Alcool sì o alcool no? È la domanda al centro del dibattito che in questi giorni sta dividendo la ricercatrice Antonella Viola dagli affezionati degli aperitivi. A difesa di cultori del vino e produttori locali interviene Stefano Di Francesco, presidente del Consorzio vini della Valle d’Aosta, sostenendo in primis la necessità di un utilizzo consapevole nonché di un atteggiamento responsabile.
La polemica
La scintilla della polemica coincide con il pieno appoggio dato da Viola alla decisione dell’Irlanda di equiparare alcool e sigarette nonché di inserire nelle etichette dei prodotti che lo contengono opportuni avvertimenti circa i danni che essi possono provocare alla salute. La biologa, ricercatrice e docente dell’Università di Padova ha infatti puntato il dito contro il consumo – e non soltanto l’abuso – di sostanze alcoliche, evidenziando tramite riferimenti scientifici la correlazione di un utilizzo anche moderato con tumori al seno, al colon retto, al fegato, all’esofago, alla bocca e alla gola. Oltre alle alterazioni metaboliche possibili cause di problematiche cardiochirurgiche e intestinali, la donna ha evidenziato che le alterazioni cerebrali apportate dal vino possono diminuire le dimensioni del cervello dei suoi consumatori.
“Conoscere il mondo, le persone, le storie e le famiglie”
Secondo Di Francesco vino in particolare e alcool in generale andrebbero consumati con moderazione e con un occhio di riguardo alla qualità, adottando peraltro responsabilità nella degustazione e consapevolezza alla guida.
“In quanto produttore e appassionato di vino in generale faccio molta fatica ad ascoltare le parole dell’onnipresente dottoressa Viola poiché dichiarazioni che, vista la risonanza mediatica ottenuta, rischiano di minare seriamente il settore vitivinicolo e la filiera circostante – commenta l’uomo, sottolineando la delicatezza di una tematica che meriterebbe riflessioni comuni tra tutti i consorziati -. Demonizzare e giudicare in termini di responsabilità l’alcool non mi pare assolutamente corretto soprattutto senza conoscere il mondo, le persone, le storie e le famiglie che lo circondano”.
“Benessere personale, edonistico e di aggregazione”
Sul web è poi impazzato lo scambio di frecciate ironiche tra l’infettivologo Matteo Bassetti e la stessa Viola, che, immortalata nell’atto di gustare un calice di vino, ha ammesso di concedersi occasionalmente un bicchiere soltanto nei ristoranti stellati.
“Non ho le competenze mediche necessarie a vagliare i dati allarmanti richiamati dai suoi studi, ma spero ovviamente che a prevalere siano le tesi di altri esperti e sostenitori della natura benefica dell’alcool – osserva ancora Di Francesco -. Chi ama il buon vino già sa in cuor suo che esso non rappresenta tanto una medicina a livello fisico bensì un toccasana capace di favorire il benessere personale, edonistico e di aggregazione del singolo”.
“Un metodo così terrorizzante e ben poco delicato”
La dottoressa Viola consiglia peraltro di votarsi all’astemia completa, al salutismo personale e a metodi culturali di aggregazione e socialità differenti quali passeggiate e aperitivi a base di succo di pomodoro.
“Mi domando se, in quanto ricercatrice per la quale il dovere di informare dovrebbe essere considerato sacro, la dottoressa abbia compreso quanto sia sbagliato comunicare con i cittadini consumatori tramite un metodo così terrorizzante e ben poco delicato – conclude Di Francesco -. Penso che le esagerazioni siano scorrette nell’una e nell’altra direzione, così come la smania di protagonismo”.