Quando un marchio di prestigio risorge dalle proprie ceneri come l’araba fenice il vero appassionato non può esimersi dall’esultare. Isotta Fraschini nasce a Milano nel 1900, per mano dei fratelli Antonio, Oreste e Vincenzo Fraschini e di Cesare Isotta, al cui richiamo risposero Riccardo Bencetti, Paolo Meda e Ludovico Prinetti. Dopo le prime esperienze con le “vetture leggere”, Isotta Fraschini si misura con le competizioni, allora nascenti. Datano 1905 le vittorie nei Gran Premi e alla Targa Florio. Nel 1908, il record di velocità media, pari a 105 chilometri orari, conseguito negli Stati Uniti e che ottiene un clamoroso risalto.
La Casa, che aveva quale logo la vittoria alata, si specializza sempre più nelle produzioni ad alto contenuto tecnologico, con la Tipo FE e la Tipo KM. Nel 1910, un’intuizione da autentici precursori: i freni anche alle ruote anteriori, soluzione fino ad allora sconosciuta. Di Isotta Fraschini si innamorano Umberto di Savoia, Rodolfo Valentino, Gabriele D’Annunzio e un esemplare viene donato a Papa Pio XI. Isotta Fraschini termina la sua attività nel 1949, ma oggi vive una seconda giovinezza, anzi una rinascita per certi versi inaspettata. E che rinascita.
Il marchio Isotta Fraschini realizzerà una Le Mans Hypercar, con la quale parteciperà nella classe regina dell’Endurance, alla mitica 24 Ore e al WEC, con esordio alla 6 Ore di Spa. La classe regina vedrà al via Porsche, Ferrari, Peugeot, Toyota, Cadillac, BMW, Acura e la Glickenhaus, nata, come sappiamo, dalla fucina di perfezionismo della Podium Advanced Technologies di Pont-Saint-Martin. La sfida è stata raccolta da Michelotto Engineering di Padova, che dal 1969 ha curato la preparazione di vetture da rally come la Lancia Stratos e la Ferrari 308 GTB e successivamente la realizzazione e la gestione di macchine da pista, su tutte la Ferrari 333 SP, con un palmarès invidiabile: diciassette campionati mondiali costruttori, ventisei titoli mondiali piloti, dieci successi alla 24 Ore di Le Mans solo nell’ultimo ventennio.
La Hypercar, a trazione integrale, registra un rapporto peso/potenza da paura. Il peso è di 990 chilogrammi. La potenza è monstre. Il motore endotermico turbocompresso 3 litri, sei cilindri a 90°, produce 700 cavalli, l’elettrico anteriore con gruppo inverter 270 cavalli, equivalenti a 200 kW, alimentato da una batteria agli ioni di litio da 900 V. La potenza di sistema si attesta intorno ai mille cavalli. L’impianto frenante, con dischi in carbonio, si giova del sistema brake by wire integrato (EBS). Gli pneumatici, sviluppati in collaborazione con Michelin, saranno 29/71 – 18 con cerchi da 12”5 all’anteriore e 34/71 – 18 con cerchi da 14” al posteriore. Telaio in fibra di carbonio e carrozzeria in carbonio e materiali compositi. La Isotta Fraschini Hypercar sarà presentata a fine febbraio 2023, ma il rendering fa già sognare, con quelle linee aggressive ma temperate da una geometrica sinuosità. La Hypercar sarà, nei progetti, la progenitrice di potenti vetture Gran Turismo stradali e utilizzabili anche in pista.