Due passaggi hanno caratterizzato, nelle ultime settimane, la vicenda giudiziaria nata dal sequestro, avvenuto lo scorso gennaio, del quadro “Autoritratto con spaventapasseri”, esposto all’epoca nella mostra “Antonio Ligabue e il suo mondo” allestita al Forte di Bard. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il dipinto è quello di cui un’anziana aveva denunciato il furto, avvenuto nel 1991 nella residenza privata della donna (che allora viveva nel parmense e oggi risiede a Milano).
L’interrogatorio di un indagato
Uno dei due indagati cui la Procura di Aosta contesta la ricettazione in concorso ha chiesto di essere interrogato dal pm Giovanni Roteglia, a capo dell’inchiesta. Si tratta di Alessandro Parmiggiani (74 anni, di Reggio Emilia), curatore della retrospettiva tenutasi in bassa Valle. E’ nelle sale del forte che la donna, che non ha smesso di cercarla per trent’anni, sostiene di aver riconosciuto l’opera.
Dopo il “faccia a faccia” con il pubblico ministero, durato un’ora e 45 minuti, il difensore dell’uomo si è detto fiducioso che l’ufficio inquirente possa aver recepito positivamente la ricostruzione proposta, in un’ottica di chiarire la posizione dell’indagato, che ha ribadito l’assoluta estraneità ai fatti contestati. Assieme a lui è stata iscritta nel fascicolo la gallerista Patrizia Lodi (67 anni, di Parma).
La ragione delle contestazioni
La tesi accusatoria è che Parmiggiani, in vista dell’allestimento della mostra, avrebbe avuto l’opera di Ligabue da Lodi. Costei era cosciente dell’esistenza del quadro, perché intermediaria, nel 2015, per la transazione con cui il dipinto passò ad un imprenditore lombardo, proprietario di altre opere del celebre pittore italiano. Né lei, né il curatore della mostra valdostana, per la Procura, avrebbero accertato e certificato la provenienza lecita del dipinto, non ottemperando così al Codice dei beni culturali.
L’opposizione alla restituzione
Sulla proprietà del quadro, peraltro, si annuncia una battaglia legale. Dinanzi all’ordine di restituzione all’anziana emiliana disposto dal pm Roteglia, il possessore dal 2015 ha presentato un’istanza di opposizione, depositando una memoria. La tesi in essa contenuta è che, pur non mettendo in dubbio l’originalità (certificata dal rinomato archivista Sergio Negri), non vi sia certezza che la tela sequestrata dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale sia effettivamente quella trafugata nella casa vicino Parma, trentun anni fa.
Un argomento che nell’istanza del collezionista è sostenuto attraverso due dati. Anzitutto, le dimensioni della tela non sarebbero le stesse, dopodiché nel quadro prelevato dai militari a Bard non compare la libellula indicata nella originaria denuncia di furto. Tale particolare però, stando alla perizia svolta dalla Pinacoteca di Brera per conto della Procura aostana, sarebbe stato asportato con un bisturi, nell’intento di rendere il quadro meno riconoscibile, per riuscire a piazzarlo sul mercato.
Atteso il pronunciamento del Gip
Inoltre, nella memoria depositata, si sostiene che l’ultimo possessore avrebbe svolto tutti i passaggi utili a verificare la provenienza e che il tempo trascorso dal 2015 ad oggi gli consentirebbe di averne acquisito la proprietà. L’opera è quotata attualmente oltre 250mila euro.
Sull’opposizione alla restituzione è atteso il pronunciamento, che passerà per la fissazione di un’udienza, del Gip del Tribunale di Aosta. La decisione sarà comunque temporanea, perché potrebbe, sul punto, innescarsi una causa civile, che verrà sospesa qualora l’indagine penale dovesse condurre ad un processo (sono attese le determinazioni del pm sulla conclusione dell’inchiesta).