I vincitori dei David di Donatello 2023
A trionfare è stato “Le Otto Montagne” di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersh che si è aggiudicato 4 statuine vincendo il David di Donatello 2023 come miglior film, miglior sceneggiatura non originale, miglior autore della fotografia e miglior suono.
ESTERNO NOTTE (18 candidature e 4 statuette), disponibile su Netflix e RaiPlay
Marco Bellocchio, 2022
Storico, biografico, drammatico
Cast: Fabrizio Gifuni, Tony Servillo, Margherita Buy, Fausto Russo Alesi, Fabrizio Contri, Daniela Marra.
Esterno Notte è un’esperienza di visione che sfuma i confini tra il cinema e la serialità televisiva. Si tratta infatti di sei capitoli che raccontano i giorni del sequestro di Aldo Moro dal punto di vista di chi, pur essendo all’esterno della vicenda, ne ha subito l’ondata politica, emotiva e mediatica. Il regista, Marco Bellocchio, aveva già dedicato un film al caso Moro, Buongiorno Notte del 2003, ma a distanza di vent’anni ritorna sul tema creando una sorta di controcampo di quanto mostrato nel film precedente. Se è inusuale per Bellocchio tornare su una vicenda già raccontata (seppur narrandone fatti totalmente inediti), sono presenti i temi e i simbolismi cari al regista come la malattia mentale, la famiglia e la politica. Esterno notte è una produzione molto complessa e stratificata sotto ogni punto di vista: anche a livello visivo è un vero gioiello, capace di esaltare l’eccezionale prova attoriale di tutti i protagonisti. Premio David Miglior attore protagonista a Fabrizio Gifuni, Miglior Regia a Marco Bellocchio, Miglior Trucco a Enrico Iacoponi e Miglior Montaggio a Francesca Calvelli con la collaborazione di Claudio Misantoni.
IL SIGNORE DELLE FORMICHE (11 candidature), disponibile su NOW
Gianni Amelio, 2022
Storico, drammatico
Cast: Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Leonardo Maltese
Il film ripercorre la storia vera dello scrittore Aldo Braibanti, protagonista di un processo giudiziario molto controverso tra il 1964 e il 1968. Gianni Amelio ha scritto e diretto il lungometraggio, che vanta 11 candidature ai David di Donatello 2023. Il nome stesso del film è emblematico: Braibanti è un mirmecologo, ovvero uno studioso di formiche, insetti che a suo parere si prestano particolarmente a parallelismi con il mondo umano. Il protagonista intraprende una relazione con un suo giovane seguace, Ettore Tagliaferri, suscitando l’ira della sua famiglia iper conservatrice. La situazione degenera fino a che Braibanti viene arrestato con l’accusa di plagio e Ettore viene internato in un ospedale psichiatrico. Come il film sottolinea, il reato di plagio non è mai stato applicato da quando il regime fascista lo ha introdotto; si sospetta piuttosto che si tratti del pretesto per perseguitare lo scrittore per le sue idee politiche comuniste e per la sua omosessualità.
Davvero notevole è l’arringa finale pronunciata durante il processo dal protagonista, interpretato con profondità da Luigi Lo Cascio. Sostenuto quasi esclusivamente dal giornalista comunista Ennio Scribani, a cui Elio Germano ha prestato il volto, Braibanti ribadisce la sua innocenza e si mostra rassegnato di fronte all’ipocrisia dei giudici – e più in generale della società italiana degli anni ‘60. Il film si distingue per la sua grande onestà intellettuale, Braibanti non viene trasformato in un martire dalle qualità morali irreprensibili: Amelio e Lo Cascio ne restituiscono una versione umana, vicina al reale personaggio storico. La sua personalità geniale ma spigolosa emerge particolarmente nella relazione con Ettore, che Leonardo Maltese interpreta in modo vivido, mostrando la sofferenza e la fragilità di un ragazzo combattuto tra la mentalità retrograda della sua famiglia e il fascino esercitato dal suo mentore.
L’IMMENSITÀ di Emanuele Crialese (3 candidature)
Italia, Francia, 2022
Drammatico
Cast: Penélope Cruz, Vincenzo Amato, Luana Giuliani, Elena Arvigo
Nel cinema di Emanuele Crialese il tema della “migrazione” è sempre presente, come mettono in scena il suo film d’esordio “Once we were stranger” e “Nuovomondo”. Nella sua ultima opera, il regista sposta i confini, che da geografici diventano personali e familiari.
Ambientato negli anni ‘70, L’immensità descrive, come se fosse un diario, la crisi della famiglia Borghetti attraverso gli occhi della figlia dodicenne Adriana, straniera in un corpo femminile che non sente proprio. La difficoltà a comunicare (tipica degli stranieri) che pervade l’intero film si rivela in numerosi dettagli: la madre, interpretata da Penélope Cruz, ha origini spagnole e in alcuni casi ricorre al proprio idioma natio, mentre i possibili momenti d’incontro e di ritualità, come i pasti, diventano teatri di conflitto. La terra promessa non può essere né la casa né il campo di operai dove Adriana trova l’amore, ma la televisione: sono in particolare le trasmissioni musicali a diventare il mezzo per evadere dalla realtà rigida degli adulti e lo scrigno dove riporre le proprie speranze e proiettare i propri sogni.
LO CHIAMAVANO CARGO di Marco Signoretti
(Il corto per cui abbiamo tifato quest’anno)
Italia, 2021
Meta-western mockumentary
Cast: Riccardo Zonca
Un meta-western mockumentary che riscrive in chiave politica il dopo guerra nel sud Italia con vari materiali d’archivio tra cui quelli di AAMOD, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico: cosa non amare di questo mix? Marco Signoretti riesce a costruire l’incredibile storia di un cineasta documentarista che si addentra nella terra del Mezzogiorno degli anni ‘60 con alla guida Cargo, un ex bandito “prestato” al cinema che – dopo anni di esilio forzato – tornerà nella sua terra nella speranza di poter finalmente vendicarsi del nemico che gli ha tolto tutto: l’esercito degli Stati Uniti. Lasciando spesso lo spettatore a chiedersi cosa potrebbe esserci di vero in quanto viene raccontato, Lo chiamavano Cargo è un film originale e intelligente che riesce a parlare di resistenza, lotta per l’autodeterminazione e patriottismo con dolcezza e ironia.
I più bei titoli degli anni passati
BELLISSIMA di Alessandro Capitani
Italia, 2015
Commedia
Corto vincitore 2016
Cast: Giusy Lodi, Emanuele Vicorito, Gennaro Cuomo, Antonio Orefice, Sabrina Zazzaro, Giuseppe Landolfo
Veronica è una ragazza napoletana di vent’anni che si trova con le amiche in discoteca per una serata di svago. Ma Veronica è anche una ragazza obesa e il più delle volte le persone non vedono che questo di lei. Per un’infelice battuta di un ragazzo che la prende in giro mentre balla, Veronica scappa a nascondersi nei bagni senza accorgersi di essere entrata in quello degli uomini. Qui il suo pianto attira la curiosità di Diego e i due cominciano a parlare, separati dal muro della toilette. Con questo cortometraggio di 11 minuti che ha fatto il giro del mondo in numerosi festival raccogliendo anche diversi premi, Alessandro Capitani è riuscito a riportare sullo schermo la combinazione di dramma, comicità e insensatezza che si trova nella vita di tutti i giorni. Veronica è un personaggio dolce e agguerrito allo stesso tempo, una ragazza stanca della crudeltà della vita, ma anche una persona ottimista e aperta agli altri. Non sorprende infatti scoprire che il primo lungometraggio del regista, “In viaggio con Adele” del 2018, narra la storia di Aldo, un uomo cinico e in rovina che, alla morte di una vecchia fiamma, scopre di avere una figlia autistica ormai quasi adulta con cui intraprende un viaggio, intenzionato ad accompagnarla a casa della zia a cui vuole affidarla il prima possibile. Più avanzano i chilometri, più i due finiranno per scoprirsi davvero padre e figlia.
ARIAFERMA di Leonardo Di Costanzo
Italia, Svizzera, 2021
Drammatico
Cast: Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Roberto De Francesco
Premio David di Donatello 2022 alla Miglior Sceneggiatura a Leonardo Di Costanzo, Bruno Oliviero, Valia Santella. Premio David di Donatello 2022 al Miglior Attore Protagonista a Silvio Orlando.
Gaetano Gargiulo (Toni Servillo) è un agente presso un carcere penitenziario in dismissione. Alla vigilia del suo definitivo smantellamento, la direttrice della struttura comunica che il trasferimento di dodici detenuti ha subito dei ritardi: è dunque necessario che alcuni agenti restino a sorvegliarli finché il trasferimento non verrà effettuato. I detenuti vengono così spostati nella sala centrale del carcere: la struttura è quella ottocentesca del Panopticon, che per conformazione dovrebbe facilitare nelle operazioni quotidiane di controllo i pochi agenti rimasti. Il nuovo assetto strutturale e organizzativo – Gargiulo viene nominato dalla direttrice, trasferita altrove, responsabile del carcere – comporta una serie di cambiamenti, specialmente in termini di rapporti umani, tanto nelle guardie quanto nei detenuti.
Di Costanzo sceglie di distribuire gli attori professionisti di cui si avvale tra polizia carceraria e carcerati – Silvio Orlando (Carmine Lagioia) e Toni Servillo sono, rispettivamente, un camorrista e un agente della struttura – minimizzando ogni possibile gerarchia tra attori professionisti e non professionisti e dunque, in un certo senso, tra guardie carcerarie e detenuti. La macchina da presa sembra riflettere l’alternanza continua tra l’avvicinamento fisico-emotivo di guardie e detenuti e un movimento contrario di allontanamento, tentativo di affermare la presunta differenza e distanza che vi è tra loro. Di Costanzo traduce in immagini questo doppio movimento di avvicinamento-allontanamento, sia introducendo gradualmente la macchina da presa all’interno della struttura carceraria, pedinando i diversi agenti che vi si muovono all’interno e mostrandoci da vicino i volti dei vari carcerati – dunque coinvolgendo da vicino lo spettatore – sia inserendo immagini in bianco e nero provenienti dalle videocamere di sorveglianza, mostrandoci gli schermi di tali videocamere e mostrando i volti dei carcerati dietro alle sbarre, quindi frapponendo tra noi e il nostro sguardo una serie di barriere fisiche e ottiche.
Il film solleva una serie di interrogativi tanto nei personaggi quanto negli spettatori sul potere, sul controllo, sulle gerarchie, sulla situazione carceraria tra umanità, educazione e punizione. Se vi è piaciuto potete vedere anche L’intervallo (Leonardo Di Costanzo, Italia/Svizzera/Germania, 2012, 86′), premiato ai David di Donatello come Miglior Esordio alla Regia e Cattività di Bruno Oliviero (Italia, 2019,68’), un documentario sul percorso di alcune donne detenute nelle carceri di Vigevano attraverso il progetto teatrale di Mimmo Sorrentino: lo trovate su RaiPlay e Prime Video.
LA STANZA DEL FIGLIO di Nanni Moretti (2001), disponibile su Disney+
Cast: Nanni Moretti, Laura Morante, Jasmine Trinca, Silvio Orlando
Vincitore della Palma d’oro a Cannes e del David di Donatello per il miglior film, miglior attrice protagonista a Laura Morante e miglior colonna sonora a Nicola Piovani.
In questo articolo dedicato ai film che hanno segnato la storia del David di Donatello non potevamo esimerci dal parlare di uno degli autori più influenti del nostro cinema che, nel corso delle varie edizioni, ha ottenuto molti riconoscimenti. Stiamo parlando ovviamente di Nanni Moretti e per l’occasione abbiamo scelto di parlare di uno dei suoi film più intensi: La stanza del figlio. La storia segue la vita di una famiglia borghese italiana, composta da un padre psicologo (interpretato dallo stesso Moretti), una madre, un figlio adolescente e una figlia più piccola. Dopo la tragica morte del figlio in un incidente subacqueo, la famiglia deve affrontare il difficile processo del lutto e cercare di ricostruire le proprie vite. Ciò che rende questo film particolarmente toccante è la sensibilità con cui il Nostro affronta il tema del lutto. Il dolore della famiglia viene rappresentato in modo realistico trasmettendo agli spettatori la profonda tristezza e il senso di vuoto che pervade i protagonisti.
Il regista, che ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Linda Ferri e Heidrun Schleef, riesce a creare un’atmosfera autentica e commovente, grazie anche alle straordinarie interpretazioni degli attori. Moretti, abituato fino a quel momento a interpretare nei suoi film precedenti esclusivamente il ruolo del suo alter ego Michele Apicella o se stesso come in “Caro Diario” e “Aprile“, qui è un padre addolorato e confuso estremamente convincente. La musica gioca un ruolo fondamentale all’interno della pellicola, oltre alla splendida colonna sonora realizzata dal Maestro Nicola Piovani, diverse scene sono elevate dalla scelta di alcune canzoni non originali. La più iconica è quella con il brano “Insieme a te non ci stò più” con l’intera famiglia in macchina, ignara della tragedia che accadrà da lì a poco, che canta felice unendosi alla fantastica voce di Caterina Caselli. Di tutt’altro tono invece la straziante scena finale accompagnata dal pezzo del musicista britannico Brian Eno “By This River” a rimarcare il senso di smarrimento che avvolge la famiglia.
Un capolavoro del cinema italiano che merita di essere visto e rivisto. Se vuoi approfondire la filmografia di Nanni Moretti su Disney+ trovi molti altri suoi film.