Il conflitto in Ucraina non è l’unica situazione calda nelle zone che una volta componevano l’Unione Sovietica. Martine Noussan, 33 anni, valdostana, lo sa bene. Da ormai 2 anni vive a Berlino e da lì si occupa, insieme a un team di 8-9 persone, di un progetto per la risoluzione del conflitto in Ucraina, a prova del fatto che la strada della pace e del dialogo è da intraprendere e seguire senza cedere solo alla via bellica. Il lavoro che da due anni impegna la valdostana, di Sarre, chiamato DRA, è molto articolato, al momento è nella sua seconda fase (la prima si è svolta nel biennio 2018-2020 n.d.r.), è finanziato dal ministero degli esteri tedesco ed è composto da 3 pilastri: dapprima la creazione di una piattaforma internazionale della società civile, che riunisce una ventina di associazioni che lavorano per la risoluzione del conflitto russo ucraino, questa fa lavoro di Advocacy e informazione per i governi e la popolazione, e realizza progetti in ambito peacebuilding, transitional justice, dialogo e diritti umani.
Il secondo step è quello di monitoraggio della situazione riguardo ai diritti umani nella regione di conflitto, tramite missioni internazionali e monitoraggio costante a distanza. L’ultima fase è uno dei risultati concreti che il progetto vuole ottenere e cioè la “Drukarnia”, il Centro della società civile che si trova a Slovjansk, nella regione di Donetsk. Il centro è in pratica l’ufficio sul campo, è uno spazio per lo scambio e il dialogo per la società civile locale e realizza progetti di scambio internazionale per i giovani, di sviluppo di iniziative locali, di attivismo ecologico e tanti altri.
Martine, dopo un percorso universitario in lingue straniere, con focus su russo e tedesco, inizia a viaggiare e inanellare esperienze nel settore dei progetti europei (in Russia e in Georgia prima ancora che in Ucraina e Germania), ma sempre con la voglia di lavorare nelle zone russofone e sempre nel segno della conciliazione e della risoluzione dei problemi che lo sgretolamento dell’URSS ha provocato nelle zone limitrofe: “Ho deciso di lavorare in questo progetto dopo aver trascorso un anno di Servizio volontario europeo in Georgia, in una ONG che lavorava con IDPs (internally displaced persons – sfollati interni n.d.r.) della guerra in Ossezia del 2008. Mi sono appassionata al lavoro di peacebuilding e ho deciso di continuare il mio percorso in questo ambito, e, avendo studiato russo all’università, il mio interesse è focalizzato sui conflitti in aerea post-sovietica”.
Questo stop non ha fermato Martine e nemmeno la sua voglia di continuare a lavorare nel segno della pace e della collaborazione tra le due nazioni nonostante il progetto dovrà trasformarsi e adattarsi al periodo e nonostante questo potrebbe significare stare lontani dalla Russia per un periodo imprecisato: “La guerra attuale in Ucraina rappresenta ovviamente un altro punto di non ritorno, e in particolare il mio progetto dovrà essere ripensato e adattato alla nuova realtà. Per adesso ci troviamo ancora nella fase “emergenziale” in cui stiamo cercando di reagire tempestivamente agli avvenimenti: raccogliendo fondi per i nostri partner sul luogo, pubblicando statements diretti al governo tedesco e ai leader politici, sostenendo i profughi che arrivano a Berlino o che in generale cercano di lasciare l’Ucraina. Il futuro e l’aspetto del nostro progetto dipenderà molto dall’evoluzione della guerra, e ora purtroppo è troppo presto per fare pronostici a lungo termine”.