Apicoltura, la produzione è buona ma la siccità preoccupa

I danni subiti dalle api a causa della mancanza di polline e nettare saranno manifesti soltanto a partire dalla prossima primavera, ma il timore dell’insorgere di malattie potenzialmente mortali accumuna gli apicoltori valdostani.
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L’ombra della siccità e dell’insorgere di malattie potenzialmente mortali per gli insetti rappresenta una minaccia concreta che ha di recente messo in allarme l’intero comparto apistico valdostano. Nonostante molti apicoltori locali si trovino concordi nel constatare l’ottima resa di miele registrata durante questa annata, il perdurare di temperature elevate e scarsità idrica che hanno messo in ginocchio numerosi settori tra cui quello agropastorale rischia di ripercuotersi inevitabilmente sulla prossima stagione primaverile.

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I possibili danni futuri

Dopo una primavera 2022 nettamente migliore rispetto agli anni passati connotata da una assenza quasi totale di patologie o altre problematiche che hanno colpito le api e sfociata in una produzione quantitativamente buona, secondo i professionisti dell’apicoltura sarà difficoltoso che il solo mese di settembre possa scongiurare il rischio di possibili danni durante la prossima stagione.

“Nel corso dell’autunno le api non sono i grado di trovare nutrimento da sola perciò vanno gestite dai nostri tecnici prima dell’inverno, stagione cruciale esattamente come l’estate per la loro crescita e il loro sviluppo – spiega Patrick Stevenin, presidente del Consorzio Apistico della Valle d’Aosta -. Esattamente come accaduto ora a causa della siccità perdurante, le gelate tardive di due anni fa avevano impedito loro raccogliere polline e nettare a sufficienza, provocando malattie che, nei casi più gravi, ci avevano portati ad adottare misure drastiche quali la soppressione dell’alveare e l’eliminazione dell’arnia”.

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La speranza nell’inverno

Grazie al trasporto degli insetti in quota e ai piccoli ruscelli presenti bastanti a nutrirli, né la calura né la mancanza cronica di acqua paiono essersi rivelate per loro pericolose; tuttavia, qualora tali temperature anomale dovessero perdurare, gli apicoltori potrebbero faticare ad affrontare indenni un’altra primavera.

“La speranza che tutti noi nutriamo è che il prossimo inverno torni climaticamente stabile e normalmente freddo per evitare possibili perdite dei membri delle nostre famiglie di api – conclude Stevenin -. Qualora invece la stagione si rivelasse mite come l’anno passato, esse sarebbero maggiormente propense a muoversi spesso all’interno dell’alveare e finirebbero con l’esaurire troppo presto le loro riserve di energia perdendo le forze e morendo precocemente”.

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