Se la “maglia nera” data all’assistenza sanitaria valdostana dal report di monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza aveva fatto discutere – con il tentativo di spiegazione dell’Usl e l’attacco dei sindacati – nel rapporto 2023 di Crea Sanità sulle “Performance regionali” la situazione è diversa.
Stando al documento – elaborato dal Centro per la ricerca economica applicata in Sanità che realizza le sue attività grazie al team di ricerca che opera da oltre vent’anni nell’Università di Tor Vergata, e dal 2021 anche presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma –, che in maggior parte si rifà a dati del 2021, la sanità valdostana registra risultati adeguati in 9 dei 18 indicatori di performance dei servizi socio sanitari e risulta 12ª tra le 20 regioni italiane.
Per il progetto 2023 è stato coinvolto un panel trasversale di oltre 100 esperti – tra Istituzioni, management aziendale, professioni sanitarie, utenti e industria medicale – utilizzando una metodologia più “sul campo”, fondata sul riconoscimento della natura multidimensionale della performance, nonché sulle diverse prospettive di cui sono portatori i diversi stakeholder del sistema socio-sanitario.
Rispetto al recente monitoraggio dei Lea, dove la Valle d’Aosta risultava ultima insieme alla Calabria – spiega l’Azienda Usl in una nota –, l’analisi di Crea Sanità restituisce un quadro decisamente più positivo pur mettendo in luce criticità note.
I dati valdostani, dice sempre l’Usl, confermano un miglioramento importante (rispetto al 2019) condizionato però, come già sottolineato per alcuni indicatori del monitoraggio Lea, dai flussi informativi trasferiti al Ministero.
Le sei “dimensioni” del rapporto
L’analisi è suddivisa in sei “dimensioni”: Equità, Esiti, Appropriatezza, Innovazione, Area economico-finanziaria, Sociale. Ogni voce è a sua volta composta da tre indicatori. L’elaborazione non riguarda solo la gestione dei servizi sanitari, ma anche lo stato di salute e benessere sociale dei cittadini.
La Sanità valdostana registra un valore migliore della media nazionale e in crescita rispetto al 2019 nell’innovazione che comprende la quota di interventi con tecniche innovative, l’indice di implementazione della rete oncologica e il tasso di attuazione di Fse.
Nella dimensione sull’Economia e finanza solo la spesa pubblica pro capite standardizzata risulta più alta della media nazionale. Un dato che si spiega – dice l’Usl – con le caratteristiche geografiche e di piccoli dimensioni della Valle. I costi fissi per poter erogare servizi di qualità e attrattività del sistema sono diluiti su sole 124.000 persone.
Nella dimensione degli Esiti, buoni i risultati sulla speranza di vita senza limitazioni funzionali e il tasso di popolazione con stili di vita corretti. Al di sotto della media nazionale, invece, l’indicatore sulla salute mentale, “un settore su cui pesano criticità di lungo corso e per il quale siamo consapevoli e stiamo intervenendo”, dice l’Usl.
Nella dimensione dell’Equità due voci su tre sono migliori della media nazionale. Si basano sul fatto che la quota dei valdostani che devono rinunciare a farmaci e prestazioni sanitarie sia bassa.
I risultati sotto la media nazionale
La dimensione dell’Appropriatezza, invece, risulta sotto la media nazionale, “ma per almeno due voci bisogna integrare – dice l’Usl –, per la comprensione del dato, due aspetti importanti”. Per quanto riguarda il tasso di ospedalizzazione evitabile per patologie croniche, incide la conformazione geografica della regione – spiegano dall’Azienda sanitaria –. Per quanto riguarda il tasso di anziani trattati in ADI (Assistenza domiciliare integrata), invece, “alla base del risultato negativo c’è un problema di peculiarità organizzativa e codifica di invio del dato”.
Questione risolta nel 2022 – si legge ancora nella nota – “con una forzatura informatica, ma il risultato non è ancora recepito. In sostanza, mancava nei calcoli l’Oss necessario, insieme all’infermiere, per poter parlare di interventi ADI, ma nella nostra Regione l’Oss sul territorio è gestito dalle Comunità montane”.
Stesso discorso, “ma non ancora risolto” per quanto riguarda l’indicatore dei pazienti non autosufficienti “in quanto le microcomunità regionali non sono scaricate nei flussi ministeriali come RSA, mentre di fatto lo sono. L’80% della residenzialità viene realizzata in queste strutture”.