Si conoscerà soltanto a fine estate il periodo effettivo di chiusura del Monte Bianco, ovvero quando si chiuderà la gara d’appalto. A spiegarlo ieri in Consiglio regionale è stato l’Assessore alle partecipate Luciano Caveri. Quattro le società che hanno preso parte alla gara e che verranno valutate sulla base dell’offerta economicamente più vantaggiosa ma anche sulla base dell’ottimizzazione dei tempi – “chi lo farà più in fretta avrà dei vantaggi” – e delle tecnologie utilizzate. La prima ipotesi comunicata dalla società che gestisce il Traforo è di una chiusura del collegamento internazionale fra il 17 ottobre e il 7 novembre.
Nei giorni l’Assessore ha incontrato in videoconferenza l’amministratore delegato del gruppo autostrade Roberto Tomasi e nei giorni scorsi ha accolto in Valle d’Aosta il presidente della regione Région Auvergne-Rhône-Alpes Laurent Wauquiez. “Ci è stato ripetuto, anche da Wauquier, interpretando il pensiero di Macron, ma anche dell’attuale presidente del consiglio francese, già ministro dei trasporti, che non ci sarà mai l’assenso al raddoppio del Traforo del Monte Bianco in sito, qualche spiraglio potrebbe esserci per un tracciato più in basso di quello attuale”.
Per Caveri è arrivato il momento di “conoscere gli studi che sono stati fatti a proposito in Francia, di cui non sappiamo nulla, se non che potrebbe essere come dire un sistema trasportistico collegato a nuove tecnologie come caricare su di un treno i tir per poi scaricarli dall’altra parte, oppure esiste, questo c’è stato confermato da Tomasi, un tracciato più basso di quello attuale, che dovrebbe grossomodo entrare prima, lato valdostano nella montagna, e uscire più o meno dove ora c’è la rotonda e si gira per Chamonix”.
Durante l’Assemblea di Confindustria era emersa la preoccupazione degli industriali per l’annunciata chiusura autunnale.
“L”idea è di immaginare in periodo autunnale una grande assise Italo francese per rilanciare questa questione” prosegue Caveri. “Nel frattempo aprirà la seconda canna del Frejus, che creerà quasi di sicuro delle proteste ambientaliste sia in Val di Susa che nella Maurienne, quindi si può dire che ci sarà una pressione ulteriore. Questo sarà un tema che il nuovo governo dovrà porre a livello internazionale, noi siamo piccoli per assumere delle decisioni epocali, ma certamente dobbiamo stare sulla difensiva”.
Per Stefano Aggravi della Lega Vda: “L’importante è mantenere il monitoraggio sulla situazione perché la priorità è che questo asset non chiuda e possa continuare a operare”.
Una risposta
io spero, prima di crepare, di percorrere un tunnel che parta dalla piana di Aosta per arrivare in Svizzera.
Non è concepibile arrampicarsi quasi fino al colle del Gran San Bernardo per imboccare il traforo, su una strada progettata per il traffico degli anni 60!