La silenziosa ma fondamentale lotta al riciclaggio passa attraverso una crescente presa di coscienza delle recenti modificazioni cui modalità di azione e mire economiche delle mafie sono state sottoposte nel corso degli anni. Proprio in tale direzione agisce il neonato “Osservatorio regionale antimafia”, che dall’estate si occupa di analizzare fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso senza per questo sostituirsi a forze dell’ordine o tribunali bensì soltanto svolgendo funzioni di supporto alle amministrazioni pubbliche per approfondire un argomento tanto delicato quanto pressante a favore della società civile.
Le nuove mafie
“Omertà e violenza rappresentano oramai soltanto l’estrema ratio per le cosche mafiose, che a oggi prediligono la più pacifica ricerca di consenso e amicizia nel proprio agire e lasciano la propria impronta nel campo di affari, appalti e concessioni – ha spiegato il presidente del Consiglio Alberto Bertin durante il convegno “Lotta al riciclaggio: analisi e prospettive in Italia e in Europa” tenutosi nella mattinata di oggi, lunedì 28 novembre -. Purtroppo, il denaro sporco è parte di un meccanismo di pulitura silenziosa capace di convertire la buona economia in cattiva economia, questa ultima costellata da attività illecite e arricchenti per le organizzazioni oltre che di fenomeni di intimidazione evolutisi grazie a tecniche migliori e metodi differenti”.
Il riciclaggio
Il riciclaggio, definito anche quale forma di “economia sommersa del territorio”, possiede secondo i rilevamenti Istat un patrimonio finanziario pari a 184 miliardi di euro, una cifra molto prossima allo stanziamento del Pnrr che rappresenta circa il 10% del Pil italiano. Tale strategia si occupa di rendere legittime somme di denaro illecite all’interno dei circuiti legali attraverso differenti modalità tra le quali figurano l’acquisizione di beni e imprese, presiti e false fatture e sfruttamento di criptovalute.
”Le segnalazioni effettuate da banche, professionisti e operatori dei vari settori nel solo 2021 sono state circa 139 mila, incrementate del 23% durante il periodo pandemico a causa di fenomeni di lucro sulla vendita dei dispositivi di protezione, usura e acquisizione di società in crisi – ha commentato Claudio Forleo, giornalista e responsabile dell’”Osservatorio parlamentare di Avviso pubblico”, guidato dalla moderazione della collega Cristina Porta -. Sul territorio valdostano le segnalazioni sono state rispettivamente 245 nel 2021 e 143 nel primo semestre del 2022, poche delle quali tuttavia mosse da parte delle amministrazioni pubbliche, chiamate a fornire un contributo attivo al sistema di contrasto denunciando le operazioni giudicate sospette tramite apposito sistema a cura dell’”Unità di informazione finanziaria per l’Italia””.
La mafia in Valle d’Aosta
All’interno della nostra regione, reduce da un percorso di insediamento silente e progressivo nella sfera economica e legale similare al restante territorio italiano, la tipologia di infiltrazione mafiosamente maggiormente diffusa risulta quella della ‘ndrangheta.
“Per lungo tempo utilizzata quale base operativa per il traffico di stupefacenti a livello italiano, la Valle d’Aosta conta attualmente uno dei 46 territori mafiosi totali del nord Italia – ha ricordato ancora Forleo -. Dal 1991 a oggi sono stati in totale 374 gli enti locali sciolti a causa della mafia con evidenti ripercussioni su finanze e stabilità nel paese, tra i quali nella regione figura il Comune di Saint-Pierre, commissariato nel 2020 e andato a elezioni soltanto l’anno seguente”.
Al fine di inserirsi con successo all’interno delle amministrazioni locali nonché dei loro bilanci economici, le cosche creano con esse un legame garantendo loro servizi in cambio dell’assegnazione di beni comunali e appalti a personalità o ditte a lei affiliate o prossime.
”Il numero di interdittive, ovverosia di provvedimenti di carattere preventivo volte a limitare la capacità giuridica di ipotetiche società destinatarie colpevoli di concussione, è nell’ultimo anno aumentato del 10% in Italia – ha segnalato alfine Forleo -. In Valle d’Aosta le manovre attivate in tal senso sono state 4 e hanno riguardato prettamente ditte operanti nel commercio all’ingrosso e al dettaglio di veicoli, nell’allevamento del bestiame e nella gestione di strutture alberghiere e di ristorazione”.