Nel mese di novembre proponiamo spettacoli al Planetario e visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico, in programma al sabato con prenotazione online obbligatoria. Per informazioni, consultate il nostro sito web: https://www.oavda.it/
Ed ora vediamo cosa ci riserva il cielo di questo mese.
Le fasi della Luna. Luna nuova il 4 novembre, Primo quarto l’11, la Luna piena il 19 e l’Ultimo quarto il 27.
La Luna nella Tradizione. Presso i nativi americani la Luna piena di novembre è soprannominata Beaver Moon, la “Luna del Castoro”. Cadeva infatti nel periodo in cui si mettevano le trappole per i castori prima che le paludi congelassero, in modo da far scorta di calde pellicce per l’inverno. Un’altra interpretazione è collegata al fatto che i castori in questo periodo si stanno preparando per il letargo. Un altro nome per questa Luna Piena è Frosty Moon, ossia la “Luna Ghiacciata”.
Tornando agli aspetti astronomici, segnaliamo per il giorno 10 la vicinanza della Luna con Saturno e il giorno successivo con Giove. In entrambi i casi la Luna si troverà rispetto ai pianeti a circa 5 gradi a sud ovest e il fenomeno sarà osservabile a partire dalle 18.00 circa.
Giove e Saturno. Entrambi saranno ancora visibili, in prima serata, nella costellazione del Capricorno.
Urano e Nettuno. Gli altri due pianeti visibili a novembre sono Urano, visibile per tutta la notte nella costellazione dell’Ariete e Nettuno, nell’Acquario. Mentre Urano è al limite di visibilità senza strumenti, Nettuno è ben al di fuori delle possibilità dell’occhio umano: in pratica, per poterli vedere, occorre come minimo un binocolo. Al telescopio appaiono come due piccoli dischetti di cui si può apprezzare il colore, rispettivamente verde chiaro e azzurro intenso. La bassa luminosità e le loro ridotte dimensioni apparenti sono dovute alla grande distanza da noi: Urano a quasi 3 miliardi di km da noi e Nettuno a 4,5 miliardi di km.
Le Tauridi Nord. Le Tauridi sono uno sciame di meteore minore: produce infatti solo circa 5-10 meteore all’ora. Ne parliamo in quanto quest’anno la visione delle Leonidi, lo sciame protagonista di novembre, sarà resa ardua dalla presenza del chiarore lunare. Il fenomeno delle Tauridi è composto da due sciami distinti: le Tauridi Sud, con il massimo a ottobre e le Tauridi Nord di cui parliamo questo mese. Attive dal 20 ottobre al 10 dicembre, queste meteore hanno un picco tra il 12 e il 13 novembre e sono associate alle polveri lasciate dall’asteroide 2004 TG10 in prossimità dell’orbita terrestre.
Le Leonidi, le “stelle cadenti” di novembre. Tra il 17 e il 18 novembre si verificherà il picco dello sciame meteorico delle Leonidi, associato dalle polveri della cometa periodica Tempel-Tuttle. Purtroppo quest’anno la Luna disturberà le osservazioni: sarà infatti in fase Piena il 19 novembre, rischiarando il cielo e rendendo difficoltoso scorgere le meteore, almeno quelle meno brillanti.
La costellazione del mese: gli elusivi Pesci. In questo mese la costellazione dei Pesci è ben visibile verso le ore 21.30 in direzione dell’orizzonte sud. L’asterismo del Grande Quadrato di Pegaso è un buon riferimento per individuare i due pesciolini: quello occidentale, a forma di pentagono irregolare, si trova sotto al Quadrato, mentre il Pesce orientale, più debole e dall’aspetto allungato, è individuabile a est di questo asterismo.
Nella rappresentazione tradizionale i due pesci sono collegati da un lungo nastro ondeggiante simboleggiato da alcune stelle: possiamo sfruttare questa caratteristica per una proficua identificazione dei due componenti di questa costellazione. Partendo dal pesce occidentale, dalla stella Iota ci spostiamo in direzione est verso le stelle Omega, la “d” (41 Psc), la coppia formata dalla 62 e da Kuton (Delta Psc), poi, proseguendo attraverso le stelle Epsilon e Nu, arriviamo alla stella Al Resha, l’Alfa dei Pesci, il punto più meridionale del “nastro”.
Da lì si risale verso la stella Torcular (Omicron Psc) e passando da Alpharg (Eta Psc) giungiamo infine al secondo pesce, individuabile principalmente dalle stelle Psi, Nu e Omicron, molto più difficile da riconoscere del suo compagno occidentale.
È d’obbligo un cielo buio, dato che lo splendore di queste stelle è attorno alla quarta magnitudine, quindi, sotto un cielo mediamente inquinato dalle luci artificiali, appena visibili. Di fronte a difficoltà o a eventuale insuccesso nell’identificazione dei due pesci e del loro nastro ce ne si faccia una ragione, dato che anche Arato, poeta del IV sec. a.C. nella sua opera più famosa, I Fenomeni, ci dice che “sempre risalta uno più che non l’altro” (*).
Dal punto di vista astronomico i Pesci sono attualmente la “prima” costellazione zodiacale, in quanto, per effetto del movimento di precessione, all’equinozio di primavera il Sole si trova proiettato in questa zona di cielo (5 gradi circa a sudest del pesce occidentale). Al tempo dei Babilonesi (a metà del secondo millennio a.C.) questo ruolo era ricoperto dalla costellazione dell’Ariete.
La figura qui sotto rappresenta la posizione del Sole all’istante lo scorso 20 marzo, all’istante dell’equinozio di primavera: come si vede si trova a circa 5 gradi a sud del pesce occidentale (schermata generata con il software Stellarium, https://stellarium.org/it/)
I tesori di Pegaso e Andromeda. Un poco più a ovest della stella Enif, che simboleggia il naso del cavallo Pegaso, con un buon binocolo o un piccolo telescopio possiamo osservare, a 34.000 anni luce dal Sole, l’ammasso globulare M15, composto da 300.000 stelle comprese in uno sferoide di circa 130 anni luce di diametro. Scoperto dall’astronomo italiano Giovanni Domenico Maraldi, dal punto di vista astrofisico è una forte sorgente di raggi X forse prodotti da un buco nero generato da una massiccia stella dell’ammasso giunta allo stadio finale della sua evoluzione.
Poco più a nord est del pesce orientale troviamo Beta Andromedae (Mirach). Da questa stella luminosa possiamo muoverci verso la stella Mu e Nu Andromedae per individuare a distanza di quest’ultima M31 (la Galassia di Andromeda), l’oggetto più lontano percepibile a occhio nudo, distante da noi ben 2,5 milioni di anni luce. Al telescopio mostra il suo brillante nucleo, che pur apparendo come una massa luminosa e compatta, è in realtà composto da miliardi di stelle visualmente non distinguibili una dall’altra per via della grande distanza di questa galassia da noi.
Il destino della Galassia di Andromeda e della nostra Galassia è quello di inghiottirsi a vicenda tra non meno di 3,7 miliardi di anni… Un evento a cui credo nessuno di noi potrà assistere!!! Per questo suggeriamo di partecipare allo spettacolo “Sulle ali di Pegaso” al Planetario di Lignan, dove proiettiamo una simulazione dell’incontro cosmico realizzata dagli studiosi sulla base di dati scientifici.
(*) Arato, Fenomeni, v. 240, traduzione di G. Vanin e B. Cusinato, in Catasterismi (L’origine, la storia, il mito delle costellazioni), Edizioni Rheticus-DBS, Feltre 2017, p. 46
A cura di Paolo Recaldini
La rubrica “Un, due, tre stella!” è realizzata dalla Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS con il contributo della Fondazione CRT.