal centro di Aosta, tutto ciò su cui si posa l’occhio non racconta di una quotidianità semplice, per il defunto. L’ingresso della villetta, su cui spiccano stamane i sigilli posti dalla Polizia, è circondato da masserizie e rifiuti di vario genere. Barattoli, bottiglie vuote di plastica e vetro, giornali, scarpe, cassette rotte, sedie, verdure. Lo stesso scenario di estremo degrado che s’intravede, all’interno della casetta color crema, da un angolo di finestra: non una superficie, tra tavolo e piano cucina, appare sgombera.
In questa cornice, stando a quanto raccontano nel villaggio, Pino viveva da solo con Franco, il fratello gravemente disabile. Ed è legata proprio a lui la scoperta della morte. Siamo alla fine della mattinata di ieri quando l’attenzione di Riccardo Fonte, un vicino di casa, viene richiamata da una persona che aveva notato Franco in condizioni critiche davanti alla porta di casa. Appariva disidratato, infreddolito, denutrito, come se avesse dormito all’esterno, ai confini dell’incoscienza. Contattano il numero d’emergenza, che invia sul posto un’ambulanza. Nel mentre, i primi soccorsi vengono prestati da una volontaria cercata dai due uomini, perché residente in zona.
Quando Franco è diretto all’ospedale, dove è ancora ricoverato, Fonte si chiede dove fosse Pino. In casa non lo trova e scende nel seminterrato, dove c’è la cantina. Mossi pochi passi lo vede esanime, sul pavimento. Scappa spaventato e, ancora stamane, racconta che quella visione non lo abbandona. Accorre una Volante, poi gli investigatori diretti dal commissario capo Francesco Filograno (tornati sul luogo anche stamane): il corpo è in avanzato stato di decomposizione e ha una corda al collo. Nella villetta entrano anche gli esperti della Scientifica, per un sopralluogo tecnico. Difficile dire da quanto fosse morto, ancora più complesso capire se sul corpo ci fossero ferite o segni di traumi.
Pezzi del puzzle che potranno trovare il loro incastro solo a seguito dell’autopsia, che il pm Giovanni Roteglia attribuirà a breve, nell’ambito del fascicolo aperto dalla Procura sul ritrovamento del cadavere. L’ipotesi, al momento formulata nei confronti di ignoti, è di omicidio, ma – come sempre in questi casi – si tratta di una prospettazione dettata dalla necessità di compiere ulteriori accertamenti. Sarà il responso medico-legale a tratteggiare gli scenari che determineranno lo sviluppo dell’indagine.
Insomma, le risposte attese dall’esame autoptico saranno un tassello importante per dire se Pino Bétemps non salirà più sull’Ape parcheggiata lungo il sentiero di casa perché rimasto schiacciato dal peso di un’esistenza fattasi insostenibile, o per cause diverse, magari legate a mani altrui. Anche se tutto ciò che si vede e si sente di lui a Sorreley, dove i due fratelli vengono raccontati come quasi “invisibili”, per i rari contatti con tutto ciò che li circondava (per le tracce dei parenti più vicini occorre arrivare ad alcuni cugini), porta a interrogarsi come sia possibile che chiunque potesse volergli male.
4 risposte
Le assistenti sociali cosa facevano, non vanno in giro sul territorio a vedere se essendoci un invalido cosa succede, aspettano in ufficio che qualcuno le chiami?
Sono troppo indaffarate ad aiutare i migranti
sì infatti è pieno di migranti con caviale e champagne nei bar del centro… ma io non so che razza di commenti… vergogna, razzista!
Ma le assistenti sociali per un simile degrado non esistono?