A un mese esatto dal voto sui cinque referendum sulla giustizia, promossi da Lega e radicali e ammessi lo scorso 16 febbraio dalla Consulta, il Comitato per il Sì si è presentato nel corso di una conferenza stampa. Guidato da Paolo Sammaritani della Lega Vda, il comitato riunisce Forza Italia Vda e Italia al centro. Presente, ma a titolo personale, Giovanni Sandri, coordinatore locale di Italia Viva.
“La riforma della giustizia è un cantiere aperto da sempre” ricorda Sammaritani “In questo momento è particolarmente sentita l’esigenza di riforme che da anni pendono, anche in Parlamento.”
I quesiti sui quali i cittadini saranno chiamati ad esprimersi domenica 12 giugno riguardano questioni organizzative della magistratura, la legge Severino e le misure cauterali.
Misure cautelari
La custodia cautelare in carcere oggi può essere essere motivata dal pericolo che la persona indagata ripeta il reato di cui è accusato, dal pericolo di fuga o da quello che vengano alterate le prove a suo carico. Il referendum chiede di abrogare la prima motivazione.
“Bisogna limitare gli abusi della custodia cautelare e purtroppo anche noi qui in Valle d’Aosta nel recente passato abbiamo vissuto dei casi tristi e ingiusti.” sottolinea la coordinatrice di Forza Italia Vda Emily Rini.
L’incandidabilità dei politici condannati
Chi è condannato in via definitiva per alcuni gravi reati non può candidarsi alle elezioni, assumere cariche di governo e, se già stato eletto, può decadere. Per chi è eletto in un ente locale scatta la sospensione automatica dopo la sentenza di primo grado, non definitiva.
In caso di vittoria del sì tutti gli automatismi verranno meno e a decidere su eventuali divieti di ricoprire cariche tornerà a essere il giudice sul singolo caso.
“E’ la stessa Severino ad aver dichiarato che questa legge è poco giusta” sottolinea Sammaritani “Oltre al peccato originale di essere retroattiva, è il principio fondamentale sbagliato: una condanna anticipata è incostituzionale”.
Valutazione dei magistrati
I consigli giudiziari sono organi “ausiliari” del Consiglio superiore della magistratura, chiamati a valutare la professionalità dei magistrati.
Se al referendum vinceranno i sì anche avvocati e professori universitari, fino ad oggi esclusi, parteciperanno attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati.
“Sarebbe bene arrivare come in America dove i magistrati vengono giudicati anche dai cittadini” dice Giovanni Sandri.
Elezione del coniglio superiore della magistratura
Il quesito referendario riguarda le “correnti” del Consiglio superiore della magistratura.
Se al referendum vinceranno i sì verrà cancellata la norma che stabilisce che un magistrato per candidarsi al Csm debba presentare dalle 25 alle 50 firme a proprio sostegno. Si favorirebbero così, secondo i promotori, il merito del candidato, non obbligandolo a trovare accordi politici.
“Non è tollerabile che in un sistema civile ci siano guerre fra bande all’interno magistratura” evidenzia invece Orlando Navarra di Italia al Centro.
Separazione delle funzioni
Oggi nel corso della propria carriera, un magistrato, ad alcune condizioni, può passare fino a 4 volte tra la funzione requirenti a quella giudicante.
Se al referendum vinceranno i sì il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera se vuole essere pubblico ministero o giudice.
“Chiediamo una giustizia giusta e un sistema equo” sottolinea Emily Rini. “Non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio, c’è una parte della magistratura che lavora bene, ma purtroppo è messa da parta da una magistratura malata. Questi referendum vogliono valorizzare la magistratura sana”.
Per spiegare le ragioni del “Sì” e soprattutto invitare i valdostani al voto – i referendum saranno validi solo se ciascuno raggiungerà il quorum – il comitato ha in programma alcuni “Aperòsì” a Courmayeur, Saint-Vincent e Arnad e un evento regionale il 27 maggio, nella sala della Bcc valdostana.
“Non vogliamo essere autoreferenziali, ma siamo aperti al confronto, per questo cercheremo di trovare per ciascun incontro anche dei rappresentati del “No””.